
Giovanni Sartori è certamente un italiano di buon senso. Nel suo editoriale pubblicato recentemente sul Corriere della Sera “Una soluzione di buon senso” propone una soluzione riguardo al dibattito sugli immigrati scatenati da un post di quel simpaticone di Beppe Grillo. Cittadinanza si, cittadinanza no? Per nascita, per sangue, per prolungata residenza nel territorio nazionale?
In due parole quel che Sartori propone alla riflessione è questo: in Francia e in Inghilterra, paesi dove l’immigrazione è di gran lunga più sviluppata rispetto all’Italy, e dove ormai esiste una terza generazioni di immigrati, esistono consistenti sacche di emarginazione (ricordate le rivolte nelle banlieau di Parigi e negli slums di Londra) e di concreta mancata integrazione. Ecco le sue parole:
La sorpresa è stata che una parte significativa di questa terza generazione non si è affatto integrata. Vive in periferie ribelli e ridiventa, o sempre più diventa, islamica. Si contava di assorbirli e invece si scopre che i valori etico-politici dell’Occidente sono più che mai rifiutati.
La soluzione offerta da Sartori è la seguente: non diritto di sangue, cittadinanza a chi nasce da genitori che hanno già lo status di cittadini e nemmeno diritto di suolo, cioè cittadinanza a chi nasce in Italia, ma:
la concessione di una residenza permanente, trasferibile ai figli, ma pur sempre revocabile. Chiunque entri in un Paese legalmente, con le carte in regola e un posto di lavoro, non dico assicurato, ma quantomeno promesso o credibile, diventa residente a vita ( senza fastidiosi e inutili rinnovi). […] Certo se un residente viene pizzicato per strada a vendere droga, a rubare e simili, la residenza viene cancellata e l’espulsione è automatica.
Ogni proposta di buon senso è sicuramente foriera di un contributo positivo, per trovare una strada italiana all’integrazione dell’ immigrato extracomunitario. In questo caso però, le riflessioni fornite da Sartori sembrano, almeno sotto il punto di vista della stretta osservanza del buon senso, improntate ad una logica che chiamerei della campana di vetro: di chi cioè ha buoni propositi, ma evita per ingenuità, incomprensibilità o difficoltà interpretativa di analizzare i fatti del reale per quello che sono, con il buonismo insomma di chi vuol salvare la faccia dell’opinione democratica, senza cadere nelle posizioni di chi sulla lotta all’immigrazione ha costruito un consenso politico diffuso e trasversale.
Perché Sartori non convince?

Perché dipinge un quadro senza il colore necessario per un’esperienza veritiera. Primo, Sartori mette un bel paletto, la legalità dell’ingresso: egli conferirebbe la residenza permanente solo a chi entra legalmente nel paese. Ma la Fortezza Europa non si chiamerebbe così se fosse semplice entrarvi regolarmente e chi conosce le dinamiche migratorie per quel che sono, sa benissimo che ciò significa non risolvere nemmeno il problema per quelli, la maggioranza, che arrivano in aereo e attualmente diventano clandestini al terzo mese di soggiorno scadendo il loro visto per turismo.
E tutti quelli che arrivano sbarcando sulle nostre coste? Ce ne siamo dimenticati? Valgono meno dei dispersi della tragedia di una Costa Concordia? Al momento si. Per dei naufraghi in vacanza si accende il cordoglio internazionale, per dei naufraghi esuli dalla miseria, dalla fame e dai più sanguinari conflitti, la solidarietà la trovi con lo scandaglio in fondo al Mediterraneo nostro, mare-cimitero di anime in fuga.

Fumoso diventa poi il ragionamento quanto si parla di lavoro promesso o credibile. Secondo quale logica si può individuare un tale tipo di impiego? Ricordando che siamo nell’Italia della sanatoria truffa, un paese che spesso e volentieri segue filo filo le proprie leggi per arricchirsi sulle spalle degli ultimi arrivati.
In ultimo il ritiro automatico e l’espulsione per chi delinque. Ovviamente questo cenno non poteva mancare in una proposta di buon senso. Ma nell’Italia di oggi, dove l’onestà è una forma di delirio patologico, dove chi lavora è costretto a infrangere le leggi per farsi disperatamente ascoltare, dove pensionati vengono pizzicati con la pastina da brodo in tasca al supermercato e ammettono di ricevere 400 euro di pensione, che senso ha essere giustizialisti se non si lavora per cambiare le cause di questo malessere sociale, del quale logicamente l’ultimo che arriva è ancor più vittima?
Ecco un esempio per Sartori: giovane straniero latinoamericano arriva in Italia minorenne, non finisce la scuola dell’obbligo e va a lavorare. Perde il lavoro e a 18 diventa clandestino. Si arrangia in nero, panettiere, muratore, ponteggi. Sottopagato e senza tutele sindacali. Il suo datore di lavoro di turno spesso se ne approfitta e dal già magro stipendio decurta a piacere quel che desidera. A volte i soldi proprio non si vedono. E una e due e tre. Il giovane lavoratore sfruttato si fa giustizia da solo. Minaccia il datore di lavoro con un coltello e pretende gli arretrati. Arriva la polizia e si porta il ragazzo con l’accusa di lesioni aggravate e di clandestinità. Perché questo esempio Sartori? Perché fosse successo a un italiano la ditta sarebbe stata fermata sinché la posizione lavorativa non sarebbe stata regolarizzata.
Altro esempio: profugo nigeriano con permesso di soggiorno per richiedente asilo. Vive in una struttura statale, per il suo status non può lavorare e riceve 77,5 euro mensili dalla comunità. Che ci fa? Come tira avanti?
La legalità ha senso nella misura in cui fornisce alla collettività i mezzi per un sostentamento dignitoso, in caso contrario ogni individuo, cittadino e non, italiano doc o straniero, ha il diritto di cercare la propria strada seguendo le opportunità concesse dalla situazione nella quale è immerso. Spacciare è un reato? Certo.
Non volete che si venda droga nelle nostre strade, regolatene l’accesso come in tanti altri paesi ben più civili. Togliete questi proventi alla criminalità organizzata e riscattate con coraggio le generazioni future. Ma questa è un’altra storia.
Bravo Fabrizio, un contributo importante al dibattito in corso. Affermare che “… La legalità ha senso nella misura in cui fornisce alla collettività i mezzi per un sostentamento dignitoso, in caso contrario ogni individuo, cittadino e non, italiano doc o straniero, ha il diritto di cercare la propria strada seguendo le opportunità concesse dalla situazione nella quale è immerso. …” vuol dire centrare il nocciolo del problema: un sistema che pretende legalità intesa come rispetto delle leggi ma che è il primo ad essere illegale nel momento in cui disattende sistematicamente il dettato costituzionale che all’articolo 3 afferma che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” e al successivo articolo 4 precisa che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”. Il fatto è che molti, quasi tutti, parlano della Costituzione ma poi quelli che si battono perché venga davvero applicata sono pochi, e spesso si trovano proprio tra quanti lottano per la casa, il lavoro e i diritti senza riconoscersi nella carta costituzionale, ritenendola, purtroppo non a torto, carta….
Spacciare è un reato? Certo.
Non volete che si venda droga nelle nostre strade, regolatene l’accesso come in tanti altri paesi ben più civili. Togliete questi proventi alla criminalità organizzata e riscattate con coraggio le generazioni future. Ma questa è un’altra storia.