Marassi: 19 mesi senza processo, la normalità sconvolgente della giustizia italiana.

Affollati come sardine. Se i detenuti potessero denunciare le condizioni di Marassi, l'illegalità, per una volta, non sarebbe da parte loro...

Il Secolo 21 è fiero di ospitare nelle sue colonne di approfondimento i protagonisti di un tema molto trattato in questo blog: il carcere.  A partire da oggi infatti, verranno periodicamente ospitati i racconti dei detenuti di Marassi, estrapolati dalla rivista trimestrale AREA di SERVIZIO. Nel carcere di Genova infatti, per chi non lo sapesse, è attiva una vera e propria redazione giornalistica e questa collaborazione vuole riconoscerle precisamente l’autorevolezza nel parlare in prima persona delle giornate di questi giornalisti dietro le sbarre. Uno sguardo condivisibile o no, ma certamente un autentico punto di vista interno alle galere nostrane. Buona lettura.

Sono un detenuto che per lentezza processuale si trova da circa 19 mesi nella sezione Giudicabile del Carcere di Marassi, la Iª Sezione.

Ho visto entrare e uscire e rientrare centinaia di ragazzi.

Provo a raccontarvi le storie di chi passa da qui: inizio con due persone di mezza età, sorprese dentro un supermarket a rubare prosciutti confezionatie qualche scatolone. Li ho visti fare quasi un mese di galera, ma la cosa sorprendente è stata quando l’assistente della sezione li ha avvisati che dovevano uscire in libertà non volevano, dicevano che, almeno dentro queste mura, avevano trovato umanità e solidarietà.

Da questo episodio, mi allaccio alla storia di due giovani ragazzi, età compresa fra i 18 e i 20 anni. Si trovano nei guai per problemi di tossicodipendenza, anche in stato avanzato, ma vengono arrestati e condannati a pene pesanti invece di essere aiutati da strutture adeguate e reinseriti in una società ormai troppo distratta nei confronti dei propri giovani, una società solo brava a puntare il dito colpevolizzando chiunque senza sapere perché. Non sarà certo il carcere che fornirà a questi giovani gli strumenti per una revisione della propria vita.

Un altro ragazzino, appena più che ventenne, è entrato perché trovato in possesso di 2 grammi di eroina, giustificandosi che era per uso personale. Gli è stato comunque convalidato l’arresto e, dopo 3mesi, si trova ancora qui. Si vede in maniera evidente che la galera lo sta segnando, lo vedi sempre a letto imbottito di sonniferi e gocce di tranquillanti con la preoccupazione dei compagni di cella che possa fare qualche sciocchezza.

Mi viene spontanea una domanda: “lo Stato che fa?”.

Amo la mia vita spericolata. Mi chiamo Andrea ho 42 anni e non sto tanto bene disalute. Ho l’epatite A, B, C, H, Z, sono sieropositivo, ho il fegato spappolato, ho il sistema linfatico a puttane, le gambe mi fanno un male cane. Per chi non lo avesse ancora capito sono un drogato. Mi drogo da quando avevo 15 anni e come dicono gli operatori sono un poli-abusatore: mi faccio di tutto ho usato tutte le droghe, ma quella che mi piace di più è l’eroina. Per potermi drogare ho rubato, minacciato, rapinato, spacciato,ecc. Ho fatto una barcata d’anni di galera. Ma la domanda è sempre la stessa: perché ti droghi?

A 15 anni me l’hanno chiesto i miei genitori quando hanno scoperto che rubavo in casa e dopo qualche anno li ho fatto morire di crepacuore per tutto quello che ho fatto passare loro. Ma la stessa domanda mi è stata fatta mille volte. Provo a rispondere. Perché mi piace. Mi piace drogarmi perché quando sono fatto sto bene. Quando non mi faccio sto male. Stare male vuol dire stare proprio male. Chi non ha mai provato l’astinenza non può avere un’idea di cosa voglia dire. In quei momenti faresti di tutto per non stare così. Se stai così male non guardi in faccia nessuno. Ho provato a farmi prescrivere il metadone così come mi hanno riempito di psicofarmaci ma non c’è niente da fare. La droga mi piace e a questo punto so che ne farò sempre uso per quel poco che mi rimane da vivere. Spero che adesso sia più chiaro perché mi drogo e se non lo avete capito andate a quel paese.

Per approfondimento:

Morire di caldo, morire di carcere.

Disegno di legge svuota carcere, cambiare per rimanere uguale.

Pianeta carcere, quando lo Stato evade le regole.

La logica perversa del carcere.

Parlare di carcere nel Belpaese.

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6 risposte a “Marassi: 19 mesi senza processo, la normalità sconvolgente della giustizia italiana.”

  1. Tutti si stanno interessando della vicenda omicidio di Sarah giornalisti, diversi programmi, telegiornali, interviste, interrogazioni ai protagonisti ecccc…. Per la vicenda di Riccardo (http://riccardorasman.altervista.org) ucciso da 10 uomini in divisa in casa sua il processo a porte chiuse hanno falsato la verità neanche un giorno di indagini da parte degli investigatori, sembra che non ci sia bisogno di parlare. Per quello che è successo a Riccardo, gli uomini dello stato sono i primi che dovrebbero dare spiegazioni dei loro comportamenti perchè non esiste la pena di morte ancora in Italia, nessuno si sta interessando del biglietto di minaccia di morte perchè lo ha scritto una avvocatessa? L’ispettore quella sera disse darò altri ragguagli,ma quali ne aveva dati prima? eccc… Perchè si sono inventati il ferimento all’orecchio della figlia del custode? Perchè dissero che Riccardo aveva lanciato i 2 petardi quando nessuno lo aveva visto lanciarli? Come poteva ferire qualcuno se sono scoppiati davanti le finestre di Riccardo? Come mai nessuno ha letto queste affermazioni scritte nei verbali? Perchè avevano questa fretta di andare dentro in casa sfondando la porta in mezzora hanno fatto tutto? In 4 anni la famiglia non è stata capace di portare alla luce, all’opinione pubblica la verità, la giustizia scrive la legge è uguale per tutti, chi comanda questa giustizia questore pretore sindaco dottori giudici sono tutti che hanno il potere di nascondere i fatti? MA a chi fanno vedere che la giustizia e uguale per tutti? Continuano a stare zitti si sentono ben protetti. Dopo 5 mesi dalla morte di Richi siamo entrati in quel monolocale dove regnava il sangue sparso, la moglie del custode sentendoci piangere dietro la porta gridò di smettere di piangere se no ci denunciava alla polizia, nessuna pietà per quello che era sucesso si sentiva ben protetta per parlare in questo modo. Hanno messo una bottiglia di vino fuori la porta per far credere che era ubriaco quando in seguito l’autopsia ha chiarito che non aveva nessuna sostanza nel sangue ora ci viene da pensare che sapessero del processo che lo aveva condannato a 16 giorni di carcere per stato di ebrezza il 2 ottobre 25 giorni prima la pena era stata sospesa tutto questo a insaputa di Riccardo e della famiglia, nei mesi estivi gli psichiatri hanno scritto anche nella cartella clinica insistevano che la famiglia lo denunciasse alla polizia per portarlo via perchè? E tutto questo vogliono mettere a tacere ? Che cosa avete fatto alla nostra famiglia?

    1. Cara mamma di Riccardo, conosco la vostra storia, per quel poco che ha raccontato suo marito alla manifestazione di Livorno dello scorso gennaio. Purtroppo le sue considerazioni sono vere, i media speculano su Sarah mentre sul caso di suo figlio manca ogni luce, come su Marcello Lonzi, Bianzino, Niki Gatti, Stefano Cucchi e tanti altri, più o meno conosciuti, senza considerare quelli che non hanno nemmeno diritto a essere conosciuti.
      Posso dirle che sulle colonne di questo blog potrà sempre trovare e offrire le riflessioni che più crede utili per portare verso la verità tutti questi casi. Un appunto, per quel che riguarda la pena di morte, per fortuna non esiste in’Italia, sarebbe solo un altro abominio contro il quale lottare. Piuttosto perché non esiste il reato di tortura?

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