Roberto Saviano lancia un appello contro la legge sul processo breve, il SECOLO 21 dedica il suo spazio virtuale ai lettori che vorranno sottoscriverlo.

Nella speranza che, nell’Italia dei ricatti, la politica non ceda ad una norma che andrebbe a minare le basi di quel che rimane dello stato di diritto. Ogni giorno le notizie sono più sconvolgenti, nel silenzio di un popolo addormentato, i nostri politici hanno agio a perseguire i loro interessi, ad personam, di casta, e mai una volta per il benessere collettivo.
La parola a Roberto Saviano:
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO