Mentre i rappresentanti politici si perdono in lotte intestine, incerti e pavidi dei loro calcoli elettorali e mentre la propaganda rende, nell’era più globale della storia, l’uomo straniero e avverso al suo simile, solo la voce della strada sembra mantenere, una resistenza vitale, nessuna falsità attacca chi crede nella solidarietà fra i popoli: da Brescia alla nostra Genova.
Per chi volesse approfondire: Immigrazione e precarietà.
ciao sono d’accordo su tutto tranne che nel razzismo al contrario di chi chiama “vizi” i diritti del lavoro acquisiti in 50 anni di lotte operaie e che adesso sono in fase di avanzato smantellamento dalla classe dirigente. essere definiti “viziati” da parte di un immigrato io la vedo come un’offesa profonda e un atto di crumiraggio, perchè vuol dire che l’immigrato si accontenta di uno stipendio e di diritti inferiori e stigmatizza l’italiano che ha raggiunto diritti e benessere più elevati. Questo è razzismo al contrario, è una competizione in cui gli ultimi (i clandestini) se la prendono con i penultimi (gli italiani) a tutto vantaggio dei primi (la classe dirigente). Chi non ha capito tali questioni fa solo il gioco dei padroni. In un paese, l’Italia, con gli stipendi e i diritti più bassi in Europa e dove le persone vivono del benessere virtuale a credito, con una precarietà e una disoccupazione dilagante, invece di abbassare i diritti dei “viziati” italiani si dovrebbero alzare I DIRITTI DI TUTTI, ogni discorso che divide tra italiani “viziati” e stranieri operosi E’ RAZZISTA in partenza, e fa trapelare solo l’odio dello straniero verso l’italiano; se si vuole l’integrazione sarà meglio lottare per I DIRITTI DI TUTTI anzichè solo del proprio gruppo etnico.Ma, visto la bassezza della cultura della solidarietà collettiva, questo è ancora la da venire…purtroppo.
Grazie del tuo intervento. Non mi sembra però che ci si debba scandalizzare molto se uno straniero abituato a canoni di vita evidentemente differenti, bolli come viziati, gli italiani. Non mi pare razzismo, ma una constatazione di un dato di realtà. Viziati non certo per i diritti sul lavoro, ma per uno stile di vita che come tu affermi giustamente si basa sull’effimero e il superfluo.
Da questo punto di vista credo che l’italiano medio sia un gran viziato, nel senso abituato a vivere al di sopra delle reali possibilità. Ovvio il discorso italiani viziati e stranieri operosi non regge, ma nemmeno italiani integerrimi e pronti al sacrificio e stranieri delinquenti. Sappiamo che la verità, cresce nei rapporti interpersonali che sfatano i miti della propaganda che ci vuole dividere, la strada è questa, fidarsi della propria esperienza senza delegare i nostri pensieri i mano di esperti e politici i cui fini non coincidono con la solidarietà collettiva. A presto
Grazie per la risposta, ma il problema è che il “viziati” rimane troppo generico; questo termine mi fa capire che molti stranieri hanno la mentalità da crumiri, che contribuiscono ad abbattere i diritti e il benessere acquisiti in anni di lotte, perchè disposti a lavorare per molti meno soldi, in condizioni di schiavitù totale e di sottomissione al padrone. Questi immigrati assumono su di se la mentalità padronale, che fanno propria, accuando gli italiani di essere privilegiati e “viziati”, per cui questi italiani dovrebbero vivere in 20 in un appartamento di 20 metri quadrati come fanno loro, e avere uno stipendio di 600 euro al mese per un lavoro di 16 ore al giorno come fanno loro, e se gli italiani non lo accettano allora gli stranieri, abituati a regimi dittatoriali nei loro paesi, li etichettano come viziati. Non accetto questo discorso. Ti ripeto che è una mentalità reazionaria che va combattuta in una certa fascia di stranieri. Infatti non è solo per il fatto che siano stranieri che tutto ciò che dicono sia condivisibile. Alcune cose sono molto reazionarie. Inoltre riguardo allo stile di vita che tanto disprezzano nell’italiano ma a cui tanto aspirano (sennò non verrebbero nei nostri paesi), si potrebbero citare gli stessi immigrati che, pur vivendo quasi in povertà, non ci pensano due volte a fare debiti per comprarsi l’ultimo telefonino o l’ultimo modello di tv lcd con annesso lettove dvd oblu ray. In Brasile, dove muoiono di fame e vivono nelle capanne, milioni di persone hanno l’antenna satellitare sopra la loro capanna di paglia. Come vedi le cose sono molto più sfumate di quelli che vogliono dividere gli italiani dagli stranieri; questi sono solo dei razzisti reazionari che fanno il gioco dei padroni. Come ho detto, i diritti devono essere difesi per tutti SENZA DISTINZIONI.
Buongiorno, grazie ancora per portare avanti il discorso, sicuramente molto complesso. La realtà è certamente sfumata, condivido il discorso diritti per tutti senza distinzioni, anche se in effetti è una rivendicazione generica, ma che diciamo rende l’idea. Io penso che un buon trampolino di rilancio per questo paese sia l’unità nel lavoro, stranieri e italiani, in fondo già sono uniti da un’identità precaria, passami il termine. E’ probabile che molti stranieri abbiano la mentalità da crumiri, ma del resto anche molti italiani,e questo è innegabile e sebbene entrambi concorrano a render più fragile una certa unitarietà di intenti di chi lavora, lo straniero può avere come attenuante, il fatto di essere costretto a tutto, anche dalla clandestinità, creata ad hoc, per sfruttare il loro lavoro, pur di poter inviare anche quei 100 euro, se ci riesce è bravo, al paese di provenienza.
Ti ricordo poi, che vivere in 20 in un appartamento non è certo una scelta ne tanto meno i 600 euro di salario. E’ la necessità che diventa disponibilità. E per quanto riguarda gli stipendi anche gli italiani non se la passano meglio a mio parere. Certo possono vantare la loro appartenenza ad una classe di cittadini più elevata, e da qui far discendere le loro rivendicazioni, che lo straniero con fatica comincia a fare sue. Il problema è nel lavoro, l’immigrazione è trattata come problema di sicurezza e di frontiere, dimenticando la forza della demografia, l’Italia è e sarà, a prescindere da tutto e tutti, un paese multietnico, quando riusciremo a uscire dal nostro pericoloso provincialismo ed euro centrismo, forse avremo l’umiltà di accettare a braccia aperte anche chi non si chiama Rossi o Brambilla per cognome. come ultima considerazione vale la pena di sottolineare gli scenari che ci vengono proposti, se noi auspichiamo unità dei lavoratori, la contro parte ci dice contratti individuali, questa è la partita..a presto
Ciao
Lo sò che molti immigrati sono costretti dalla necessità ad accettare condizioni inaccettabili (c’è da dire che comunque 100 euro di rimessa nei loro paesi di origine sovente valgono molto di più che in Italia); il problema, secondo me, sorge quando alcuni si “vantano” di tale situazione di schiavitù, facendo il gioco dei padroni, accusando di essere viziati gli italiani che non accettano tali condizioni. Questa mentalità da crumiri la vedo molto spesso anche tra gli italiani anziani che accusano i giovani di essere dei “viziati” perchè non accetterebbero i lavori senza diritti, precari e con stipendi da fame che ci sono ora. E’ innegabile poi che anche molti italiani giovani abbiano la mentalità da crumiri, infatti penso che una delle caratteristiche dell’italiano sia quella di “reclamare” i diritti leccando il culo al padrone. L’italiano spesso si affida alla raccomandazione, agli amici, ai parenti, ai conoscenti per acquisire “privatamente” dei diritti che sono concessi come privilegi. Spesso ha una mentalità familista, per cui non è capace ne di solidarietà ne di lotte collettive, tantomeno insieme agli immigrati. Per questo penso, come ho detto all’inizio, che “la bassezza della cultura della solidarietà sia collettiva” e indipendente da un’etnia. E’ solo una lotta al ribasso