Pandillas latinas a Genova. Fra speculazione mediatica e disinteresse istituzionale.

I ragazzi dei Nietas ritratti al Centro sociale Zapata di Sampierdarena

L’incontro del Secolo 21 con i latinos di Genova è una traiettoria scontata. Dopo anni e anni di disinformazione e di attuazione ad hoc della strategia del mostro in prima pagina, questo articolo cerca di bilanciare la marea disinformativa che ha spesso circoscritto e denunciato come nuovo pericolo cittadino il mondo dei giovani immigrati sudamericani e il loro stile di vita. Di seguito una testimonianza schietta che senza fronzoli riporta l’eco di un percorso vissuto spesso ai margini, nelle piccole cose, soprattutto della versione ufficiale.

Di fronte a G., componente dei Nietas, il dialogo è spiccio, diretto a raddrizzare le tante fandonie di pagine e pagine di cronaca cittadina: dalle parole emerge un mondo ignorato, negato e criminalizzato. Dalla scuola allo spaccio, dopo brevi e precarie esperienze lavorative, il passo è spesso veloce, chi direbbe indotto, chi forzato. L’illegalità si mastica con familiarità, la riflessione spinge a cogliere un cammino segnato da leggi discriminatorie, un percorso per molti aspetti prescritto con il benestare di tutte le istituzioni. Leggi tutto “Pandillas latinas a Genova. Fra speculazione mediatica e disinteresse istituzionale.”

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La mia Guerra. “Se non è un partigiano non mi sposo”. Di Maria Maira.

Maria Maira, racconta al Secolo 21 i suoi ricordi di quando piccina, visse la guerra, la resistenza e gli stenti di quei tragici periodi. In onore del 25 Aprile riportiamo integralmente la sua preziosa testimonianza. Un affresco di quei tempi senza la retorica delle manifestazioni ufficiali.

Maria Maira allo sciopero degli stranieri del primo marzo

Sono nata nel 1928, quindi nel 1940 allo scoppio della guerra avevo 12 anni. Avevo trascorso fino ad allora una vita serena con i miei genitori e tre fratelli. Mio padre, Giuseppe Maira, era dottore in economia e commercio con incarichi di amministratore giudiziario presso il Tribunale, e insegnante di computisteria e ragioneria, mentre mia madre era casalinga. Un fratello di un anno più giovane di me era in collegio, il terzo fratello aveva sei anni e la sorellina era nata il 12 ottobre del 1940. Abitavamo nel centro di Genova, in Galleria Mazzini, al numero 1 interno 6; qui mio padre aveva anche il suo studio e dava lezioni di matematica. Leggi tutto “La mia Guerra. “Se non è un partigiano non mi sposo”. Di Maria Maira.”

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Anti razzismo, sciopero degli stranieri e Primo marzo su Telenord

Sabato scorso sono stato intervistato da Telenord sul futuro e ragione di essere del movimento del Primo marzo. In un momento storico nel quale essere esplicitamente avversi alle norme razziste vigenti è diventato un pericolo da scontare a livello personale, e mentre la solidarietà verso i discriminati è vista dal mondo della politica come una minaccia alla passiva accettazione delle regole, poter raccontare, anche se brevemente, il nostro punto di vista è un’occasione da non perdere.

Partito da Via Cantore, lungo la strada incontro tre ratti di fogna che, incuranti, dei nobili principi che levano la mia azione, mi mostrano il cammino. Penso ad una futura inchiesta su di loro se ci sarà il tempo.

Ricordo, prima del video, i punti sul quale il Comitato del Primo marzo di Genova vuole portare l’attenzione dell’opinione pubblica:

1) Riconoscimento della cittadinanza italiana a chi nasce in questo paese.

2) Allungare i tempi di durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione.

3) Abolizione del pacchetto sicurezza, abrogazione del reato di clandestinità, della Bossi Fini e chiusura dei CIE ex CPT.

4) Guerra al lavoro nero e senza diritti.

5) Diritti di voto amministrativo agli stranieri.

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Verso il 1 Marzo a Genova.

Il primo marzo lo sciopero degli stranieri vuole rappresentare un momento di riflessione sulle tendenze discriminatorie e criminalizzanti che sottendono da anni le politiche e le pratiche che regolano l’immigrazione.

1 marzo 2010. I diritti non hanno confini.
Un fermarsi per guardarsi e riconoscersi, nel popolo del 1 marzo, nel rifiutare una legislazione che colpevolizza la migrazione, decontestualizzandola dalla cornice che l’ha prodotta: colonialismo e post colonialismo, le pratiche di sfruttamento coloniale riproposte in terra occidentale. L’Italia, per valenza territoriale, si trova al confine di un mondo che sta cambiando, ma non può esimersi da compiere il ruolo che la storia le ha riservato, rigettando le responsabilità di dimostrare che significhi essere un paese del diritto, facente parte di una comunità di stati che sul diritto fondano la propria esistenza. Leggi tutto “Verso il 1 Marzo a Genova.”

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