Gli effetti del proibizionismo: la Fini- Giovanardi a Genova. A cura di Carlos Rafael Esposito.

Manifesto antiproibizionista online.

L’Italia è un paese dove tutto è al suo posto. Abbiamo delle istituzioni che ci governano, dei rappresentanti che si fanno garanti dei nostri interessi, dei dibattiti televisivi che sottolineano le incongruenze fra le nostre aspettative e la condotta politica generale. Il minimo democratico sembra essere garantito, come lamentarsene allora? E pur tuttavia può capitare al vostro giornalista blogger di provare inaspettatamente un groppo alla gola, un brivido alla schiena che stringe i fianchi per sfiancare le gambe.

L’Italia è un paese dove tutto è al proprio posto. Ci sono le strade, i cavalcavia, i binari del treno, i regionali, gli autogrill e le pompe di benzina. Tutto come dovrebbe essere. E come ci meritiamo che sia.

L’Italia è un paese al suo posto, all’estremità inferiore di un continente dal nome Europa. I popoli europei ci guardano con ammirazione, pietà e volontà di non essere al nostro posto. Per quale motivo?

Perché l’Italia ha perso il buon senso. Leggi tutto “Gli effetti del proibizionismo: la Fini- Giovanardi a Genova. A cura di Carlos Rafael Esposito.”

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Morire di caldo, morire di carcere. Che ne pensa il volontariato?

In questi giorni afosi i nervi sono messi a dura prova da un clima ingombrante, umido senza scampo di un sollievo o pausa di refrigerio. Ci si corica bagnati per svegliarsi sudati, mentre sulla fronte si accumula, come su grondaia sfinita, l’accavallarsi di gocce e gocce di fisiologico sfogo. L’essere umano posto in tale contesto meteorologico è portato naturalmente ad essere maggiormente suscettibile quando non apertamente irritabile.

E in carcere? Manco a parlarne, che tanto di carcere e di quel che lì dentro succede al di fuori del risibile spazio concesso sui TG nazionali, a chi interessa poi veramente? In carcere si muore di caldo e si muore e basta. Per questo motivo i volontari delle associazioni aderenti alla Conferenza regionale volontariato e giustizia della Liguria hanno deciso di manifestare la loro sofferenza per una situazione che se ha già oltrepassato il disumano, d’estate trabocca l’animale. L’Italia conta 67.800 detenuti ma solo 44.300 posti/branda e uno spazio a disposizione per ogni detenuto di 3 mq. Dall’inizio del 2010, 23 detenuti si sono impiccati, 6 sono morti dopo aver inalato del gas, 61 sono morti per malattia o per “cause non accertate”.

Dal 2000, 589 detenuti si sono suicidati, 1.688 sono morti in carcere.

Morire di carcere, il carcere in piazza.

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Disegno di legge svuota carceri, cambiare per rimanere uguale.

Intesa del Governo sul piano svuota carcere. Ma ci sono o ci fanno i nostri illustri rappresentanti?

L’accordo per il disegno di legge svuota carceri fra il Guardasigilli Alfano e il Ministro dell’interno Maroni si è trovato. Almeno per adesso e sulla pelle dei carcerati, in barba ad una decisione umanitaria sana e di buon senso, il governo si ricompatta chiaramente, aprendo le carceri, ma non è un indulto, e provando a smaltire all’esterno quell’umanità schiacciata che è la popolazione carceraria italiana. Ma cosa prevede di svuotare concretamente questo disegno legge?

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Che succede nei Centri di identificazione ed espulsione?

In questo articolo Il Secolo 21 affronta il problema, rimosso dal dibattito pubblico, dei CIE: Centri di Identificazione ed Espulsione. Cosa succede realmente all’interno di queste galere per stranieri? Quali sono le condizioni di vita? Chi sono le persone lì confinate e quali le loro storie?

Lo chiediamo a Simone Ragno dell’Ufficio Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio pochi giorni dopo la rivolta che ha funestato il perimetro del CIE di Ponte Galeria di Roma.

Il CIE di Ponte Galeria a Roma

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Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.

A Marassi il sovraffollamento è strutturale, in particolare nella prima sezione dove sono reclusi i detenuti in attesa di giudizio: più della metà del totale. La notte un solo agente ha la responsabilità di quasi 200 detenuti.

Le notizie che giungono dal pianeta carcere sono di una costanza sbalorditiva: il suicidio settimanale è quasi d’obbligo. Con inesorabile puntualità lo scorrere della morte autoinflitta dietro le sbarre porta a ricordarsi di come, in tutta la melma dei problemi italiani, il sistema penitenziario sia rappresentativo di un approccio più ampio dell’apparato statale nei confronti dei cittadini. Totale non curanza dei diritti in sfregio alla legislazione esistente. E’ ironico, con sordido sarcasmo ammesso, ma proprio il carcere può essere una lente di ingrandimento attraverso la quale comprendere i meccanismi funzionanti nel nostro paese.

Meccanismi che per la maggiore poggiano su un corpus di regole evase dallo stesso Stato. Leggi tutto “Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.”

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La logica perversa del carcere.

Quando inizi a interessarti di carcere, bisogna sempre ricordarsi di non finire imprigionati nella logica perversa che governa tale realtà. Anche se fiduciosi di avere uno sguardo imparziale, lentamente la deriva causata dalla logica perversa del carcere rende inefficace e ridimensiona anche gli approcci più obbiettivi.

A Marassi il sovraffollamento è strutturale, in particolare nella prima sezione dove sono reclusi i detenuti in attesa di giudizio: più della metà del totale.

Il carcere si può vedere attraverso tanti punti di vista.

Detenuto, agente, educatori, medici, assistenti sociali, direttori e comandanti e giudici. Ogni punto di vista rispetta e rappresenta l’immagine che ciascuno ha, riguardo cosa è e cosa dovrebbe essere questo luogo. Il coro di queste visioni delineano quello che il carcere effettivamente è giorno dopo giorno. Leggi tutto “La logica perversa del carcere.”

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Finalmente liberi con le gambe in avanti. Di Vincenzo Andraous

Negli ultimi dieci anni sono stati migliaia i suicidi nelle carceri italiane

Corre l’anno 2010 e mi continua a colpire l’indifferenza, la  disattenzione, con cui si prende atto che in carcere ci si ammazza a vent’anni, a quaranta, a sessanta,  nel silenzio più colpevole, ma ciò non provoca alcun brivido, se non quello di prendere per il bavero l’intelligenza.
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Parlare di carcere nel Belpaese. Di Fabrizio Dentini.

In Italia, la metà dei detenuti è in attesa di un processo.Foto di Sabrina Losso.

In Italia parlare di carcere e di sistema penitenziario significa  scomodare uno dei principali mostri sacri della società contemporanea, riconoscendo appunto, come mostri sacri, quelle istituzioni pubbliche che grazie alla loro funzione sono considerate dai più inevitabili, scontate e di conseguenza accettate passivamente.

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