dove i padroni ci elargiscono una coperta sempre più piccola, e italiani e stranieri se la strappano e tirano l’uno dalle mani dell’altro, invece di combattere contro il vero potere finanziario-politico che ora si stà trasferendo verso l’Europa dei banchieri e dei burocrati non eletti. Gli Euroburocrati abbassano le frontiere per i movimenti di capitali e li innalzano per i movimenti di masse di persone. Gli stranieri, soprattutto clandestini, hanno uno status per cui sono facilemnte ricattabili e accettano qualsiasi condizione; in questo gioco al ribasso, dove ognuno pensa solo a sopravvivere, si abbassano i diritti e le garanzie collettive, e ci perdono tutti, italiani e stranieri. Il mantenimento della visione dello straniero come problema di sicurezza serve a molteplici scopi: 1-implementazioni di leggi come quelle della tolleranza zero; 2-mantenimento dello status di sottomissione dell’immigrato, cioè accettazione di qualsiasi condizione lavorativa per sopravvivere 3- guerra tra poveri tra italiani e stranieri 4- la paura dell’immigrato serve da capro espiatorio collettivo dei problemi originati in altre sedi finanziarie.
In queste condizioni, e con la mentalità collettiva molto poco sviluppata, pensare a lotte collettive italiani-stranieri contro finanzieri-eurocrati non eletti, sembra un’utopia che mai si realizzerà, ma è l’unica strada da seguire, e se non la si seguira penso proprio che i diritti di tutti andranno a farsi benedire.
ciao sono d’accordo su tutto tranne che nel razzismo al contrario di chi chiama “vizi” i diritti del lavoro acquisiti in 50 anni di lotte operaie e che adesso sono in fase di avanzato smantellamento dalla classe dirigente. essere definiti “viziati” da parte di un immigrato io la vedo come un’offesa profonda e un atto di crumiraggio, perchè vuol dire che l’immigrato si accontenta di uno stipendio e di diritti inferiori e stigmatizza l’italiano che ha raggiunto diritti e benessere più elevati. Questo è razzismo al contrario, è una competizione in cui gli ultimi (i clandestini) se la prendono con i penultimi (gli italiani) a tutto vantaggio dei primi (la classe dirigente). Chi non ha capito tali questioni fa solo il gioco dei padroni. In un paese, l’Italia, con gli stipendi e i diritti più bassi in Europa e dove le persone vivono del benessere virtuale a credito, con una precarietà e una disoccupazione dilagante, invece di abbassare i diritti dei “viziati” italiani si dovrebbero alzare I DIRITTI DI TUTTI, ogni discorso che divide tra italiani “viziati” e stranieri operosi E’ RAZZISTA in partenza, e fa trapelare solo l’odio dello straniero verso l’italiano; se si vuole l’integrazione sarà meglio lottare per I DIRITTI DI TUTTI anzichè solo del proprio gruppo etnico.Ma, visto la bassezza della cultura della solidarietà collettiva, questo è ancora la da venire…purtroppo.
Grazie del tuo intervento. Non mi sembra però che ci si debba scandalizzare molto se uno straniero abituato a canoni di vita evidentemente differenti, bolli come viziati, gli italiani. Non mi pare razzismo, ma una constatazione di un dato di realtà. Viziati non certo per i diritti sul lavoro, ma per uno stile di vita che come tu affermi giustamente si basa sull’effimero e il superfluo.
