Infotainment e l’esodo della notizia. Viaggio nel mondo dell’informazione.

La giornata è stata lunga, i riflettori della ribalta si sono affievoliti, solo adesso tornati a casa e ritrovata l’intimità familiare, ci possiamo concedere un attimo di respiro. Accendo la televisione. Mi accomodo sulla poltrona. Le immagini si susseguono al ritmo imposto dal telecomando, il controllo dell’uomo sulla macchina. Mi capita sotto occhio un approfondimento, interessato ascolto. La telecamera mostra le conseguenze di una guerra, non importano le parti in causa, la trasmissione, si sofferma nel descrivere le rispettive giustificazioni, ineccepibili e le reciproche sofferenze, drammatiche. Ascolto interessato, nessuna delle trasmissioni del palinsesto televisivo aveva fino ad oggi proposto un’immagine tanto reale e immediata, un reportage sul campo, che spiegasse la realtà vissuta in quell’angolo di globo. Sono soddisfatto, anche la tv italiana ogni tanto propone, materie sulle quali riflettere. Pubblicità. Al ritorno in studio i presentatori scherzano gigioni con la bella presentatrice, l’atmosfera è rilassata, niente turba le loro posture.

L’informazione è diventata una variabile dello spettacolo. Infotainment, informazione e spettacolo che si fondono. Un flusso continuo di immagini  spesso avulse da un reale confronto con la vita, l’infotainment si limita a presentare dei risvolti, approfondendo o tralasciando i contenuti a favore della forma. E lo spettatore assume il prodotto.

Che in un varietà ci sia il momento serio, di approfondimento, che al telegiornale ci siano le ricette di cucina regionale, la dimensione drammatica della realtà raccontata viene svilita a favore di una realtà più digeribile, innocua e senza conseguenze. L’informazione diventa un surrogato di quel che dovrebbe, le parole sono mediate, le immagini spesso di repertorio.

L’infotainment ha origine dalla mescolanza di più generi per andare incontro all’instabile livello d’attenzione del pubblico. L’obiettivo è quello di fare spettacolo all’interno dei programmi che dovrebbero essere informativi.

Ma a chi fa comodo un tale approccio alla narrazione degli eventi? Che risultati si ottengono gestendo l’informazione con queste modalità?

Le tecnologie moderne danno la possibilità al cittadino di cercarsi da solo le informazioni, ma come riuscire a districarsi nell’infinito magma delle notizie proposte?

In che modo i telegiornali costruiscono l’agenda delle nostre discussioni, in che maniera veicolano i nostri discorsi e rendono alcuni argomenti più attuali e visibili, mentre relegano altre questioni alla deriva sotterranea? Nell’età contemporanea il consumatore di notizie, merce fondamentale, che valorizza la conoscenza del proprio vissuto e permette un contatto reale con l’usufrutto delle libertà civili proprie della democrazia, dovrà apprendere a diventare un attore primario del processo di comunicazione, la maniera migliore per cominciare, e il consiglio del SECOLO 21, è di domandarsi sempre in che maniera e con che finalità le notizie vengano presentate dai media tradizionali, dei quali la tv è la padrona indiscussa. Dietro infatti ad ogni telegiornale c’è un preciso fine, una trama che distoglie mentre approfondisce e nasconde mentre racconta.

Nel XXI secolo le decisioni prese a qualsiasi tavolo tecnico di concertazione avranno risultati diretti sulle vite dei lavoratori, le decisioni amministrative adottate sotto il marchio della falsa forma partecipativa cambieranno la qualità della vita dei cittadini, nel frattempo l’informazione costruisce una macedonia di notizie in salsa agrodolce ben equilibrata e lo spettatore quand’anche venga colpito da uno stimolo possibilmente inquietante, se approfondite le conseguenze, se sviluppate le reali circostanze, di volta in volta viene nuovamente tranquillizzato con un richiamo alla dimensione dell’apparenza. Le sfaccettature della vita sociale si raccontano tramite i nuovi canoni dell’infotainment, canoni non realmente ancorati alle dinamiche sociali, ma ai meccanismi della produzione culturale di massa, prodotti di valore neutro, brevettato e preconfezionato.

Lo spettacolo sempre e comunque, la realtà delle apparenze che fanno si che la nostra Italia televisiva sia meta e speranza per i diseredati dei vicini paesi dell’EST o per i cugini dell’Africa Mediterranea, i quali confrontatisi con la realtà quotidiana e fuori dai teleschermi, si rendono ben presto conto delle conseguenze dell’infotainment sulla loro pelle di lavoratori in nero senza tutele e senza diritti.

Per approfondimento:

Pierre Bordieau “ Sulla televisione”.

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