I suicidi in carcere? Arma di ritirata strategica. Di Vincenzo Andraous.

Che succede nei carceri italiani, dove agli slogan intransigenti dei giustizieri della politica si sovrappongono statistiche di dura schiettezza? Morti, suicidi, atti di autolesionismo..

Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non  rendere troppo eccessiva la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita  è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, certo meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso.

Questa è la sintesi su cui poggia l’intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo,  che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo,  sull’utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all’interno delle sue celle.

Disquisizioni, chiacchiericcio ruminante, quasi a voler  affermare che nelle galere non entra nessuno, non ci rimane alcuno, non esistono neppure condanne scontate, non si trovano uomini e donne alla catena, è tutta una bufala raccontata male.

Ora d'aria. Foto di Sabrina Losso.

Leggi tutto “I suicidi in carcere? Arma di ritirata strategica. Di Vincenzo Andraous.”

Share

Onorevole Giovanardi qualche domanda. Di Carlos Rafael Esposito

Carlo Giovanardi. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri..

Oggi a Genova, si è concluso l’evento organizzato dal Centro di solidarietà Bianca Costa, che ha riunito il Gotha internazionale delle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti. Fra i presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.

Non avendo potuto rivolgergli delle domande, vorrei far circolare queste riflessioni sperando che servano ad arricchire il dibattito sul ruolo dell’apparato sociale per il recupero del drogato, liquidato da  Giovanardi, sicuramente per brevità di sintesi, con le seguenti testuali parole: “Chi fa uso di sostanze è una vittima dei disastri planetari che la droga produce. Non esiste il diritto a drogarsi, è comunque illecito“.

Perfetto, chiarissimo. Spiace che nella platea fra tutte le istituzioni in lustro, Regione con Burlando e Montaldo, Comune con Roberta Papi, Provincia con Milò Bertolotto e poi Repetto (tutti insomma rappresentanti del centro sinistra) nessuno, a mio sentito dire, abbia provato a problematizzare, a mettere un pò di polemica, a dare un’altra versione. Ognuno ha le sue idee e la propria missione, ci mancherebbe, quello che fa pensare è che in questa giornata, non si sia sentito un solo accenno di contrarietà, come se tutti fossero d’accordo con la linea dell’onorevole sottosegretario. A me pare strano, ed eccovi quindi di seguito, le riflessioni su guerra alla droga e criminalità organizzata e qualche domandina antiproibizionista per Giovanardi. Leggi tutto “Onorevole Giovanardi qualche domanda. Di Carlos Rafael Esposito”

Share

Marassi: 19 mesi senza processo, la normalità sconvolgente della giustizia italiana.

Affollati come sardine. Se i detenuti potessero denunciare le condizioni di Marassi, l'illegalità, per una volta, non sarebbe da parte loro...

Il Secolo 21 è fiero di ospitare nelle sue colonne di approfondimento i protagonisti di un tema molto trattato in questo blog: il carcere.  A partire da oggi infatti, verranno periodicamente ospitati i racconti dei detenuti di Marassi, estrapolati dalla rivista trimestrale AREA di SERVIZIO. Nel carcere di Genova infatti, per chi non lo sapesse, è attiva una vera e propria redazione giornalistica e questa collaborazione vuole riconoscerle precisamente l’autorevolezza nel parlare in prima persona delle giornate di questi giornalisti dietro le sbarre. Uno sguardo condivisibile o no, ma certamente un autentico punto di vista interno alle galere nostrane. Buona lettura.

Sono un detenuto che per lentezza processuale si trova da circa 19 mesi nella sezione Giudicabile del Carcere di Marassi, la Iª Sezione.

Ho visto entrare e uscire e rientrare centinaia di ragazzi.

Leggi tutto “Marassi: 19 mesi senza processo, la normalità sconvolgente della giustizia italiana.”

Share

Federico Aldrovandi, una storia italiana.

Federico Aldrovandi.

Patrizia Moretti è la mamma di Federico Aldrovandi, Aldro, il ragazzo massacrato di botte da quattro poliziotti nel settembre del 2005, nell’educata e provinciale Ferrara.

Incontrata a margine del Festival del giornalismo dell’Internazionale, mi racconta questi cinque anni di vicissitudini giudiziarie, fra coperture interne alla Questura, indagini non avviate dalla Procura, reticenze varie ed un continuo appellarsi alle regole della democrazia per ottenere la verità dopo la morte violenta del figlio. La storia della famiglia Aldrovandi è significativa non solo per la sua forza emblematica, ma anche perché dietro ai nomi dei personaggi che si avvicendano in questa triste vicenda, si può intravedere chiaramente il modus operandi che si affanna a nascondere l’evidenza nel momento in cui le forze dell’ordine sono chiamate in causa per un abuso di potere, in questo caso eccesso di violenza, rivelatosi letalmente sadico e omicida. Una storia italiana. Leggi tutto “Federico Aldrovandi, una storia italiana.”

Share

Che fine hanno fatto le nostre pensioni? Intervista a Filippo Taddei.

Economista bolognese, Filippo Taddei ha recentemente spiegato sulle righe dell’Espresso perché in Italia esiste una generazione senza pensione: gli under 35. Oggi sul Secolo 21 Taddei continua ad affrontare l’argomento, proponendo differenti stimoli di riflessione per quei giovani il cui presente è tanto incerto quanto il futuro tragicamente inesorabile.

Questi giovani che condividono il destino al quale il paese è rivolto. Contratti atipici, sempre più diffusi e normalità per la maggioranza, contributi versati e non, innalzamento dell’età pensionistica.

La voce è circolata e si è diffusa, ormai è ufficiale: nessuno prenderà la pensione. Ma come è potuto succedere? E soprattutto dove sono i responsabili?

La parola all’esperto..

Esiste in Italia una generazione senza pensione e come si è arrivati a questa situazione?

Dire che le giovani generazioni di oggi non avranno una pensione è sbagliato. Il problema è nel livello di pensione che percepiranno, ed è drammatico. Chi comincia a lavorare oggi guarda ai propri genitori per farsi un’idea del livello della pensione che riceverà e non ci potrebbe essere errore più grande.

Un lavoratore che va in pensione nel 2008 a 63 anni, dopo una carriera di 35 anni da dipendente privato, riceve in pensione poco meno del 70% dell’ultimo stipendio, contro il solo 50% che riceverebbe se andasse in pensione nel 2040. A parità di carriera lavorativa naturalmente. Queste sono stime della Ragioneria Generale dello Stato, numeri che tutti possono controllare.
Bisogna però ricordare che queste sono valutazioni ottimistiche: tra le giovani generazioni è difficile trovare qualcuno che, assunto con un contratto a tempo indeterminato a 28 anni, potrà vantare una carriera che permetta di arrivare a 63 anni con ben 35 anni di contributi.

Se poi si volesse fare il confronto sulle pensioni dei lavoratori autonomi, la differenza sarebbe ancora più drammatica:

si passerebbe da una pensione eguale al 68% dell’ultimo stipendio nel 2008 ad una che ne supera di poco il 30% nel 2040. Leggi tutto “Che fine hanno fatto le nostre pensioni? Intervista a Filippo Taddei.”

Share

Storia di un interinale di provincia. (Ultima puntata). Di Paolo Odello

Terza e ultima puntata nel mondo del lavoro precario all’interno di una fabbrica del ponente ligure. L’elezione della rappresentanza sindacale, la prima nella storia della fabbrica, la paura di ritorsioni, quando il rinnovo del contratto è appeso al filo della propria docilità; storie di uomini che ci mettono la faccia e uomini che non si vogliono esporre, speranza, disperazione, orgoglio e codardia: storie del ventunesimo secolo nella lotta quotidiana per un lavoro degno di un paese civile.

Il nuovo compagno, Marco, questa mattina non parla. Incazzato nero si esprime soltanto a monosillabi.

Gli hanno rinviato di una settimana la visita medica per il porto d’armi. Ha fatto domanda alla Vigilanza come guardia giurata. Pensa solo al giorno delle dimissioni volontarie e all’assemblea non ci sarà.

“Un lavoro sicuro” dice. “Contributi pagati e tredicesima, un lavoro che mi permetterà di mettere in cantiere quel bambino che vogliamo tanto”.

È un interinale e come tutti vuole sicurezza. Sono quindici giorni che aspetta. Conta anche i minuti che lo separano dalle dimissioni.

“Qualsiasi cosa è meglio di questa merda”. Leggi tutto “Storia di un interinale di provincia. (Ultima puntata). Di Paolo Odello”

Share

Tessera del tifoso? Informazioni per l’(ab)uso. Di Giacomo Solano

Andare allo stadio è diventato più complicato che entrare in tribunale

Da mesi ormai è aperto il dibattito riguardo alla cosiddetta “Tessera del tifoso” fortemente voluta dall’attuale Ministro degli Interni Roberto Maroni. Tessera del tifoso che dovrebbe essere adottata dalle società a partire da quest’anno. La situazione però non è molto chiara e per questo abbiamo deciso di sentire l’avvocato Giuseppe Milli, avvocato penalista, esperto in diritto sulla legislazione inerente agli stadi.