Da questo punto di vista credo che l’italiano medio sia un gran viziato, nel senso abituato a vivere al di sopra delle reali possibilità. Ovvio il discorso italiani viziati e stranieri operosi non regge, ma nemmeno italiani integerrimi e pronti al sacrificio e stranieri delinquenti. Sappiamo che la verità, cresce nei rapporti interpersonali che sfatano i miti della propaganda che ci vuole dividere, la strada è questa, fidarsi della propria esperienza senza delegare i nostri pensieri i mano di esperti e politici i cui fini non coincidono con la solidarietà collettiva. A presto
Grazie per la risposta, ma il problema è che il “viziati” rimane troppo generico; questo termine mi fa capire che molti stranieri hanno la mentalità da crumiri, che contribuiscono ad abbattere i diritti e il benessere acquisiti in anni di lotte, perchè disposti a lavorare per molti meno soldi, in condizioni di schiavitù totale e di sottomissione al padrone. Questi immigrati assumono su di se la mentalità padronale, che fanno propria, accuando gli italiani di essere privilegiati e “viziati”, per cui questi italiani dovrebbero vivere in 20 in un appartamento di 20 metri quadrati come fanno loro, e avere uno stipendio di 600 euro al mese per un lavoro di 16 ore al giorno come fanno loro, e se gli italiani non lo accettano allora gli stranieri, abituati a regimi dittatoriali nei loro paesi, li etichettano come viziati. Non accetto questo discorso. Ti ripeto che è una mentalità reazionaria che va combattuta in una certa fascia di stranieri. Infatti non è solo per il fatto che siano stranieri che tutto ciò che dicono sia condivisibile. Alcune cose sono molto reazionarie. Inoltre riguardo allo stile di vita che tanto disprezzano nell’italiano ma a cui tanto aspirano (sennò non verrebbero nei nostri paesi), si potrebbero citare gli stessi immigrati che, pur vivendo quasi in povertà, non ci pensano due volte a fare debiti per comprarsi l’ultimo telefonino o l’ultimo modello di tv lcd con annesso lettove dvd oblu ray. In Brasile, dove muoiono di fame e vivono nelle capanne, milioni di persone hanno l’antenna satellitare sopra la loro capanna di paglia. Come vedi le cose sono molto più sfumate di quelli che vogliono dividere gli italiani dagli stranieri; questi sono solo dei razzisti reazionari che fanno il gioco dei padroni. Come ho detto, i diritti devono essere difesi per tutti SENZA DISTINZIONI.
Buongiorno, grazie ancora per portare avanti il discorso, sicuramente molto complesso. La realtà è certamente sfumata, condivido il discorso diritti per tutti senza distinzioni, anche se in effetti è una rivendicazione generica, ma che diciamo rende l’idea. Io penso che un buon trampolino di rilancio per questo paese sia l’unità nel lavoro, stranieri e italiani, in fondo già sono uniti da un’identità precaria, passami il termine. E’ probabile che molti stranieri abbiano la mentalità da crumiri, ma del resto anche molti italiani,e questo è innegabile e sebbene entrambi concorrano a render più fragile una certa unitarietà di intenti di chi lavora, lo straniero può avere come attenuante, il fatto di essere costretto a tutto, anche dalla clandestinità, creata ad hoc, per sfruttare il loro lavoro, pur di poter inviare anche quei 100 euro, se ci riesce è bravo, al paese di provenienza.
Ti ricordo poi, che vivere in 20 in un appartamento non è certo una scelta ne tanto meno i 600 euro di salario. E’ la necessità che diventa disponibilità. E per quanto riguarda gli stipendi anche gli italiani non se la passano meglio a mio parere. Certo possono vantare la loro appartenenza ad una classe di cittadini più elevata, e da qui far discendere le loro rivendicazioni, che lo straniero con fatica comincia a fare sue. Il problema è nel lavoro, l’immigrazione è trattata come problema di sicurezza e di frontiere, dimenticando la forza della demografia, l’Italia è e sarà, a prescindere da tutto e tutti, un paese multietnico, quando riusciremo a uscire dal nostro pericoloso provincialismo ed euro centrismo, forse avremo l’umiltà di accettare a braccia aperte anche chi non si chiama Rossi o Brambilla per cognome. come ultima considerazione vale la pena di sottolineare gli scenari che ci vengono proposti, se noi auspichiamo unità dei lavoratori, la contro parte ci dice contratti individuali, questa è la partita..a presto
Ciao
Lo sò che molti immigrati sono costretti dalla necessità ad accettare condizioni inaccettabili (c’è da dire che comunque 100 euro di rimessa nei loro paesi di origine sovente valgono molto di più che in Italia); il problema, secondo me, sorge quando alcuni si “vantano” di tale situazione di schiavitù, facendo il gioco dei padroni, accusando di essere viziati gli italiani che non accettano tali condizioni. Questa mentalità da crumiri la vedo molto spesso anche tra gli italiani anziani che accusano i giovani di essere dei “viziati” perchè non accetterebbero i lavori senza diritti, precari e con stipendi da fame che ci sono ora. E’ innegabile poi che anche molti italiani giovani abbiano la mentalità da crumiri, infatti penso che una delle caratteristiche dell’italiano sia quella di “reclamare” i diritti leccando il culo al padrone. L’italiano spesso si affida alla raccomandazione, agli amici, ai parenti, ai conoscenti per acquisire “privatamente” dei diritti che sono concessi come privilegi. Spesso ha una mentalità familista, per cui non è capace ne di solidarietà ne di lotte collettive, tantomeno insieme agli immigrati. Per questo penso, come ho detto all’inizio, che “la bassezza della cultura della solidarietà sia collettiva” e indipendente da un’etnia. E’ solo una lotta al ribasso dove i padroni ci elargiscono una coperta sempre più piccola, e italiani e stranieri se la strappano e tirano l’uno dalle mani dell’altro, invece di combattere contro il vero potere finanziario-politico che ora si stà trasferendo verso l’Europa dei banchieri e dei burocrati non eletti. Gli Euroburocrati abbassano le frontiere per i movimenti di capitali e li innalzano per i movimenti di masse di persone. Gli stranieri, soprattutto clandestini, hanno uno status per cui sono facilemnte ricattabili e accettano qualsiasi condizione; in questo gioco al ribasso, dove ognuno pensa solo a sopravvivere, si abbassano i diritti e le garanzie collettive, e ci perdono tutti, italiani e stranieri. Il mantenimento della visione dello straniero come problema di sicurezza serve a molteplici scopi: 1-implementazioni di leggi come quelle della tolleranza zero; 2-mantenimento dello status di sottomissione dell’immigrato, cioè accettazione di qualsiasi condizione lavorativa per sopravvivere 3- guerra tra poveri tra italiani e stranieri 4- la paura dell’immigrato serve da capro espiatorio collettivo dei problemi originati in altre sedi finanziarie.
In queste condizioni, e con la mentalità collettiva molto poco sviluppata, pensare a lotte collettive italiani-stranieri contro finanzieri-eurocrati non eletti, sembra un’utopia che mai si realizzerà, ma è l’unica strada da seguire, e se non la si seguira penso proprio che i diritti di tutti andranno a farsi benedire.
ciao sono d’accordo su tutto tranne che nel razzismo al contrario di chi chiama “vizi” i diritti del lavoro acquisiti in 50 anni di lotte operaie e che adesso sono in fase di avanzato smantellamento dalla classe dirigente. essere definiti “viziati” da parte di un immigrato io la vedo come un’offesa profonda e un atto di crumiraggio, perchè vuol dire che l’immigrato si accontenta di uno stipendio e di diritti inferiori e stigmatizza l’italiano che ha raggiunto diritti e benessere più elevati. Questo è razzismo al contrario, è una competizione in cui gli ultimi (i clandestini) se la prendono con i penultimi (gli italiani) a tutto vantaggio dei primi (la classe dirigente). Chi non ha capito tali questioni fa solo il gioco dei padroni. In un paese, l’Italia, con gli stipendi e i diritti più bassi in Europa e dove le persone vivono del benessere virtuale a credito, con una precarietà e una disoccupazione dilagante, invece di abbassare i diritti dei “viziati” italiani si dovrebbero alzare I DIRITTI DI TUTTI, ogni discorso che divide tra italiani “viziati” e stranieri operosi E’ RAZZISTA in partenza, e fa trapelare solo l’odio dello straniero verso l’italiano; se si vuole l’integrazione sarà meglio lottare per I DIRITTI DI TUTTI anzichè solo del proprio gruppo etnico.Ma, visto la bassezza della cultura della solidarietà collettiva, questo è ancora la da venire…purtroppo.
Grazie del tuo intervento. Non mi sembra però che ci si debba scandalizzare molto se uno straniero abituato a canoni di vita evidentemente differenti, bolli come viziati, gli italiani. Non mi pare razzismo, ma una constatazione di un dato di realtà. Viziati non certo per i diritti sul lavoro, ma per uno stile di vita che come tu affermi giustamente si basa sull’effimero e il superfluo.
Da questo punto di vista credo che l’italiano medio sia un gran viziato, nel senso abituato a vivere al di sopra delle reali possibilità. Ovvio il discorso italiani viziati e stranieri operosi non regge, ma nemmeno italiani integerrimi e pronti al sacrificio e stranieri delinquenti. Sappiamo che la verità, cresce nei rapporti interpersonali che sfatano i miti della propaganda che ci vuole dividere, la strada è questa, fidarsi della propria esperienza senza delegare i nostri pensieri i mano di esperti e politici i cui fini non coincidono con la solidarietà collettiva. A presto
Grazie per la risposta, ma il problema è che il “viziati” rimane troppo generico; questo termine mi fa capire che molti stranieri hanno la mentalità da crumiri, che contribuiscono ad abbattere i diritti e il benessere acquisiti in anni di lotte, perchè disposti a lavorare per molti meno soldi, in condizioni di schiavitù totale e di sottomissione al padrone. Questi immigrati assumono su di se la mentalità padronale, che fanno propria, accuando gli italiani di essere privilegiati e “viziati”, per cui questi italiani dovrebbero vivere in 20 in un appartamento di 20 metri quadrati come fanno loro, e avere uno stipendio di 600 euro al mese per un lavoro di 16 ore al giorno come fanno loro, e se gli italiani non lo accettano allora gli stranieri, abituati a regimi dittatoriali nei loro paesi, li etichettano come viziati. Non accetto questo discorso. Ti ripeto che è una mentalità reazionaria che va combattuta in una certa fascia di stranieri. Infatti non è solo per il fatto che siano stranieri che tutto ciò che dicono sia condivisibile. Alcune cose sono molto reazionarie. Inoltre riguardo allo stile di vita che tanto disprezzano nell’italiano ma a cui tanto aspirano (sennò non verrebbero nei nostri paesi), si potrebbero citare gli stessi immigrati che, pur vivendo quasi in povertà, non ci pensano due volte a fare debiti per comprarsi l’ultimo telefonino o l’ultimo modello di tv lcd con annesso lettove dvd oblu ray. In Brasile, dove muoiono di fame e vivono nelle capanne, milioni di persone hanno l’antenna satellitare sopra la loro capanna di paglia. Come vedi le cose sono molto più sfumate di quelli che vogliono dividere gli italiani dagli stranieri; questi sono solo dei razzisti reazionari che fanno il gioco dei padroni. Come ho detto, i diritti devono essere difesi per tutti SENZA DISTINZIONI.
Buongiorno, grazie ancora per portare avanti il discorso, sicuramente molto complesso. La realtà è certamente sfumata, condivido il discorso diritti per tutti senza distinzioni, anche se in effetti è una rivendicazione generica, ma che diciamo rende l’idea. Io penso che un buon trampolino di rilancio per questo paese sia l’unità nel lavoro, stranieri e italiani, in fondo già sono uniti da un’identità precaria, passami il termine. E’ probabile che molti stranieri abbiano la mentalità da crumiri, ma del resto anche molti italiani,e questo è innegabile e sebbene entrambi concorrano a render più fragile una certa unitarietà di intenti di chi lavora, lo straniero può avere come attenuante, il fatto di essere costretto a tutto, anche dalla clandestinità, creata ad hoc, per sfruttare il loro lavoro, pur di poter inviare anche quei 100 euro, se ci riesce è bravo, al paese di provenienza.
