Senso comune.

Senso comune. Di Ambra Coniglione.

Li guardo negli occhi, entrambi. Neri, spauriti, dal buio del mare sembrano due stelle bianche cerchiate di stanchezza. Li guardo negli occhi un’altra volta e non capisco: uno è un profugo, l’altro un clandestino. Le nostre leggi dividono quello che la sorte ha unito. Entrambi approdati sulla terra ferma. Entrambi in fuga. Uno è profugo, l’altro clandestino.
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Jean-Léonard Touadi, quando l’immigrato va in Parlamento.

Jean-Léonard Touadi

Essenzialmente non è il colore della pelle a determinare il proprio destino. Jean-Léonard Touadi ne è un esempio. Nel ventunesimo secolo questa non è più una verità insindacabile. Certo però la propria origine resta la carta di identità più esplicita per il giudizio e pregiudizio del prossimo nel costruire rispetto agli altri e tramite il rapporto con l’altro, i termini concreti della traiettoria per ogni esistenza umana.

Con Jean-Léonard Toudi, parlamentare del Partito DemocraticoIl Secolo 21 parla ovviamente di immigrazione, futuro e attualità, cercando di capire se possa esserci un equilibrio -e di che tipo- tra il fatto di essere un immigrato che siede nel Parlamento (assolutamente promettente per l’avvenire e lo sviluppo della società italiana) e le normative razziste e discriminatorie sfoderate proprio dalla medesima istituzione.

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