Italiani popolo del passato?

Super Mario. di Andrea Bodon.

Il sistema Italia è indebitato fino al collo, si parla di 1900 miliardi di euro. Oltre al debito pubblico, cresciuto con la gestione screanzata dell’economia nazionale, l’italiano medio è anche e soprattutto attanagliato dai debiti che lui stesso si è sobbarcato: rate per la macchina, rate per i mobili, persino qualche avanguardista, rate per le vacanze. Se una volta si diceva siamo a rotoli, adesso potremmo dire siamo a rate, cioè abbiamo ma non possediamo. In più ci sono le spese correnti quali affitti, bollette, e tutto quello che serve all’italiano medio per condurre una vita sempre più difficilmente dignitosa.

Questi tempi di debito scandiscono sempre più facilmente la precarietà quotidiana di migliaia di italiani, mentre gli stessi italiani riescono a trovare sempre più difficilmente un impiego che soddisfi le reciproche aspettative.

La trappola è perfetta perché scelta con il consenso di tutti, è una trappola che coinvolge la stessa mentalità di chi preferisce avere a tutti i costi, seppur oltre le ragionevoli possibilità d’acquisto.

Oggi come oggi, superato il mito della meritocrazia, bestemmia nel nostro paese, i giovani italiani (dai curriculum più o meno complessi e dalla pazienza più o meno ostinata) scelgono sempre più spesso di rifuggire l’italica campana di vetro per cercare fortuna all’estero. L’emigrazione è abbondante, la storia ritorna. E paradossalmente, ma non troppo, mentre scappano gli italiani, dal sud del mondo arrivano nuove braccia avide di lavoro.  L’essere umano nel XXI secolo si sposta per lo stesso motivo su differenti livelli e con differente esito e opportunità di successo. La storia si ripete. Tutto tranne l’Italia dicono i fuggitivi.

Un’emorragia di globuli rossi in piena salute mentre nell’organismo Italia continua a circolare sangue raffermo, stantio, vissuto eccome.
Giorgio Napolitano è nato nel 1925, ha quasi la tenera età di 87 anni. Leggi tutto “Italiani popolo del passato?”

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Italiani, arabi d’Europa.

Berlusconi e Gheddafi celebrano due anni del trattato d'amicizia italo-libica. Ma a che prezzo?

Una volta un ragazzo iracheno mi disse: “Voi italiani siete gli arabi d’Europa”. Guardando al Mediterraneo si vede un grande lago che durante i secoli ha unito i popoli insediati sulle reciproche sponde. Popoli che durante la storia si sono mischiati, combattuti, rispettati, sino a trovare un equilibrio: una pax mediterranea.

La recente visita di Gheddafi si inserisce pertanto in un contesto meno esotico di quel che si crede e si lascia credere: in fondo la Libia rappresenta la testa di ponte di un mondo, quello arabo, e in senso lato quello africano, ( hic sunt leones) che ha con l’Europa del sud uno stretto rapporto di intenso interscambio.
Gheddafi è arrivato in un’Italia alla deriva. Senza prospettive di reali sviluppo, senza la progettualità politica attorno alla quale un popolo può costruire un sogno comune. In questo senso l’Italia diventa effettivamente una provincia remota di un continente che la storia ha relegato ai margini delle posizioni che contano, l’Africa giardino del mondo, depredato nelle sue risorse materiali come nelle risorse umane. E l’Italia, che Gheddafi paventa in via di africanizzazione come il resto d’Europa, è già a buon punto di questo percorso. E non c’è bisogno di riferirsi strumentalmente all’invasione degli immigrati, sulla quale paura gioca l’astuto leader libico: l’Italia si sta africanizzando da sola per colpa degli italiani, che hanno perso il controllo di uno Stato che adesso più che mai li tratta da sudditi sostituendo privilegi ai diritti. Leggi tutto “Italiani, arabi d’Europa.”

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Il qualunquismo della violenza.

Tutta Italia ha visto il volto insanguinato del premier Berlusconi.

Belusconi aggredito. (Foto Repubblica)

Berlusconi il cittadino scelto dagli elettori per rappresentare gli interessi del paese e Tartaglia, un cittadino italiano che in un attimo, con un gesto estremo, ha scelto di diventare il simbolo di un discontento generale crescente, punta di iceberg della sofferenza profonda che vive il Belpaese.
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Infotainment e l’esodo della notizia. Viaggio nel mondo dell’informazione.

La giornata è stata lunga, i riflettori della ribalta si sono affievoliti, solo adesso tornati a casa e ritrovata l’intimità familiare, ci possiamo concedere un attimo di respiro. Accendo la televisione. Mi accomodo sulla poltrona. Le immagini si susseguono al ritmo imposto dal telecomando, il controllo dell’uomo sulla macchina. Mi capita sotto occhio un approfondimento, interessato ascolto. La telecamera mostra le conseguenze di una guerra, non importano le parti in causa, la trasmissione, si sofferma nel descrivere le rispettive giustificazioni, ineccepibili e le reciproche sofferenze, drammatiche. Ascolto interessato, nessuna delle trasmissioni del palinsesto televisivo aveva fino ad oggi proposto un’immagine tanto reale e immediata, un reportage sul campo, che spiegasse la realtà vissuta in quell’angolo di globo. Sono soddisfatto, anche la tv italiana ogni tanto propone, materie sulle quali riflettere. Pubblicità. Al ritorno in studio i presentatori scherzano gigioni con la bella presentatrice, l’atmosfera è rilassata, niente turba le loro posture. Leggi tutto “Infotainment e l’esodo della notizia. Viaggio nel mondo dell’informazione.”

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