Lin, 15 anni, cinese di Zhejiang, ha lasciato dopo la prima bocciatura. Tre anni fa aveva raggiunto i genitori, voleva integrarsi e sentiva che la scuola era la strada giusta. Però lo hanno messo in prima media, con quelli più piccoli. Ci ha provato – giura – ma nessuno lo capiva e allora ha detto basta. E così Rachid, 12 anni, marocchino, che invidiava i ragazzi latino-americani perché loro l´italiano lo capivano e lui, niente: solo il francese. E Gustavo, 14 anni, che in Ecuador ha lasciato gli amici e qui non ci vuole proprio stare.Tra medie inferiori e superiori, quest´anno i ragazzi stranieri che hanno lasciato la scuola a Genova sono 1.747.

Adesso Lin fa il cameriere nel ristorante dei genitori, Rachid vende rose, e Gustavo passa il suo tempo con altri ragazzi della sua età. Alla madre ha detto che non tornerà mai più in un´aula. Sono tre storie delle centinaia che hanno in comune i problemi legati all´inserimento: l´accoglienza, la lingua, la cultura. La dispersione scolastica nelle scuole genovesi è uno dei principali temi della recente ricerca dell´Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria. Scuole medie, esiti degli scrutini finali del 2008-2009. Il totale degli alunni iscritti è di 14.368. Di questi, 1.928 sono stranieri. Il numero di alunni stranieri dispersi è 481. Negli istituti comprensivi, che raggruppano sotto un´unica direzione i gradi scolari dalla scuola dell´infanzia alla media, il totale degli iscritti nei tre anni di scuola media è di 5.033: 523 sono stranieri, 136 dispersi. Negli istituti superiori (29.119 iscritti) gli stranieri sono 2.679: 1.130 i dispersi.
L´assessore all´Istruzione della Provincia di Genova, Manuela Cappello ha ben chiaro il fenomeno: «Abbiamo proposto il primo patto anti-dispersione, che tutti stanno sottoscrivendo: un patto d´intesa tra la Provincia, l´Università, le scuole superiori, medie, i Comuni, le Asl». Alcuni interventi sono in atto già da qualche anno: il progetto Oasi favorisce l´integrazione interculturale dei ragazzi immigrati, il loro orientamento, l´accoglienza accompagnandoli nel percorso formativo. Da quest´anno, oltre all´Odero aderiranno anche altre due scuole: il Bergese e il Rosselli. Per Anna Sciacca, mediatrice culturale per gli alunni di nazionalità cinese, il problema nasce in quanto «non si seguono le potenzialità dei ragazzi, ma prospettive di tranquillità quale può essere per esempio una scuola professionale».
Nei centri di formazione, più del 50% di iscritti proviene dall´Ecuador, Albania, Perù, Marocco e Romania. Per Edith Ferrari, psicoterapeuta peruviana «molte volte il ragazzo fa un appello di un disagio che non riesce a verbalizzare e che non riesce a esternare in una realtà scolastica. Perché non c´è un orientamento basato sul suo parere: il suo desiderio, il suo potenziale. Ma la realtà lo allontana dai suoi sogni».
E se si fallisce a questo livello, l’integrazione nei piani successivi sarà sempre più ardua da raggiungere.