
Negli ultimi venti anni ne sono morti circa duecento. E se per un detenuto suicida in carcere la cronaca riserva ancora un trafiletto di cronaca nera, per un barbone, sporco, sudicio e maleodorante, nessun giornalista prende la briga di approfondire.
Il disagio sociale solca un netto passo, i meccanismi centrifughi dell’esclusione sociale si muovono inesorabili nelle zone dell’ombra: non il malessere del disadattato, ma la squallida vita di un eremita metropolitano.
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