Ventidue anni fa, mio padre decise di cercar fortuna in Europa. Capitò in Italia declinando la Francia come paese di approdo perché in quegli anni, la fine degli anni Ottanta, il «bel paese» era celebre per la sua accoglienza. Lì riprese il suo vecchio mestiere e decise di attuare un ricongiungimento familiare. Noi arrivammo a Genova all’inizio degli anni novanta, quando «lo straniero» godeva ancora di quella sua aria esotica e misteriosa. Leggi tutto “La scuola italiana fra integrazione e interazione. Di Simohamed Kaabour”
Qualcosa si muove nel PD di Genova? Aprite questa porta.

Strano ma vero, qualcosa è successo, sembra qualcosa abbia attecchito. Il PD ha organizzato un evento sul precariato: Aprite questa porta. A Torino, Bergamo, Milano, Roma e Padova.
A Genova, i più si guardavano perplessi, fra la fretta tutta pendolare per tornare a casa e uno sguardo al banco dell’ortofrutta allestito in Via XX settembre sotto l’arco monumentale. Poi, ad un’occhiata un poco più cauta, sopra il banco della frutta lo stemma del partito che si vorrebbe riformista, che si dice riformista e che riformista non è. Un’idea partita dal Lab8 e da Oltre: giovani quadri nel partito che non vuole i giovani.
Sulla frutta esposta i saldi del mercato per i precari, lavoratori autonomi e donne lavoratrici. Una soluzione che aiuti a sostenere la flessibilità per quella che è: un nuovo paradigma del mondo del lavoro:
Reddito sociale e innalzamento dei contributi previdenziali a prescindere dai periodi d’inattività. Redistribuzione della ricchezza in tre parole. La strada inevitabilmente passa per questa direzione.
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Storia di un interinale di provincia. (Ultima puntata). Di Paolo Odello
Terza e ultima puntata nel mondo del lavoro precario all’interno di una fabbrica del ponente ligure. L’elezione della rappresentanza sindacale, la prima nella storia della fabbrica, la paura di ritorsioni, quando il rinnovo del contratto è appeso al filo della propria docilità; storie di uomini che ci mettono la faccia e uomini che non si vogliono esporre, speranza, disperazione, orgoglio e codardia: storie del ventunesimo secolo nella lotta quotidiana per un lavoro degno di un paese civile.
Il nuovo compagno, Marco, questa mattina non parla. Incazzato nero si esprime soltanto a monosillabi.
Gli hanno rinviato di una settimana la visita medica per il porto d’armi. Ha fatto domanda alla Vigilanza come guardia giurata. Pensa solo al giorno delle dimissioni volontarie e all’assemblea non ci sarà.
“Un lavoro sicuro” dice. “Contributi pagati e tredicesima, un lavoro che mi permetterà di mettere in cantiere quel bambino che vogliamo tanto”.
È un interinale e come tutti vuole sicurezza. Sono quindici giorni che aspetta. Conta anche i minuti che lo separano dalle dimissioni.
“Qualsiasi cosa è meglio di questa merda”. Leggi tutto “Storia di un interinale di provincia. (Ultima puntata). Di Paolo Odello”
Il Secolo 21 e Fortress Europe: il fronte interno e il fronte esterno della globalizzazione.
Al Suq di Caricamento ho avuto la fortuna di ascoltare un collega davvero bravo e determinato: Gabriele Del Grande. Autore del blog Fortress Europe a Genova per presentare la sua nuova fatica, frutto di tre anni di inchiesta: “Il Mare di mezzo”, ovvero le storie di immigrazione che passano per il Mediterraneo e ci restano loro malgrado. Un libro crudo e poetico come la vita, fondamentale per comprendere le dinamiche che spingono tanti giovani di tutta l’Africa a rischiare la vita per cominciarne una nuova.
L’incontro con questo giovane giornalista mi ha fatto anche riflettere sul significato del lavoro di documentazione che propongo sul Secolo 21, se Gabriele infatti si occupa del fronte esterno, cioè che succede agli immigrati prima che giungano in Europa, il mio lavoro si occupa essenzialmente del fronte interno, complementare al primo, e cioè come e con che pratiche vengono trattati gli stranieri una volta giunti nella Fortezza Europa.
Per approfondimento leggi anche: Immigrazione e precarietà: il fronte interno della globalizzazione.
Questo fine settimana a Genova arriverà la Nave dei diritti con lo Sbarco, un momento dal forte valore simbolico per ribadire l’estraneità di tanti italiani alle attuali logiche legislative razziste e discriminatorie. Di seguito la presentazione, come Comitato Primo marzo, a Telenord.
Il Secolo 21 e Fortress Europe: il fronte interno e il fronte esterno della globalizzazione.
Al Suq di Caricamento ho avuto la fortuna di ascoltare un collega davvero bravo e determinato: Gabriele Del Grande. Autore del blog Fortress Europe a Genova per presentare la sua nuova fatica, frutto di tre anni di inchiesta: “Il Mare di mezzo”, ovvero le storie di immigrazione che passano per il Mediterraneo e ci restano loro malgrado. Un libro crudo e poetico come la vita, fondamentale per comprendere le dinamiche che spingono tanti giovani di tutta l’Africa a rischiare la vita per cominciarne una nuova.
L’incontro con questo giovane giornalista mi ha fatto anche riflettere sul significato del lavoro di documentazione che propongo sul Secolo 21, se Gabriele infatti si occupa del fronte esterno, cioè che succede agli immigrati prima che giungano in Europa, il mio lavoro si occupa essenzialmente del fronte interno, complementare al primo, e cioè come e con che pratiche vengono trattati gli stranieri una volta giunti nella Fortezza Europa.
Per approfondimento leggi anche: Immigrazione e precarietà: il fronte interno della globalizzazione.
Questo fine settimana a Genova arriverà la Nave dei diritti con lo Sbarco, un momento dal forte valore simbolico per ribadire l’estraneità di tanti italiani alle attuali logiche legislative razziste e discriminatorie. Di seguito la presentazione, come Comitato Primo marzo, a Telenord.
I falsi miti sull’immigrazione. Di Giacomo Solano
Il tema dell’immigrazione connesso a quello della sicurezza è divenuto ormai una questione fondamentale del dibattito pubblico.
Sotto questo profilo gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dal dilagare della paura verso l’altro e ciò è avvenuto soprattutto in relazione al presunto rapporto fra immigrazione clandestina e aumento della criminalità.
Bisogna, a questo punto, mettere in evidenza come tutto scaturisca dalla violazione del divieto, ingiustificato, di emigrare che porta quindi alla clandestinità e a tutti i rischi che ne conseguono. Inoltre molti italiani sono spaventati dall’attribuzione ai migranti di privilegi e benefici legati all’assistenza del cittadino da parte dello Stato: essi temono che ciò accentui la riduzione dei benefici che essi godono. Ma descrivere gli immigrati come coloro che ci “rubano” il lavoro e ci rendono più difficoltoso l’accesso ai servizi è dare una visione distorta, tendenziosa e perfino razzista della realtà.

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Che succede nei Centri di identificazione ed espulsione?
In questo articolo Il Secolo 21 affronta il problema, rimosso dal dibattito pubblico, dei CIE: Centri di Identificazione ed Espulsione. Cosa succede realmente all’interno di queste galere per stranieri? Quali sono le condizioni di vita? Chi sono le persone lì confinate e quali le loro storie?
Lo chiediamo a Simone Ragno dell’Ufficio Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio pochi giorni dopo la rivolta che ha funestato il perimetro del CIE di Ponte Galeria di Roma.

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Italia vecchia Italia: la rabbia di cambiare.

Italia 31 marzo 2010. La campagna elettorale è terminata con il suo lascito di promesse, prese di posizione e alleanze. Le elezioni ci sono state (esercizio sostanziale di democrazia rappresentativa) e i professionisti della politica snocciolano le loro considerazioni. Vinti e vincitori atteggiano i principi e ne divulgano le circostanze; agli elettori, adesso, resta solo la facoltà di provare con mano ciò che hanno scritto nell’intimità della cabina elettorale.
Tutto quindi procede con regolarità, il peso politico delle due coalizioni è stato deciso dai cittadini, che hanno promosso e bocciato, credendo o smentendo le prese di posizione pubbliche dei loro rappresentanti. La domanda sorge adesso fisiologicamente: dalle parole che crescono attorno alle riflessioni sul mondo politico, che Italia esce fuori dopo queste elezioni? Leggi tutto “Italia vecchia Italia: la rabbia di cambiare.”
“Se l’è cercata e poteva restare a casa sua” Di Damiano De Gregori

Nei nuovi locali della Comunità di San Benedetto al Porto di fronte agli imbarchi dei traghetti di linea, venedì 19, si sono ritrovate alcune – ancora poche – persone, per ascoltare la storia di Federico Aldrovandi raccontata dal papà Lino, e quella di Manuel Eliantonio, raccontata dalla mamma Maria.
Si tratta di due storie molto note alle persone sensibili al tema della violenza poliziesca, molto meno a quell’italiano medio il quale, convinto che la brutalità delle forze dell’ordine riguardi solo i “delinquenti”, continua a cantilenare la solita lagna del “Se l’è cercata” e del “Se fosse stato a casa sua non gli sarebbe successo”, vera e propria complicità morale e piattaforma di consenso per quelli che, a conti fatti, non sono altro che assassini.
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Angela Burlando: “Il reato di clandestinità è contrario alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo”
Degrado, videosorveglianza, telefoni intelligenti, mappe interattive del crimine, immigrazione e diritti, alpini, anarchici, avvisi orali e impunità delle forze dell’ordine.
Un punto di vista sulla realtà.
Decoro, degrado e sicurezza. Questo mettere sullo stesso piano ambiti differenti della vita collettiva che conseguenze può portare in termini di sviluppo del controllo sociale?
