Il poliziotto è al servizio dei cittadini o è il servitore dello Stato? Nel paese delle riforme mai ottenute, delle riforme ottenute e mai applicate e delle riforme applicate ma a macchia di leopardo, chi sapeva che anche la Polizia di Stato nel lontano 1981 venne riformata?
Carlo Giovanardi. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri..
Oggi a Genova, si è concluso l’evento organizzato dal Centro di solidarietà Bianca Costa, che ha riunito il Gotha internazionale delle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti. Fra i presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.
Non avendo potuto rivolgergli delle domande, vorrei far circolare queste riflessioni sperando che servano ad arricchire il dibattito sul ruolo dell’apparato sociale per il recupero del drogato, liquidato da Giovanardi, sicuramente per brevità di sintesi, con le seguenti testuali parole: “Chi fa uso di sostanze è una vittima dei disastri planetari che la droga produce. Non esiste il diritto a drogarsi, è comunque illecito“.
Perfetto, chiarissimo. Spiace che nella platea fra tutte le istituzioni in lustro, Regione con Burlando e Montaldo, Comune con Roberta Papi, Provincia con Milò Bertolotto e poi Repetto (tutti insomma rappresentanti del centro sinistra) nessuno, a mio sentito dire, abbia provato a problematizzare, a mettere un pò di polemica, a dare un’altra versione. Ognuno ha le sue idee e la propria missione, ci mancherebbe, quello che fa pensare è che in questa giornata, non si sia sentito un solo accenno di contrarietà, come se tutti fossero d’accordo con la linea dell’onorevole sottosegretario. A me pare strano, ed eccovi quindi di seguito, le riflessioni su guerra alla droga e criminalità organizzata e qualche domandina antiproibizionista per Giovanardi. Leggi tutto “Onorevole Giovanardi qualche domanda. Di Carlos Rafael Esposito”
Prendendo spunto dall’articolo trovato sul sito Revuelta social (in merito all’arrivo a Milano delle telecamere intelligenti che individuano i writers e i presunti terroristi), Il Secolo 21 ha deciso di tornare ad occuparsi del tema videosorveglianza, proponendo nuove riflessioni per approfondire questo tema dato ormai così per scontato e quindi accettato acriticamente dalla maggioranza.
Le telecamere, come sappiamo, sono diventate una costante del nostro vivere: nel giro di qualche anno le troviamo nei più disparati luoghi, intente a riprendere la vita che si svolge sotto le loro disposizioni elettroniche.
Per fare il punto della situazione, per avere un’idea di quanto sia sviluppato il fenomeno videosorveglianza niente di meglio che due prof. del gruppo di studi italiano sulla videosorveglianza, Chiara Fonio dell’università cattolica di Milano e Davide Calenda dell’università di Firenze. Cerchiamo con loro di fare finalmente chiarezza sulla videosorveglianza: tecnologia dall’efficacia reale o solamente presunta?
Gli effetti della videosorveglianza. Di Roberto Scarso
Certe lotte benché riconosciute da tutti pubblicamente come necessarie e fondamentali per lo sviluppo di questo paese sono spesso combattute da sparuti gruppi di cittadini civilmente inviperiti contro il dilagante malaffare che caratterizza l’Italia del XXI secolo. Una di queste lotte è quella contro le commistioni di interessi fra criminalità organizzata e sistema politico.
La criminalità organizzata rappresenta in Italia l’impresa con maggiori proventi e possibilità di sviluppo, quali sono le responsabilità degli amministratori pubblici nel concorrere a creare le basi per questa fertilità economica?
Degrado, videosorveglianza, telefoni intelligenti, mappe interattive del crimine, immigrazione e diritti, alpini, anarchici, avvisi orali e impunità delle forze dell’ordine.
Un punto di vista sulla realtà.
Decoro, degrado e sicurezza. Questo mettere sullo stesso piano ambiti differenti della vita collettiva che conseguenze può portare in termini di sviluppo del controllo sociale?
Sicurezza dei diritti o diritto alla sicurezza? Cinesi in Via S. Luca. Foto di Alessandra Daglio
Nell’Italia del XXI secolo gli assessorati alla sicurezza sono spuntati come funghi, ogni comune, anche il più piccolo, sembra aver trovato un nuovo vigore legislativo nelle ordinanze che regolano questa materia. Ma in concreto, che significa amministrare una collettività in nome della sicurezza? Sono giustificate le intromissioni nella sfera privata dei cittadini che vedono sacrificati sempre più spazi di libertà a favore di questa bulimia normativa o si tratta al contrario di un necessario adeguamento dei comportamenti di gruppo a un nuovo rigore morale che genera come risultato un nuovo modello di vita pubblica?Francesco Scidone Il Secolo 21 lo chiede a Francesco Scidone assessore IDV alla città sicura di Genova.
Le panchine sono amiche di chi non ha casa. La giunta di centro sinistra decide di inserire dei dissuasori per chi si sdraia, oppure fa prima: le toglie.
Negli ultimi venti anni ne sono morti circa duecento. E se per un detenuto suicida in carcere la cronaca riserva ancora un trafiletto di cronaca nera, per un barbone, sporco, sudicio e maleodorante, nessun giornalista prende la briga di approfondire.
Il disagio sociale solca un netto passo, i meccanismi centrifughi dell’esclusione sociale si muovono inesorabili nelle zone dell’ombra: non il malessere del disadattato, ma la squallida vita di un eremita metropolitano.