Trasporto pubblico genovese. La rotta verso il disastro.

GENOVA – In che situazione si trova il trasporto pubblico genovese su gomma? In che modo l’amministrazione della Giunta Vincenzi si occupa di questo delicato servizio locale che caratterizza strutturalmente il grado di civiltà raggiunto nelle metropoli contemporanee? In che termini il nuovo piano industriale potrà costituire una svolta positiva per i cittadini genovesi e per i lavoratori dell’AMT? E’ il momento di fornire delle risposte. Anche perché la trasparenza è d’obbligo quando si parla di soldi dei contribuenti e le mistificazioni sono in questo caso molto sgradite.IL VICE SINDACO PISSARELLO AFFERMA DI GUADAGNARE COME UN TRANVIEREIL VICE SINDACO PISSARELLO AFFERMA DI GUADAGNARE COME UN TRANVIERE

Dopo le recenti polemiche sui disservizi della Notte Bianca, happening tanto voluto dalla Sindachessa, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle colpe reali e presunte dei dipendenti AMT. Perché il comportamento dei tranvieri, che hanno rifiutato di condurre un servizio straordinario, ha fatto tanto lamentare il palazzo comunale e gli esponenti dell’amministrazione? Il discorso, ascoltando un rappresentante dei lavoratori, è molto più ampio e finora non è stato spiegato accuratamente come merita.
Dopo le recenti polemiche qual è la posizione dei sindacati?

Noi non siamo contrari a priori ad entrare nel piano industriale dell’azienda. Visto però, che la responsabilità delle azioni per recuperare i quasi 30 milioni di euro di deficit che mancano all’appello sono del Comune e della Regione, che non finanziano al dovuto modo il trasporto pubblico, vogliamo prima di tutto vederci chiaro. Non vogliamo che i danni della politica vengano pagati dai lavoratori.
Che azioni pensate di intraprendere per farvi ascoltare?

Abbiamo chiesto a Comune ed azienda che prima di ogni altra decisione venga data la priorità al risanamento del debito aziendale. Come sindacato stiamo valutando di rivolgersi alla magistratura. La legge 422 e la legge Burlando infatti, prevedono che il trasporto pubblico locale venga finanziato per il 35% dall’azienda, e noi qui a Genova raggiungiamo il 40%, e la rimanente percentuale debba provenire dagli Enti pubblici. Se da una parte noi possiamo dimostrare di aver il più alto indice di produttività, perché facciamo il nostro lavoro come si deve, non possiamo dire altrettanto di chi amministra la città. La crisi del trasporto pubblico è da attribuire ai partiti che se ne stanno disinteressando completamente.

Quali sono gli errori che hanno portato a questa situazione?

Manca una legge di finanziamento strutturale del sistema pubblico e questo comporta precarietà di vedute. Inoltre l’idea malsana di costituire le SPA nel campo del trasporto pubblico, pregiudica l’autonomia dell’azienda in quanto tante scelte importanti sono soggette a decisioni politiche. Parlo dei finanziamenti, delle manovre tariffarie, con un abbonamento annuale regalato a 200 euro, parlo delle corsie preferenziali che renderebbero il nostro lavoro molto più produttivo, e che sono sempre intasate dalle auto in doppia fila. Il vecchio amministratore delegato aveva previsto delle penali nel caso le corsie preferenziali concordate non fossero state realizzate. Queste penali ad oggi sono state cancellate. Il Comune ci chiede spesso servizi aggiuntivi senza corrisponderci i relativi oneri. Come successo alla notte bianca, o tutte le settimane per il servizio stadio.

Il Comune esige, lamenta e scarica la colpa su voi autisti, ma come stanno davvero le cose per voi lavoratori?

Innanzitutto vi è una sistematica mancata concessione delle ferie di spettanza. Tutti i giorni vi è un fermo bus per mancanza di personale, siamo sotto organico di circa 100 autisti. Il personale viene sobbarcato di ore straordinarie, che a lungo andare, essendo l’emergenza diventata normalità, comportano anche dei danni fisici ai lavoratori. Gli operai della manutenzione sono un categoria del WWF, non parliamo dei ragazzi delle imprese di pulizie, precari in sub appalto.A fronte di questi dati di fatto nel piano industriale era stato previsto un aumento del servizio e una riduzione del personale di circa 450 unità in 3 anni. Proprio contro questo piano industriale i lavoratori di AMT hanno scioperato compatti il passato 22 Settembre e dopo un corteo per le vie cittadine, hanno invaso il palazzo comunale rivendicando un diverso approccio alla gestione del trasporto pubblico. Il Vice sindaco Pissarello ha fatto un passo indietro ammettendo che il piano industriale è ancora tutto da decidere. Nel frattempo i tranvieri scenderanno nuovamente in sciopero il giorno 13 ottobre per domandare alla Regione risposte certe sul futuro dell’azienda.

Share

2 risposte a “Trasporto pubblico genovese. La rotta verso il disastro.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *