Rosarno, l’Italia dimenticata e il buon senso antidemocratico.

Ecco l’Italia che non ti aspetti se guardi solo la tua piccola realta’ quotidiana. A Rosarno scoppia la rivolta degli immigrati dopo che uno di loro e’ stato colpito da un fucile ad aria compressa.

I politici continuano a trattare queste persone come pericolosi criminali quando l’efficacia del reato di  clandestinita‘ nel creare una massa di indigenti privi della contrattualita’necessaria  per accedere dignitosamente al mercato del lavoro e’ funzionale agli introiti di chi li sfrutta.

E italiani e stranieri si combattono per un posto di lavoro, per una casa popolare, per una vita degna di essere vissuta, nel silenzio di una politica colpevole che non ricorda che giocare con la dignita’ delle persone, per i propri tornaconti elettorali, e’ molto, molto pericoloso.

Ho sentito persone di buon senso invocare misure anti democratiche finalizzate alla chiusura delle frontiere e al rimpatrio di tutti gli immigrati non in regola.

Indiscriminatamente la legge sul reato di clandestinita’ avrebbe il merito di focalizzare l’autorita’ sugli stranieri eletti al rimpatrio coatto.

Ho sentito gente di buon senso crucciarsi perche’ l’Italia ha accolto i primi barconi invece di fermarli in mare, e scortarli democraticamente in acque internazionali, lasciandoli al loro destino.

Ho sentito uomini di buon senso affermare con sentita desolazione di non avere niente da offrire ai propri figli e di non sapere cosa poter offrire ai figli di un immigrato.

Il sistema Italia, facente parte del sistema paesi sviluppati, e’ in questo momento allo stallo. Per colpa della nostra dirigenza lo stallo italiano avra’ conseguenze dolorose, in termine di conflitto sociale, per tante persone giovani e non, italiani e non, stranieri e non.

Quando la massa del buon senso si uniforma all’ideologia leghista il futuro perde ogni connotato di speranza per divenire certezza, giustificata dalle circostanze – e quindi di buon senso-  di dover compiere scelte che nei periodi di vacche grasse si sarebbero pubblicamente osteggiate con forte indignazione.

Ma il dato di fatto e’ che chi si trova contrario a questa maniera di trattare l’immigrazione, criminalizzante e sfruttratrice, ha il dovere, adesso, di proporre un’alternativa di altrettanto buon senso.

Alternativa attorno alla quale riporre il poco che resta dell’egalitarismo che fonda la Costituzione repubblicana.

Pensiamo per una volta che i politici italiani agiscano per il bene collettivo, risolvendo i problemi con integrita’, piuttosto che creandoli per gestire il malcontento ( su cui basano la loro legittimita’ ad esistere e venire eletti). Questa condizione che la storia repubblicana ci porta a definire utopistica e’ comunque fondamentale: la buona fede e’ il primo passo per sviluppare le politiche del buon senso. In una paese normale sarebbe un concetto scontato.

L’Italia e’ un paese allo stallo che non puo’ certo provvedere a tutti i diseredati della terra non riuscendo nemmeno a tutelare i propri cittadini.

Allo stesso tempo chi accede oggi al mercato del lavoro, italiano o straniero, non ha alcun diritto, e’ da solo, e presta la propria mano d’opera secondo le necessita’ che caratterizzano la sua condizione.

Tutto l’impianto legislativo di tuela del lavoratore, raggiunto dopo anni di lotta, e’ svanito nel nulla nell’arco di dieci anni, il lavoratore dipendente, termine su cui erano calibrati quegli strumenti, non esiste piu’, e’ solo il residuo di un mondo passato.

Ai giorni nostri chi lavora e’ baciato dalla fortuna, e per questo motivo si deve sottomettere alle nuovamente attuali logiche della flessibilita’ neo liberale, che lo costringono a perdere la propria dignita’ in nome dei ritmi e delle esigenze di produzione.

Allora ecco la proposta di buon senso.

Vogliamo rimpatriare tutti i clandestini? Facciamolo iniziando da subito.

Che si faccia di seguito un censimento di tutti i giovani italiani disoccuapti, cominciando dai giovani leghisti (fautori e promotori di questo provvedimento)  e che vengano mandati a rimpiazzare tutta la mano d’opera straniera scacciata. Il transito ovviamente deve avvenire alle medesime condizioni lavorative in termini di orari proporzionati al salario.

Il buon senso ci dice che pochi italiani sia pur frustrati perche’ senza fisso impiego e senza prospettive, sarebbero disposti a scoprire la schiavitu’ contemporanea nella quale le leggi italiane confinano le masse di braccianti e manovali  immigrati  senza permesso.

Quando i giovani italiani scopriranno di essere diventati schiavi loro stessi come reagiranno? Chi scacceranno? Su chi faranno ricadere la loro rabbia?

Forse sara’ la volta buona che guarderanno al connubio politica imprenditoria, quel mondo imprenditoriale che sulla pelle di tutti tesse la propria salute economica.

APPROFONDIMENTO:

Guarda il video sulla situazione degli immigrati in Calabria:

http://www.redattoresociale.it/Video.aspx?id=287145

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