Innanzitutto può spiegare per chi non lo sapesse cos’è la tessera del tifoso?

La Tessera del Tifoso altro non è che uno strumento simile ad una carta di credito dotato di memoria (o altro?) (il famigerato chip con tecnologia RFID –Radio Frequenza a Identificazione a Distanza) imposto ai tifosi che vorranno andare in trasferta nel settore ospiti o fare l’abbonamento per la squadra del cuore. In realtà la Tessera servirà anche per avviare una gigantesca operazione di marketing attraverso un presunto sistema di fidelizzazione del tifoso che vede coinvolti istituti bancari e società per azioni.

Leggi tutto “Tessera del tifoso? Informazioni per l’(ab)uso. Di Giacomo Solano”

Share

Il sistema di potere in Liguria e la società civile. Incontro con Cristian Abbondanza della Casa della legalità di Genova.

Certe lotte benché riconosciute da tutti pubblicamente come necessarie e fondamentali per lo sviluppo di questo paese sono spesso combattute da sparuti gruppi di cittadini civilmente inviperiti contro il dilagante malaffare che caratterizza l’Italia del XXI secolo. Una di queste lotte è quella contro le commistioni di interessi fra criminalità organizzata e sistema politico.

La criminalità organizzata rappresenta in Italia l’impresa con maggiori proventi e possibilità di sviluppo, quali sono le responsabilità degli amministratori pubblici nel concorrere a creare le basi per questa fertilità economica?

Il Secolo 21 lo domanda a Cristian Abbondanza della Casa della Legalità di Genova: le sue osservazioni sono uno schietto atto di accusa diretto e imbarazzante verso l’attuale status quo genovese e ligure. Leggi tutto “Il sistema di potere in Liguria e la società civile. Incontro con Cristian Abbondanza della Casa della legalità di Genova.”

Share

Genoa-Milan: Maroni ministro indegno.

Domani a Genova arrivano i milanisti e l’indignazione per un Ministro degli Interni, Roberto Maroni, inconciliabilmente estraneo, alla sensibilità civile e sportiva di chi da 15 anni, ricorda il giorno in cui Vincenzo Spagnolo venne ammazzato, ventenne, per mano di un diciottenne milanese, non può che accendersi di profonda rabbia.  Rabbia per una morale spesso e volentieri calata dall’alto e poi dimenticata nel momento di questa strumentale leggerezza: vietare la trasferta ai milanisti avrebbe dovuto essere un obbligo, morale per chiunque avesse la responsabilità di deciderlo, e di coerenza prima civile, e poi politica, da parte di un Ministro che ha fatto delle Repressione il suo mandato e della repressione e lotta al tifo organizzato, violento e non, un suo fiore all’occhiello, occhiello di un leghista che proclama di aver sempre la ricetta giusta per combattere i mali dei nostri tempi. Leggi tutto “Genoa-Milan: Maroni ministro indegno.”

Share

La politica violenta dell’apparenza. Di Vincenzo Adraous

Il Parlamento italiano: la democrazia rappresentativa è allo stallo.

La politica è un punto dolente per sua esplicita ammissione, infatti non fa più proseliti né sforna nuovi eroi, rimane lì, a barcamenarsi tra spot elettorali e slogan scopiazzati qua e là.

Gli uomini al vertice, quelli a metà, gli altri alla base della piramide, sono a disagio nell’agire comune per programmare minimi obiettivi, per cui diventa miraggio la pratica condivisa nell’impegno di una buona vita, molto meglio stare in ordine sparso, in attesa, pronti al balzo.

Un microcosmo di gestualità portate di taglio per fare più male, di parole lanciate come fossero cluster bomb per esser certi di conseguire il danno importante.

Atteggiamenti che diventano comportamenti quotidiani violenti, per esser primi, per rimanere con i primi, poco conta a quale prezzo stare a galla: persino il conflitto che diviene notte tempo violenza, la stessa droga una sostanza non del tutto malaccio, il valore della persona non più bene primario. Leggi tutto “La politica violenta dell’apparenza. Di Vincenzo Adraous”

Share