Maroni e i suoi clandestini.

Come Biancaneve e i sette nani, Alice e le meraviglie, Alì e i 40 ladroni, arriva la conferma che dovremmo ricordare il Ministro degli Interni Maroni per il suo pallino per i clandestini. Maroni e i clandestini. Se li è creati (con il pacchetto sicurezza che istituiva il reato di immigrazione clandestina), non perde occasione per ribadire la pericolosità di queste persone, anzi immigrati, e si compiace di aver finalmente imboccato la strada migliore per fermare quella che la sua compagine e non solo chiama invasione. In periodo di elettori padani irritati, con domenica l’incontro annuale di Pontida e con il viso dolente dalle recentissime due sberle democratiche -magari arriva anche la terza, questa la paura del Ministro- non si può certo stare con le mani in mano. E su quale argomento è più specializzato l’onorevole Maroni? La lotta all’immigrazione clandestina.

Brescia. Presidio contro la sanatoria truffa.

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Tessera del tifoso: cronaca di un fallimento. Di Giacomo Solano.

Concluso il campionato è arrivato il momento tirare le somme, a bocce ferme,  sulla Tessera del Tifoso. Dopo il primo approfondimento –Tessera del tifoso? Informazioni per l'(a)buso– ecco di seguito per gli appassionati e per i curiosi l’intervista all’ avvocato Giuseppe Milli, penalista, esperto in diritto sulla legislazione inerente agli stadi.
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Jean-Léonard Touadi, quando l’immigrato va in Parlamento.

Jean-Léonard Touadi

Essenzialmente non è il colore della pelle a determinare il proprio destino. Jean-Léonard Touadi ne è un esempio. Nel ventunesimo secolo questa non è più una verità insindacabile. Certo però la propria origine resta la carta di identità più esplicita per il giudizio e pregiudizio del prossimo nel costruire rispetto agli altri e tramite il rapporto con l’altro, i termini concreti della traiettoria per ogni esistenza umana.

Con Jean-Léonard Toudi, parlamentare del Partito DemocraticoIl Secolo 21 parla ovviamente di immigrazione, futuro e attualità, cercando di capire se possa esserci un equilibrio -e di che tipo- tra il fatto di essere un immigrato che siede nel Parlamento (assolutamente promettente per l’avvenire e lo sviluppo della società italiana) e le normative razziste e discriminatorie sfoderate proprio dalla medesima istituzione.

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Permesso a punti, Yara Gambirasio e la stazione di Genova Sampierdarena. Prossima fermata Italia.

La stazione di Genova Sampierdarena. Una mattina qualunque.

Giovedì mattina, stazione Genova Sampierdarena. Dentro la sala d’aspetto del binario 5  i commenti di tre italiani sulla storia di Yara Gambirasio risuonano nell’ovatta di questa sala d’aspetto anonima, in una stazione anonima e trafficata dove, se ascolti con disattenzione mirata il prossimo, esce l’italiano che ti aspetti perché ben conosci: la donna che se ne lamenta accorata e sincera e l’uomo che la rintuzza con raziocinio:

“Io non è che sono razzista però sono troppi e adesso ci vorrebbe un governo più severo. Dovrebbero fare delle retate e  i regolari vanno bene, ma i clandestini? Che poi vengono qui perché sanno che le nostre leggi non sono severe: c’è troppa libertà, c’è troppa violenza. Quello che ha ammazzato i 7 ciclisti vedrai che fra 2 o 3 mesi è di nuovo fuori in attesa di processo”.

La cronaca quotidiana sospinge gli italiani alle conclusioni.

Intanto, dall’altra parte, sulla carta, nei diritti, ma non del binario (solo partiti solitamente più presto alla mattina), sta il popolo degli immigrati, o come li chiamano anche, dei migranti, vezzo linguistico del ventunesimo sul ventesimo secolo. Leggi tutto “Permesso a punti, Yara Gambirasio e la stazione di Genova Sampierdarena. Prossima fermata Italia.”

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Immigrati in Italia.

Mentre i rappresentanti politici si perdono in lotte intestine, incerti e pavidi dei loro calcoli elettorali e mentre la propaganda rende, nell’era più globale della storia, l’uomo straniero e avverso al suo simile, solo la voce della strada sembra mantenere, una resistenza vitale, nessuna falsità attacca chi crede nella solidarietà fra i popoli: da Brescia alla nostra Genova.

Per chi volesse approfondire: Immigrazione e precarietà.

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Grande madre la CGIL:Intervista a Marco Roverano.

Marco Roverano

In questi giorni di dura lotta all’interno dei CPT/CIE del nord Italia, da Torino a Gradisca d’Isonzo passando per Milano, dove i reclusi reagiscono con disperazione agli accordi presi dagli Stati sulle loro teste per favorire i rimpatri di massa ( tanto cari al ministro Maroni e al suo elettorato), un passo indietro appare necessario, prima degli approfondimenti dei prossimi giorni, per valutare come e quando si sia prodotta questa situazione, e quanto nel mercato del lavoro poggino le basi di una precarietà dai connotati etnici coniugata alla vergognosa mancanza di diritti di cittadinanza: un mix che lentamente porta tutto il mondo del lavoro italiano a confrontarsi con il naufragio della propria dignità. Il Secolo 21 intervista Marco Roverano responsabile sino al 2000 dell’ufficio stranieri CGIL di Genova.

