I suicidi in carcere? Arma di ritirata strategica. Di Vincenzo Andraous.

Che succede nei carceri italiani, dove agli slogan intransigenti dei giustizieri della politica si sovrappongono statistiche di dura schiettezza? Morti, suicidi, atti di autolesionismo..

Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non  rendere troppo eccessiva la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita  è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, certo meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso.

Questa è la sintesi su cui poggia l’intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo,  che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo,  sull’utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all’interno delle sue celle.

Disquisizioni, chiacchiericcio ruminante, quasi a voler  affermare che nelle galere non entra nessuno, non ci rimane alcuno, non esistono neppure condanne scontate, non si trovano uomini e donne alla catena, è tutta una bufala raccontata male.

Ora d'aria. Foto di Sabrina Losso.

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La scuola italiana fra integrazione e interazione. Di Simohamed Kaabour

Ventidue anni fa, mio padre decise di cercar fortuna in Europa. Capitò in Italia declinando la Francia come paese di approdo perché in quegli anni, la fine degli anni Ottanta, il «bel paese» era celebre per la sua accoglienza. Lì riprese il suo vecchio mestiere e decise di attuare un ricongiungimento familiare. Noi arrivammo a Genova all’inizio degli anni novanta, quando «lo straniero» godeva ancora di quella sua aria esotica e misteriosa. Leggi tutto “La scuola italiana fra integrazione e interazione. Di Simohamed Kaabour”

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Archiviato il volo dalla caserma.

Archiviato. Il caso di Farid Aoufi, l’algerino volato dalla finestra della stazione dei carabinieri di piazza Fossatello in pieno centro storico, nel novembre del 2008, è chiuso.

La caserma di piazza Fossatello dove Farid Aoufi ha perso la vita il 6 novembre del 2008

La titolare del procedimento, il giudice Francesca Nanni, recentemente trasferitasi alla procura di Cuneo, non ha avuto dubbi tali da decidere di proseguire le indagini. La versione giudiziaria definitiva sarà dunque quella del suicidio di un ladro con numerosi precedenti penali che in un attimo di raptus e con traccie di cocaina ha deciso di concludere la sua esistenza mezzo finestra. La moglie Sandra, a un anno e sei mesi da quel giorno, ribadisce invece con convinzione la propria idea: “Non ci credo che mio marito si sia buttato da solo, io non mi voglio arrendere. Anche il nostro medico legale ha affermato che i referti non contenevano traccie di cocaina: Farid non era sotto stupefacenti quel giorno. Perché si sarebbe dovuto buttare?”

A questa domanda probabilmente nessuno potrà più dare risposta.

Per approfondimento su questa vicenda:

Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo. Leggi tutto “Archiviato il volo dalla caserma.”

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Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.

A Marassi il sovraffollamento è strutturale, in particolare nella prima sezione dove sono reclusi i detenuti in attesa di giudizio: più della metà del totale. La notte un solo agente ha la responsabilità di quasi 200 detenuti.

Le notizie che giungono dal pianeta carcere sono di una costanza sbalorditiva: il suicidio settimanale è quasi d’obbligo. Con inesorabile puntualità lo scorrere della morte autoinflitta dietro le sbarre porta a ricordarsi di come, in tutta la melma dei problemi italiani, il sistema penitenziario sia rappresentativo di un approccio più ampio dell’apparato statale nei confronti dei cittadini. Totale non curanza dei diritti in sfregio alla legislazione esistente. E’ ironico, con sordido sarcasmo ammesso, ma proprio il carcere può essere una lente di ingrandimento attraverso la quale comprendere i meccanismi funzionanti nel nostro paese.

Meccanismi che per la maggiore poggiano su un corpus di regole evase dallo stesso Stato. Leggi tutto “Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.”

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La logica perversa del carcere.

Quando inizi a interessarti di carcere, bisogna sempre ricordarsi di non finire imprigionati nella logica perversa che governa tale realtà. Anche se fiduciosi di avere uno sguardo imparziale, lentamente la deriva causata dalla logica perversa del carcere rende inefficace e ridimensiona anche gli approcci più obbiettivi.

A Marassi il sovraffollamento è strutturale, in particolare nella prima sezione dove sono reclusi i detenuti in attesa di giudizio: più della metà del totale.

Il carcere si può vedere attraverso tanti punti di vista.

Detenuto, agente, educatori, medici, assistenti sociali, direttori e comandanti e giudici. Ogni punto di vista rispetta e rappresenta l’immagine che ciascuno ha, riguardo cosa è e cosa dovrebbe essere questo luogo. Il coro di queste visioni delineano quello che il carcere effettivamente è giorno dopo giorno. Leggi tutto “La logica perversa del carcere.”

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La libertà non è uno spazio libero. Di Vincenzo Andraous

Ancora uomini a morire, ancora giovani a cadere, numeri che si accatastano in una fossa comune, dove la somma dei cadaveri non crea che qualche fastidio passeggero, usato per non concedere spazio alla pietà.

I detenuti presenti sono 160: 80 donne e 80 uomini

In carcere si muore: è una continua discesa all’inferno, forse non è più praticabile alcuna osservazione e trattamento del recluso, alcun progetto di ricostruzione interiore, se non fosse per l’eroicità di qualche Direttore, Agente, Operatore penitenziario.

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Genova-Pavia andata e ritorno. Quando un sindaco si deve dimettere?

Torniamo un pò indietro nella cronaca cittadina. Stefano Francesca ex portavoce di Marta Vincenzi, indagato insieme ad altri esponenti del mondo politico genovese, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e turbativa d’asta,  non rappresenta la città. Così si espresse Donna Marta quando in consiglio comunale non volle rassegnare le proprie dimissioni, perché troppo facili.  (Vedi articolo)

La Vincenzi e Francesca prima di Mensopoli ( Foto La Repubblica)

Una riflessione propone allora Il Secolo 21 ai suoi lettori, ma il sindaco di una città deve conoscere e poter garantire l’integrità dei suoi collaboratori? Com’è possibile che la Vincenzi abbia rimosso ogni responsaibilità, quando il suo portavoce, Stefano Francesca, venne arrestato? Leggi tutto “Genova-Pavia andata e ritorno. Quando un sindaco si deve dimettere?”

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