La lezione che non voglio imparare.

Stefano Francesca ex portavoce della Vincenzi.

Ci sono persone che per sopravvivere fanno sacrifici e la mattina quando è ancora buio si alzano per guadagnarsi il pane. Ci sono persone che salgono addormentate sui bus della città e a tutte le ore raggiungono il loro luogo di lavoro. Questa è la gente comune che fatica, si trascina, s’ indurisce e tira avanti, a volte cadono, fanno degli errori e allora, nello stretto tempo che si ha per non soccombere, si riprende fiato e si continua la stessa strada. A me piace chiamarli eroi. Sono gli eroi dei giorni nostri. Poi, ci sono i super eroi.

Sono sempre persone, ma camminano più in alto, lasciano dietro sé aria d’ occasioni e possibilità, si gustano la vita con disinvoltura e se hanno dei problemi li chiamerei secondari, derivati, relativi. A Genova ci sono persone di tutte e due le categorie, condividono le stesse vie, percorrono i medesimi carruggi, si danno appuntamento nelle stesse piazze, si cercano e si trovano, tutto in loro sembra identico, solo in un luogo le differenze diventano esplicite si concretizzano e prendono forma. E la forma della sostanza in questo momento è davvero chiara. La legge è uguale per tutti in Tribunale. Il Tribunale è l’istituzione della Giustizia. In Tribunale lo Stato decide, giudica, condanna e la vita delle persone cambia, prende una piega piuttosto che un’altra, le sorti sparigliate dal caso trovano una superiore conferma e chi è eroe nota d’un tratto chi è super eroe. Partendo dal presupposto che nessuno è colpevole sino alla condanna anche se più della metà delle persone incarcerate in Italia sono in attesa di giudizio, il caso mi ha portato di fronte due fulgidi esempi nostrani, due rampolli della Genova bene che sono incappati in problemi giudiziari. Calissano attore di fiction e Stefano  Francesca ex portavoce di una Vincenzi che dimentica troppo spesso tutto quello che non le ricordano. Festa, cocaina, ballerina morta e arresti domiciliari in una comunità terapeutica, corruzione, turbativa d’asta, associazione a delinquere, qualche giorno di Marassi, si dimette, è di nuovo libero e se ne va in America a seguire le primarie U.S.A. Quando il super eroe cade deve rialzarsi e tornare più forte di prima, un piccolo inconveniente, una sbavatura non interrompono un progetto di vita. Il loro. Perché per le persone normali non è così. La Giustizia diventa intollerante e inflessibile, non accomodante come per i super eroi. La lezione è netta, ed è profondamente diseducativa. La smisuratezza delle pene in proporzione a condotte ampiamente diffuse e di basso impatto sociale, fa fiutare aria di razzismo istituzionale in un apparato giudiziario italiano, che volendolo indipendente è finito per diventare indipendente alle critiche.

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Una risposta a “La lezione che non voglio imparare.”

  1. Gent.mo Dentini
    Ho letto il pezzo. Penso sia una buona idea continuare, purtroppo personaggi come S. Francesca o Calissano sono ricchi e politicamente protetti, perciò possono fare quel che vogliono. Io ho visto S.Francesca salutare il cardinle Bagnasco, quasi si inginocchiava le ha baciato le mani, ( faceva schifo) queste cose in questa italietta contano molto. Arrivederci A.Bovetti.

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