
Dieci anni fa, durante il G8, Laura Tartarini faceva parte del Genoa Legal Forum. Nel processo contro i manifestanti ha difeso 7 persone e altre 20 nel processo Bolzaneto.
Ecco le sue considerazioni:
Come e perché nasce il GSF?
Nel suo massimo splendore il GSF era composto da una cinquantina di avvocati e si era riunito perché a Napoli nel marzo del 2001 erano successi degli episodi particolarmente sgradevoli, ovvero dei manifestanti erano stati fermati o addirittura rastrellati negli ospedali e portati all’interno della caserma Raniero e lì, senza che fosse redatto un verbale di arresto vero e proprio (quindi sostanzialmente sotto sequestro) erano stati anche, in alcuni casi, fatti oggetto di maltrattamenti. Allora, memori di quello che era successo a Napoli, decidiamo, pensando che Genova sarebbe stata una Napoli magari un po’ più in grande, di mettere al servizio dei manifestanti questo occhio in più che potesse vigilare sul rispetto dei diritti del cittadino quando diventa manifestante.
E ci siete riusciti?
Beh, questo era il nostro orizzonte, mai più ci saremmo aspettati di dover affrontare quello che ci siamo trovati ad affrontare. Immaginavamo di dover appunto, magari intervenire negli ospedali perché non arrestassero la gente dai letti, piuttosto che dover intervenire su arresti fatti in maniera un po’ più brutale, ma niente di più. Sicuramente non immaginavamo la mattanza che ci siamo trovati ad affrontare successivamente, con tesserini di colleghi che venivano presi e buttati via o messi dentro la mimetica in segno di sfregio o colleghi addirittura malmenati o spruzzati con il gas CS dal comandante Canterini.
Questo non ce lo saremmo aspettati.
Quante persone hai difeso nell’ambito dei processi post G8?
Ho difeso 7 persone nel processo dei manifestanti, poi 12 nel processo Diaz e una ventina nel processo di Bolzaneto. In più due spagnoli arrestati in piazza Manin ed altri ragazzi in processi sparsi per resistenza a fatti in seguito agli arresti del venerdì.
Dei casi che hai seguito quali sono più rappresentativi di quel che successe?
Al di la dei casi singoli io credo che i processi Diaz a Bolzaneto rimarranno nella storia comunque, per quello che è successo e perché quello che è successo è arrivato in un’aula di Tribunale in corte di Appello ad una condanna anche di personaggi abbastanza in vista della polizia italiana. Tutti quanti guardiamo i film sull’Irlanda relativi alla nota vicenda, per cui dopo 20 anni sono stati presi i capi dei servizi che avevano guidato l’operazione e accusato i sei. In Italia è successa una cosa abbastanza simile, nel senso che alla Diaz c’erano soprattutto i vertici della polizia italiana. Quelli che per anni ci siamo sentiti ripetere che erano innocenti per forza perché erano i migliori che abbiamo. Forse dovremmo cercarne altri migliori. In maniera meno ottimistica spero poi che dall’altra parte, rimarrà alla storia anche il processo a carico dei manifestanti e spero che ci rimarrà come esempio da non ripetere, nel senso che è stato un grande momento di surrealtà giuridica, che però un gruppo di giovani ed in alcuni casi giovanissimi, rischiano di dover pagare molto caro.
Perché?
Basti pensare che il venerdì ci furono una ventina di arresti fatti su piazza, quindi di persone prese in mezzo agli scontri, che andarono serenamente a giudizio per resistenza aggravata e in alcuni casi danneggiamento, come sempre succede e che quindi si sono prescritti nel corso degli anni. Ne abbiamo fatto l’ultimo l’anno scorso, di persone arrestate in cima a Via Tolemaide e arrestate appunto per resistenza e danneggiamento. Le persone arrestate invece a seguito di misura cautelare e successivamente quindi 25 poi processati andarono a giudizio immediatamente per devastazione e saccheggio. Che è un reato che prevede una pena da otto a quindici anni.
Hai parlato di surrealtà giuridica cosa intendi dire?
