Il tribunale di Roma ha deciso oggi di proseguire nell’accertamento delle responsabilità per la morte di Stefano Cucchi, il giovane romano deceduto il 22 ottobre del 2009 in circostanze ancora avvolte dal mistero. Stefano era stato arrestato il 15 ottobre perché trovato con un modesto quantitativo di stupefacenti e, anche se modesto quantitativo non è forse il termine migliore in questo paese, dove il possesso di stupefacenti è criminalizzato al di fuori di ogni modesto atteggiamento di buon senso, questo ragazzo si trova a transitare attraverso il sistema penitenziario proprio a causa delle sostanze trovate in suo possesso. Stefano Cucchi muore di carcere e di proibizionismo, il secondo lo conduce in galera, il primo, tramite i funzionari coinvolti, pensa ad annientarlo. Senza riguardo alcuno per la vita umana. Il Secolo 21 ha raccolto a caldo le parole di suo padre Gianni Cucchi appena rientrato in casa dal Tribunale.
Federico Aldrovandi, una storia italiana.

Patrizia Moretti è la mamma di Federico Aldrovandi, Aldro, il ragazzo massacrato di botte da quattro poliziotti nel settembre del 2005, nell’educata e provinciale Ferrara.
Incontrata a margine del Festival del giornalismo dell’Internazionale, mi racconta questi cinque anni di vicissitudini giudiziarie, fra coperture interne alla Questura, indagini non avviate dalla Procura, reticenze varie ed un continuo appellarsi alle regole della democrazia per ottenere la verità dopo la morte violenta del figlio. La storia della famiglia Aldrovandi è significativa non solo per la sua forza emblematica, ma anche perché dietro ai nomi dei personaggi che si avvicendano in questa triste vicenda, si può intravedere chiaramente il modus operandi che si affanna a nascondere l’evidenza nel momento in cui le forze dell’ordine sono chiamate in causa per un abuso di potere, in questo caso eccesso di violenza, rivelatosi letalmente sadico e omicida. Una storia italiana. Leggi tutto “Federico Aldrovandi, una storia italiana.”
Stefano non c’è più. Di Giovanni Cucchi.
Stefano non c’è più. Lo Stato lo ha strappato alla nostra famiglia. La sua unica colpa, oltre al reato ascrittogli, è stata quello di rivendicare i propri diritti: il diritto ad essere trattato dignitosamente dopo aver perso la libertà: negato. Il diritto ad essere assistito dal punto di vista legale, nonostante l’avesse richiesto più volte, in carcere e in ospedale anche attuando lo sciopero della fame: negato. Il diritto ad essere assistito dal punto di vista psicologico e morale, nonostante avesse chiesto aiuto in carcere alla sua comunità terapeutica: negato. Il diritto ad essere sostenuto dall’affetto della sua famiglia, poiché aveva richiesto il colloquio con il cognato: negato. Il diritto ad essere confortato religiosamente, avendo lui richiesto un bibbia, ma nel carcere- ospedale non c’era: negato. Il diritto ad essere curato dai medici come ogni altro cittadino, per le lesioni subite nell’ambito di strutture dello Stato: negato perché semplicemente abbandonato.
Che male aveva fatto un ragazzo di 31 anni, sano, attivo, generoso ad essere ridotto così ?

“Se l’è cercata e poteva restare a casa sua” Di Damiano De Gregori

Nei nuovi locali della Comunità di San Benedetto al Porto di fronte agli imbarchi dei traghetti di linea, venedì 19, si sono ritrovate alcune – ancora poche – persone, per ascoltare la storia di Federico Aldrovandi raccontata dal papà Lino, e quella di Manuel Eliantonio, raccontata dalla mamma Maria.
Si tratta di due storie molto note alle persone sensibili al tema della violenza poliziesca, molto meno a quell’italiano medio il quale, convinto che la brutalità delle forze dell’ordine riguardi solo i “delinquenti”, continua a cantilenare la solita lagna del “Se l’è cercata” e del “Se fosse stato a casa sua non gli sarebbe successo”, vera e propria complicità morale e piattaforma di consenso per quelli che, a conti fatti, non sono altro che assassini.
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Che cos’è un omicidio di Stato?
Nell’Italia del XXI secolo ci troviamo a fare i conti con pratiche che hanno il loro punto di origine nella costituzione dello stato moderno. La detenzione, associata al silenzio burocratico (alle sue plurime interpretazioni) e all’agire delle forze di polizia, ha dato luogo, nel corso della storia italiana, a numerosi casi di morte di persone sotto la tutela dello Stato e sotto la regolamentazione delle sue leggi.

Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo.
Stefano Cucchi decede a Roma il 22 ottobre del 2009. Farid Aoufi cade dalla finestra del terzo piano della stazione dei carabinieri di piazza Fossatello a Genova, il 6 novembre dell’anno precedente. Entrambi muoiono durante la permanenza in strutture statali, mentre le loro vite, l’integrità dei loro corpi, era sotto la responsabilità delle forze dell’ordine. Leggi tutto “Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo.”
Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo.
Stefano Cucchi decede a Roma il 22 ottobre del 2009. Farid Aoufi cade dalla finestra del terzo piano della stazione dei carabinieri di piazza Fossatello a Genova, il 6 novembre dell’anno precedente. Entrambi muoiono durante la permanenza in strutture statali, mentre le loro vite, l’integrità dei loro corpi, era sotto la responsabilità delle forze dell’ordine. Leggi tutto “Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo.”