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Tessera del tifoso? Informazioni per l’(ab)uso. Di Giacomo Solano

Andare allo stadio è diventato più complicato che entrare in tribunale

Da mesi ormai è aperto il dibattito riguardo alla cosiddetta “Tessera del tifoso” fortemente voluta dall’attuale Ministro degli Interni Roberto Maroni. Tessera del tifoso che dovrebbe essere adottata dalle società a partire da quest’anno. La situazione però non è molto chiara e per questo abbiamo deciso di sentire l’avvocato Giuseppe Milli, avvocato penalista, esperto in diritto sulla legislazione inerente agli stadi.

Innanzitutto può spiegare per chi non lo sapesse cos’è la tessera del tifoso?

La Tessera del Tifoso altro non è che uno strumento simile ad una carta di credito dotato di memoria (o altro?) (il famigerato chip con tecnologia RFID –Radio Frequenza a Identificazione a Distanza) imposto ai tifosi che vorranno andare in trasferta nel settore ospiti o fare l’abbonamento per la squadra del cuore. In realtà la Tessera servirà anche per avviare una gigantesca operazione di marketing attraverso un presunto sistema di fidelizzazione del tifoso che vede coinvolti istituti bancari e società per azioni.

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Sorvegliato speciale. Dissenso e repressione, intervista a Luca Bertola

Il tribunale di Genova oggi decide sul caso Bertola, l’anarchico valdostano, per il quale il questore Piritore e la DIGOS genovese hanno chiesto, secondo la legge 1423 del 1956, un provvedimento di Sorveglianza Speciale. Citando gli atti ufficiali, nello specifico, il questore Piritore afferma di Luca Bertola: “ è una persona che compie reati di particolare allarme sociale che ben evidenziano una forte propensione a non volersi integrare nella società, a non voler rispettare e riconoscere le Istituzioni quali fondamento della convivenza civile […] Egli si scontra contro di esse con atteggiamento violento ed ostile tenendo un comportamento di sfida e di aggressione verso i tutori dell’ordine. E’ per questa serie di considerazioni che si ritiene opportuno proporre il Bertola per la sottoposizione alla Sorveglianza Speciale, nel tentativo di ricondurre lo stesso a parametri di vita sociale che corrispondano alla legalità ed al vivere civile,  limitandolo nelle uscite notturne, nella frequentazione di locali notturni, di persone pregiudicate e di non partecipare a pubbliche riunioni, imponendogli di cercare una stabile attività lavorativa con l’impegno di inserirsi nel tessuto sociale. Si ritiene che la durata della misura non debba essere inferiore ad anni due con l’obbligo di presentazione alla polizia di stato preposta alla sorveglianza almeno una volta alla settimana. Leggi tutto “Sorvegliato speciale. Dissenso e repressione, intervista a Luca Bertola”

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VIOLENZE E LIBERISMO. Un impegno collettivo contro il neoautoritarismo. Di Salvatore Palidda

Il Tribunale di Genova ha condannato tutti gli imputati per il processo per l’assalto alla scuola Diaz. Vertici ed esecutori, a differenza della sentenza di primo grado che vedeva pagare sono gli esecutori e impuniti i dirigenti. Sono passati 9 anni da quella tragica notte, i ricordi di una violenza ingiustificata commessa da quelli che dovrebbero essere i tutori della legge si è solo affievolita con la condanna di ieri. La presa di posizione di Maroni che rinnova la fiducia nell’operato delle forze dell’ordine è una ferita scontata per chi è abituato a conoscere le mosse dello stato nel coprire, depistare e assolvere i propri funzionari anche quando, di rado, la magistratura afferma il contrario. Senza entrare nel merito delle condanne che saranno appellate in Cassazione e che non porteranno fino ad allora nessun funzionario interdetto dai pubblici uffici né tanto meno a pagare con la detenzione il proprio sconsiderato comportamento, Il Secolo 21 propone questa riflessione accorata, mutuata dal Manifesto, di Salvatore Palidda, professore universitario, studioso delle polizie post moderne, che contestualizza questa sentenza alla luce della violenza pervasiva che caratterizza le nostre, spesso inutilmente resistenti, esistenze.

Il palazzo di Giustizia di Genova

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Disegno di legge svuota carceri, cambiare per rimanere uguale.

Intesa del Governo sul piano svuota carcere. Ma ci sono o ci fanno i nostri illustri rappresentanti?

L’accordo per il disegno di legge svuota carceri fra il Guardasigilli Alfano e il Ministro dell’interno Maroni si è trovato. Almeno per adesso e sulla pelle dei carcerati, in barba ad una decisione umanitaria sana e di buon senso, il governo si ricompatta chiaramente, aprendo le carceri, ma non è un indulto, e provando a smaltire all’esterno quell’umanità schiacciata che è la popolazione carceraria italiana. Ma cosa prevede di svuotare concretamente questo disegno legge?

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