Come Biancaneve e i sette nani, Alice e le meraviglie, Alì e i 40 ladroni, arriva la conferma che dovremmo ricordare il Ministro degli Interni Maroni per il suo pallino per i clandestini. Maroni e i clandestini. Se li è creati (con il pacchetto sicurezza che istituiva il reato di immigrazione clandestina), non perde occasione per ribadire la pericolosità di queste persone, anzi immigrati, e si compiace di aver finalmente imboccato la strada migliore per fermare quella che la sua compagine e non solo chiama invasione. In periodo di elettori padani irritati, con domenica l’incontro annuale di Pontida e con il viso dolente dalle recentissime due sberle democratiche -magari arriva anche la terza, questa la paura del Ministro- non si può certo stare con le mani in mano. E su quale argomento è più specializzato l’onorevole Maroni? La lotta all’immigrazione clandestina.

Che siano rinchiusi sino a 18 mesi nei CIE. Non gli bastavano i 6 mesi dello scorso pacchetto sicurezza. Dimostrare alla base elettorale che qualcosa è stato fatto, e con decisione, perché i clandestini non sono graditi in Italia. E allora sarebbe interessante capire perché da aprile nessun giornalista può entrare in questi centri di identificazione ed espulsione. Non si possono raccontare le condizioni di vita all’interno. Il meccanismo del capro espiatorio non accetta ratifiche. Se lì sono ci sarà un motivo e se soffrono perché sono venuti qui? Ricordo solo che gli immigrati, le persone che lì dentro sono rinchiuse, preferirebbero la galera, sovraffollata e invivibile, alle grate di un CIE. E un motivo ci sarà. Ognuno ha le sue ragione dice Pennacchi.
Ma questi clandestini meritano di marcire per un anno e mezzo dentro centri che quando furono inaugurati avrebbero dovuto essere solo luoghi di verifica e transito? Al massimo un mese rinnovabile a due mesi. Ovvio che le strutture sono inadeguate ad un soggiorno forzato di un anno e mezzo. Non serve entrare lì dentro per comprenderlo. Vogliamo porci questa domanda? Vogliamo porla al ministro Maroni?
E se l’attuale custode della nostra democrazia, da più parti osannato, l’amato Presidente della Repubblica Napolitano, ha dato il nome alla legge che di fatto nel 1998 li istituiva, non sente oggi il dovere di richiamare la politica ad un terreno di umanità? Probabilmente no.
E’l’indifferenza che sostiene questo approccio all’immigrazione. L’indifferenza del popolo italiano che non si rende conto e non vuol rendersi conto della condizione in cui le leggi del suo stato relegano gli immigrati. Persone che vivono negli stessi palazzi, fanno la spesa negli stessi negozi, mandano i figli alle stesse scuole, ma che non hanno diritto ad avere le stesse, poche e sempre meno, tutele dei cittadini italiani.
Non è importante che sia la politica la strada maestra che permette alle società di sviluppare le proprie necessità grazie al meccanismo della rappresentanza, e del resto non è nemmeno importante che sia la spinta democratica a valutare quali fra le istanze crescenti in seno all’opinione pubblica sia talmente pressante e condivisa da dover essere presa in considerazione, il punto di Maroni e dei suoi clandestini è che il Ministro dell’Interno, certamente in buona fede, costruisce cospicua parte della propria legittimità amministrativa ( verso l’elettore leghista duro e puro come verso l’indifferente) tessendo regole e approvando decreti che hanno la forza simbolica del governo del fare e conseguenze pratiche che, esulando dalla consapevolezza e dall’interesse quotidiano del cittadino medio, partoriscono indegnamente un diritto alternativo, il diritto degli esclusi, puniti e rinchiusi.
Che da qui in avanti i clandestini di Maroni possano rimanere all’interno di un CIE 18 mesi, invece che 6, interessa strati marginali della società civile italiana e della sua opinione pubblica. E’ inutile sottovalutare infatti che il clandestino con la forza della comunicazione leghista è diventato parte integrante e della volgata di tutti i giorni e dell’immaginario collettivo e soprattutto, cardine della legislazione in tema di immigrazione, che garantisce i successi alla Lega, perché: “Non vogliamo i clandestini a casa nostra”.
Nel frattempo la società italiana cresce grazie al contributo degli immigrati. Che se non facessero figli loro hai voglia a difenderci dall’invasione, l’Italia non è invasa, infatti, ma semplicemente ripopolata. Se l’italiano non figlia l’italiano si estingue, se lo straniero figlia e la sua prole cresce nel Belpaese, quei bambini sono italiani o no? Cito dall’articolo del 15 giugno trovato sul Giornale di Brescia:
Sorpresa: i giovanissimi superano gli anziani. La società è progressivamente invecchiata, è innegabile, ma ci sono segnali positivi di cambiamento. E’ sbocciata una sorta di “primavera demografica”. Una controtendenza dovuta soprattutto agli stranieri: sono loro, in particolare per le classi di età inferiore, a portare nuova linfa nei nostri paesi.
Portare nuova linfa, primavera demografica, ma quando questi bimbi saranno maggiorenni, che ne sarà del loro percorso, delle loro aspettative, dei loro sogni impavidi di adolescenti? Se perdono il lavoro avranno un anno e 6 mesi per pensarci.
Ti interessa sapere che succede nei CIE?
Abitato a Nervi e adesso sono in un CIE.
Il lamento di Bilel Karkin ai tempi delle deportazioni.

Grande Fabri, begli articoli veramente. Purtroppo i leghisti che osannano Maroni sono gli stessi che poi nelle loro aziende hanno per la maggior parte operai immigrati, meno costosi e maggiormente disposti al sacrificio e al duro lavoro.
Lo stesso Maroni, se va bene, avrà la badante straniera, arrivata in Italia come clandestina.
Oramai in Italia vige la regola del “prima ti caccio fuori da casa mia, poi ti giudico”, è questa la piaga più grande da combattere