Credo che sia la Procura della Repubblica che ha deciso di contestarlo sia poi, i giudici di primo grado e di appello che hanno deciso di dar ragione alla Procura siano tutti in assoluta buona fede e per altro sicuramente conoscono di diritto più di quanto ne conosca io e ne conoscerò mai io in tutta la mia vita. Dopo di che credo che magari non dai singoli magistrati che hanno diciamo così gestito i processi, ma un po’ più in generale forse, c’è stata anche una sorta di sperimentazione giuridica sulla tenuta di alcune norme piuttosto che altre. A Genova si è contestata la devastazione e saccheggio e si è deciso per esempio di non contestare il nuovo articolo del 270 inserito nel 2001, proprio per chi rischiava di interrompere vertici internazionali, che invece è stato contestato a Cosenza. Per cui credo che di fronte a un movimento che all’epoca era veramente molto forte e metteva un po’ in crisi generale le strutture di governo interno e internazionale, nell’ambito della magistratura si sia anche cercato, come penso sia ovvio che sia, uno strumento giuridico in grado di fare i conti con i nuovi comportamenti che venivano messi in campo da questo movimento. A Genova si è scelto quello, nel 2002 Cosenza si è scelto il nuovo 270 e sono stati arrestati Francesco Caruso, Casarini e altre persone per aver organizzato una manifestazione a Genova tesa a interrompere un vertice internazionale.
Come avvocato ci sono state delle difficoltà nel tutelare i tuoi clienti?
Non più di quelle che incontro tutti i giorni nel tutelare gli stranieri o gente che finisce nella serata sbagliata in mano alla volante sbagliata. E’ chiaro che sono stati processi difficili, quello alla Diaz soprattutto è stato un processo molto difficile. Quello ai manifestanti anche, perché comunque a Genova si sono trovati per la prima volta ad affrontare un meccanismo di lavoro da parte della Procura (che la Procura di Milano per altro adotta da anni ad esempio nei processi contro Berlusconi) che consisteva in:
un mega fascicolo a carico di ignoti nel quale la difesa non può mettere il naso proprio perché è a carico di ignoti. E dal quale invece la Procura estrae come fossero conigli dal cappello delle prove mano a mano che il processo va avanti. Per cui come si può capire è una situazione abbastanza sgradevole e non usuale.
Dopo di che anche al processo Diaz ci sono state delle difficoltà, perché chiaramente era un processo contro la polizia e quindi la polizia non solo non ha indagato su se stessa, ma addirittura il Viminale nel suo complesso ha cercato di ostacolare il più possibile l’accertamento della verità. E’ anche vero che obbiettivamente erano processi talmente grossi, per i quali c’era talmente tanta attenzione dell’opinione pubblica, che comunque ha comportato una certa attenzione da parte di tutti, anche da parte dei magistrati e soprattutto da parte dei magistrati che si trovavano a giudicare quelle situazioni. Altrettanta fortuna spesso non la si ha tutti i giorni quando si cerca di tutelare persone cadute dal lato sbagliato della compagine sociale, dagli stranieri senza permesso di soggiorno, fino ad arrivare a stranieri che magari di notte nel centro storico incappano o fanno innervosire la volante sbagliata.
Spiegaci meglio che significa il meccanismo del giudizio a carico di ignoti dove la difesa non può verificare le prove contro i propri assistiti?
Nel momento in cui c’erano già le 25 persone arrestate a già a processo, quindi già imputate, c’era comunque ancora un mega fascicolo a carico di ignoti, che si chiamava media 360 e che conteneva per esempio tutto il materiale video filmato (svariate settimane di video) dal quale la Procura attingeva per trovare fotogrammi a carico di questi 25 che erano già a processo. La cosa sgradevole è che essendo un fascicolo a ignoti ovviamente nessun difensore poteva metterci dentro il naso. E’ una furberia procedurale che ripeto non è che hanno usato soltanto loro perché la Boccassini ed altri a Milano ci vanno avanti da anni nei processi contro Berlusconi.
Non sarebbe stato più logico se guardando il materiale video la Procura avesse scelto quelli relativo ai 25 e li avesse incriminati in base al materiale raccolto? In modo che poi anche voi avvocati poteste accedere al materiale?
Però durante un processo vengono sempre fuori degli altri elementi. Se pensi che per esempio siamo riusciti a far capire ai giudici che Via Tolemaide era stata una carica senza motivo, perché l’avvocato Tambuscio ha trovato tutta una sequenza di immagini nelle quali non soltanto si vedeva l’inizio e quindi che i manifestanti non lanciavano nulla, ma si vedeva anche questa carica brutalissima fatta con i manganelli utilizzati spesso al contrario e lì, obbiettivamente, chi comandava quel plotone si è trovato in difficoltà a giustificare il processo. Ma questo è venuto fuori a processo già iniziato.
Dopo la carica avvenuta senza motivo in Via Tolemaide si è arrivati poi sino alla morte di Carlo Giuliani. Perché i dirigenti dei carabinieri che avevano la responsabilità di questa carica non sono stati rinviati a giudizio come i vertici della polizia che avevano responsabilità in altri frangenti?
Per esempio perché durante il processo ai 25 alla fine quando venne emessa la sentenza, era scritto che rispetto al Capitano Bruno e altri due responsabili della carica in Via Tolemaide, gli atti venivano mandati alla Procura affinché indagasse sull’ipotesi di falsa testimonianza. La Procura della Repubblica non ha mai fatto un atto di indagine. Per cui adesso il processo è prescritto perché la falsa testimonianza si prescrive in 5 anni.
Che aria tirava in quei giorni in Procura ?
L’aria che tirava prima del G8 è interessante, e cioè era un’aria del mammaliturchi generalizzata, cosa che ha fatto si per esempio che a un certo punto il procuratore capo abbia consentito di fare un provvedimento come quello di differimento dei colloqui con parenti e difensori degli arrestati durante le manifestazioni, che è un provvedimento obbiettivamente alquanto bizzarro e che ha consentito per esempio che succedesse quello che è successo nella caserma di Bolzaneto. Insomma la tensione che si respirava era un po’ questa. Addirittura c’era la previsione di un numero di arrestati talmente alto, fra le 3 mila e le 5 mila persone, che si decise di fare dei centri di identificazione non nelle carceri o nella questura, ma addirittura a Bolzaneto e a San Giuliano. Secondo me durante il G8 fino alla Diaz andava bene tutto nel senso che, comunque sia la città era stata devastata ed era necessario che qualcosa venisse fatto. Anche dal punto di vista dei magistrati magari sono state avvallate delle operazioni anche un po’ sull’onda del fatto che qualcosa andasse fatto come una reazione che andasse portata avanti come necessaria. Purtroppo dopo la domenica della Diaz forse qualcosa cambia. Perché ricordo che i giudici che sono intervenuti alle convalide degli arresti, in Alessandria e nelle altre carceri dove erano stati portati i ragazzi della Diaz, erano molto molto impressionati dalle condizioni in cui si trovavano. E ricordiamo che era una situazione nella quale questi ragazzi non erano ancora parte offesa, ma imputati di un reato gravissimo come devastazione e saccheggio. Ciò nonostante è apparso immediatamente chiaro a tutti i giudici che sono venuti nelle carceri che si trattava di una situazione in cui sicuramente era successo qualcosa di un po’ più grave. Tanto che, tranne uno, nessuno dei giudici che hanno fatto le convalide ha ritenuto di convalidare l’arresto effettuato.
Da quel momento lì un po’ le cose cambiano.
Cosa intendi?
Se devo dare una valutazione personale, mi sarebbe piaciuto che fossero cambiate un po’ di più. Mi sarebbe piaciuto che quello che è successo nel 2001 servisse anche un po’ da metro di giudizio di una serie di comportamenti che purtroppo, per scarso addestramento giuridico etc etc, le nostre forze di polizia hanno spesso e volentieri. Il verbale fatto male, al limite con il falso è una consuetudine ora mai.
Cioè?
Un esempio? Arrivo in piazza dove ci dovrebbe essere lo scambio di fumo e soldi fra degli spacciatori e scrivo che ho visto lo scambio fra fumo e soldi e poi in aula mi vengono chiesti dei particolari e mi rendo conto che non l’ho davvero visto lo scambio, ma l’ho presunto, perché poi quando li ho fermati uno aveva i soldi e l’altro aveva il fumo. E questa roba qua è comunque tutt’ora assolutamente normale, mentre io mi sarei aspettata che dopo quel che successo nel 2001 e come abbiamo visto lavorare i “migliori” della polizia italiana, anche i giudici su questo aspetto fossero un po’ più attenti nel quotidiano, perché poi purtroppo non è il grande processo che cambia la cultura delle forze di polizia, ma i micro processi di ogni giorno, in cui i giudici su alcune cose stanno un po’ più attenti. Purtroppo questo non si è verificato.
Che aria tira oggi per il decennale?
Mi pare che già ora ci sia abbastanza fibrillazione. A me è capitato di parlare con un procuratore del quale non faccio il nome che sostanzialmente ha detto non voglio noie nel mio locale. Non tollereremo nessun tipo di situazione..
Si parlava anche di arresti preventivi?
Forse visto quel che è successo in altre città l’ipotesi non è così lontana. Credo che ci sia preoccupazione.
E da parte degli organizzatori del decennale?
Da parte degli organizzatori rilevo la scarsissima voglia di fare qualcosa che non siano delle commemorazioni ufficiali. C’è un programma di eventi e dopo di che? Se noi guardiamo che tutti gli anni rispetto ad alcuni fatti orrendi accaduti in Italia, come ad esempio l’omicidio di Dax, o di Fausto e Iaio, per dirne due, si svolge un corteo di solidarietà per ricordare l’omicidio, a Genova sono passati dieci anni e abbiamo avuto un morto ammazzato e svariate decine di feriti gravi e delle brutture come Diaz, Bolzaneto e compagnia cantante. In più a tutt’oggi abbiamo 7 persone che rischiano più di dieci anni di galera a testa per aver fatto quelle giornate. Ecco di fronte a tutto questo mi verrebbe da pensare che il cosiddetto movimento, questo decennale lo voglia partecipare anche per rivendicare quantomeno la verità. Celebrare quello che c’è da celebrare, ma anche chiedere veramente che sotto alcuni punti di vista sia fatta giustizia. C’è una serie di eventi, ma il cuore non c’è. Non so perché si verifichi, se sia ancora lo spavento di dieci anni fa, soprattutto per quelli che c’erano stati all’epoca.
Che impatto hanno avuto quelle giornate sulla realtà genovese?
Uno tsunami del genere ha avuto un forte impatto non solo sulla realtà del movimento a Genova, ma anche sulla città in generale. Io continuo a fare dei processi per resistenza o ingiuria alla polizia, contro le persone le più insospettabile, come l’automobilista che viene fermato perché passato con il rosso, ed uno degli insulti più frequenti che vengono utilizzati è: “Siete gli stessi del G8”. Credo che queste giornate abbiamo colpito molto la città nel suo tessuto sociale più profondo.
Quali sono i meriti e le lacune della verità giudiziaria accertata?
Credo che la verità sia talmente bella e rara, che nel momento in cui la pronunci è già falsa. La verità aggettivata, ovvero quella giuridica, quella storica etc etc, sono sempre qualcosa di diverso dove vale di più l’aggettivo che il sostantivo verità. Per quanto riguarda quella giudiziaria, ha tutti i limiti che ha qualcosa che si forma nel freddo delle aule di tribunale e nella ristrettezza del materiale probatorio che entra in quelle aule. Poi è chiaro che i processi come quelli del G8 in cui il materiale probatorio è ampissimo perché i giudici consentono l’esplicazione dei mandati accusatori e difensivi, c’è stata comunque la possibilità di fare entrare talmente tante prove che un po’ di verità si è riusciti a ricostruirla. Ad esempio nel processo dei 25 e anche nella Diaz è stata accolta integralmente da parte della corte, la ricostruzione fatta dal nostro consulente Carlo Bachschmidt, che era una costruzione fatta tramite video, radio, comunicazioni della questura, precisa al secondo. Ecco secondo me quello è qualcosa che si avvicina alla verità processuale. Per la verità storica ognuno penso abbia la propria.
Tornando al processo per i fatti di strada si è scelta l’imputazione di devastazione e saccheggio o di danneggiamento e resistenza aggravata. Quali sono le differenze per l’imputato?
In appello quelli che avevano solo danneggiamento e resistenza aggravata si sono prescritti, mentre nel processo dei 25, considerando che la devastazione e saccheggio si prescrive in un’era geologica, ad alcuni gli hanno addirittura aumentato la pena.
E’ vero che tanti nel processo dei 25 non sono stati condannati sulla base di una colpevolezza certa, ma sulla base di filmati, anche discontinui fra loro?
Ci sono alcuni che hanno delle immagini e che non hanno fatto assolutamente nulla. Per esempio Dario Orsino ha delle immagini in cui guarda gli scontri e poi ne ha una in cui con la fidanzata spinge il carrello del DIperDI con dentro delle cose. Dopo di che la prova che il DIperDi lo abbia sfasciato lui o che abbia fatto il reato di danneggiamento non c’è. Tanto meno la sua fidanzata, che si è presa comunque anche lei una roba che assomiglia a 7 anni.
Ma come è possibile la magistratura non deve accertare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio?
In realtà la linea che che si segue attualmente è quella di riscontrare dei comportamenti individuali, su Genova è bastato il concorso morale, cioè l’aver partecipato a quel corteo, del supposto blocco nero ed essersi trovati in più luoghi ove si sono verificati dei danneggiamenti e per avere in qualche modo agevolato anche la condotta altrui con la propria presenza.
Dal punto di vista della tutela del cittadino di fronte alla legge, questo tipo di approccio secondo te cosa implica?
Indica la ferocia con cui la magistratura ha deciso di fare i conti con quello che è stato il G8 del 2001. Perché poi se vediamo le manifestazioni successive: penso sopratutto al 14 dicembre a Roma di quest’anno dove ci sono stati episodi comunque di danneggiamento anche piuttosto vistosi, nessun pubblico ministero di Roma si è nemmeno sognato di contestare la devastazione e saccheggio, ma giustamente e normalmente hanno contestato dei reati da manifestazione, come la resistenza aggravata e il danneggiamento, ma non di più.
E’ preoccupante che possano aver condannato anche a 16 anni per il concorso morale e non per delle prove evidenti di colpevolezza?
Il concorso morale ha una sua dignità dal punto di vista giuridico nel senso che si tratta di percorsi di agevolazione di reati anche diciamo senza avere dei comportamenti pratici. Il problema è che in una manifestazione dove c’erano il venerdì da ventimila a centomila persone o addirittura 300 mila il sabato, arrivare a sostenere che è sufficiente l’immagine dove si vede il lancio di un sasso, piuttosto che aver spinto un carrello del Diperdi per accollarsi tutto quello che è successo in quelle giornate di scontri a Genova, è abbastanza bizzarro. E’ fa preoccupare soprattutto per le manifestazioni, nel senso che a quel punto chiunque partecipi a una manifestazione in cui qualcuno abbia dei comportamenti, diciamo di danneggiamento, rischia di essere mandato in concorso morale.
Quindi è un fatto preoccupante?
Trascorsi dieci anni, questa preoccupazione che avevo molto nel 2001, non ce l’ho quasi più, perché ho visto che in realtà la magistratura poi successivamente ha fatto delle altre scelte. Cioè il reato di devastazione e saccheggio non è stato quasi più contestato, nemmeno allo stadio, ed io spero che anche la Corte di Cassazione rispetto agli imputati del G8 ne tenga conto. E’ vero che anche leggendo le notizie di stampa di questo periodo, relative ad un proposta di mantenere un identico livello repressivo ossia di fare una patta, sostanzialmente fra manifestanti e forze dell’ordine, pare sia stato rifiutato dalla Procura della Repubblica di Genova. Ci mancherebbe, però sicuramente è vero che ci sia stato un atteggiamento rispetto ai manifestanti, benché pochi rispetto alla quantità di quelli che si trovavano in piazza, da pugno di ferro.
Spiegami meglio questa che hai chiamato patta?
Nel libro di Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci è uscito un ragionamento che in quel libro pare abbia fatto il Dottor Zucca e che io per altro trovo abbastanza normale, nel senso che noi più o meno, questa notizia l’avevamo avuta tutti all’epoca, quindi era sicuramente una notizia che girava, di una proposta ufficiosa da parte del Ministero dell’Interno di diciamo evitare di perseguire troppo duramente la polizia per i comportamenti visti duramente il G8 e allo stesso tempo non calcare troppo la mano sui manifestanti. Proposta che per altro, come dicevo, è stata rifiutata dalla Procura della Repubblica, ma che secondo me in qualche modo deve essere circolata per lo meno nella testa di chi ha deciso che su 100 mila persone che si trovavano in piazza ne bastavano 25, che però sarebbero state condannate a delle pene abnormi.
Ma qui secondo te si può parlare appunto di patta?
Assolutamente no. Però sicuramente c’è stata non so se una decisione o se veramente hanno avuto dei problemi ad identificare le persone. Però una volta identificati questi 25, essendo anche molto pochi rispetto a quello che era successo, su questi 25 si è concentrato un volume di fuoco repressivo obbiettivamente abnorme.
Secondo te su che basi hanno scelto questi 25 piuttosto che altri, su tutta la gente che era in piazza si intende?
Loro dicono su identificazioni delle DIGOS italiane, di aver mandato le foto in tutta Italia e di essere riusciti a identificare tramite DIGOS locali soltanto questi. Dicono altresì che le polizie straniere non abbiano per nulla collaborato nell’identificazione dei manifestanti stranieri.