Marco Fiori, suicida nel carcere di Pontedecimo.

Vigilia di Natale maledetta. Marco Fiori, 24 anni, si è suicidato nel carcere di Pontedecimo. Ennesima solitudine che cresce nella rabbia gelida di una famiglia che si interroga, ormai in ritardo, sulle proprie colpe, ennesima sconfitta di una società che nel pieno della propria crisi ignora che dietro le sbarre si consumino tragedie agghiaccianti di un’umanità rimossa.
Quando si parla di carcere e dei suoi spettri: suicidi, autolesionismo, aggressioni, psicofarmaci, ombre di quel che furono uomini, sagome di quel che furono giovani, è sempre imprudente sottovalutare l’opinione di chi in carcere non andrà mai, che per quel che interessa alla gente infatti, indaffarati a stringere nelle unghie uno scampolo di dignità, la vita di Marco era solo quella di un balordo che spaccia e rapina, niente che stimoli a compassione o empatia insomma, nessuna pietà. Leggi tutto “Marco Fiori, suicida nel carcere di Pontedecimo.”

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I suicidi in carcere? Arma di ritirata strategica. Di Vincenzo Andraous.

Che succede nei carceri italiani, dove agli slogan intransigenti dei giustizieri della politica si sovrappongono statistiche di dura schiettezza? Morti, suicidi, atti di autolesionismo..

Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non  rendere troppo eccessiva la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita  è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, certo meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso.

Questa è la sintesi su cui poggia l’intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo,  che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo,  sull’utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all’interno delle sue celle.

Disquisizioni, chiacchiericcio ruminante, quasi a voler  affermare che nelle galere non entra nessuno, non ci rimane alcuno, non esistono neppure condanne scontate, non si trovano uomini e donne alla catena, è tutta una bufala raccontata male.

Ora d'aria. Foto di Sabrina Losso.

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Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.

A Marassi il sovraffollamento è strutturale, in particolare nella prima sezione dove sono reclusi i detenuti in attesa di giudizio: più della metà del totale. La notte un solo agente ha la responsabilità di quasi 200 detenuti.

Le notizie che giungono dal pianeta carcere sono di una costanza sbalorditiva: il suicidio settimanale è quasi d’obbligo. Con inesorabile puntualità lo scorrere della morte autoinflitta dietro le sbarre porta a ricordarsi di come, in tutta la melma dei problemi italiani, il sistema penitenziario sia rappresentativo di un approccio più ampio dell’apparato statale nei confronti dei cittadini. Totale non curanza dei diritti in sfregio alla legislazione esistente. E’ ironico, con sordido sarcasmo ammesso, ma proprio il carcere può essere una lente di ingrandimento attraverso la quale comprendere i meccanismi funzionanti nel nostro paese.

Meccanismi che per la maggiore poggiano su un corpus di regole evase dallo stesso Stato. Leggi tutto “Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.”

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La libertà non è uno spazio libero. Di Vincenzo Andraous

Ancora uomini a morire, ancora giovani a cadere, numeri che si accatastano in una fossa comune, dove la somma dei cadaveri non crea che qualche fastidio passeggero, usato per non concedere spazio alla pietà.

I detenuti presenti sono 160: 80 donne e 80 uomini

In carcere si muore: è una continua discesa all’inferno, forse non è più praticabile alcuna osservazione e trattamento del recluso, alcun progetto di ricostruzione interiore, se non fosse per l’eroicità di qualche Direttore, Agente, Operatore penitenziario.

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