Ti ricordo poi, che vivere in 20 in un appartamento non è certo una scelta ne tanto meno i 600 euro di salario. E’ la necessità che diventa disponibilità. E per quanto riguarda gli stipendi anche gli italiani non se la passano meglio a mio parere. Certo possono vantare la loro appartenenza ad una classe di cittadini più elevata, e da qui far discendere le loro rivendicazioni, che lo straniero con fatica comincia a fare sue. Il problema è nel lavoro, l’immigrazione è trattata come problema di sicurezza e di frontiere, dimenticando la forza della demografia, l’Italia è e sarà, a prescindere da tutto e tutti, un paese multietnico, quando riusciremo a uscire dal nostro pericoloso provincialismo ed euro centrismo, forse avremo l’umiltà di accettare a braccia aperte anche chi non si chiama Rossi o Brambilla per cognome. come ultima considerazione vale la pena di sottolineare gli scenari che ci vengono proposti, se noi auspichiamo unità dei lavoratori, la contro parte ci dice contratti individuali, questa è la partita..a presto
Ciao
Lo sò che molti immigrati sono costretti dalla necessità ad accettare condizioni inaccettabili (c’è da dire che comunque 100 euro di rimessa nei loro paesi di origine sovente valgono molto di più che in Italia); il problema, secondo me, sorge quando alcuni si “vantano” di tale situazione di schiavitù, facendo il gioco dei padroni, accusando di essere viziati gli italiani che non accettano tali condizioni. Questa mentalità da crumiri la vedo molto spesso anche tra gli italiani anziani che accusano i giovani di essere dei “viziati” perchè non accetterebbero i lavori senza diritti, precari e con stipendi da fame che ci sono ora. E’ innegabile poi che anche molti italiani giovani abbiano la mentalità da crumiri, infatti penso che una delle caratteristiche dell’italiano sia quella di “reclamare” i diritti leccando il culo al padrone. L’italiano spesso si affida alla raccomandazione, agli amici, ai parenti, ai conoscenti per acquisire “privatamente” dei diritti che sono concessi come privilegi. Spesso ha una mentalità familista, per cui non è capace ne di solidarietà ne di lotte collettive, tantomeno insieme agli immigrati. Per questo penso, come ho detto all’inizio, che “la bassezza della cultura della solidarietà sia collettiva” e indipendente da un’etnia. E’ solo una lotta al ribasso dove i padroni ci elargiscono una coperta sempre più piccola, e italiani e stranieri se la strappano e tirano l’uno dalle mani dell’altro, invece di combattere contro il vero potere finanziario-politico che ora si stà trasferendo verso l’Europa dei banchieri e dei burocrati non eletti. Gli Euroburocrati abbassano le frontiere per i movimenti di capitali e li innalzano per i movimenti di masse di persone. Gli stranieri, soprattutto clandestini, hanno uno status per cui sono facilemnte ricattabili e accettano qualsiasi condizione; in questo gioco al ribasso, dove ognuno pensa solo a sopravvivere, si abbassano i diritti e le garanzie collettive, e ci perdono tutti, italiani e stranieri. Il mantenimento della visione dello straniero come problema di sicurezza serve a molteplici scopi: 1-implementazioni di leggi come quelle della tolleranza zero; 2-mantenimento dello status di sottomissione dell’immigrato, cioè accettazione di qualsiasi condizione lavorativa per sopravvivere 3- guerra tra poveri tra italiani e stranieri 4- la paura dell’immigrato serve da capro espiatorio collettivo dei problemi originati in altre sedi finanziarie.
In queste condizioni, e con la mentalità collettiva molto poco sviluppata, pensare a lotte collettive italiani-stranieri contro finanzieri-eurocrati non eletti, sembra un’utopia che mai si realizzerà, ma è l’unica strada da seguire, e se non la si seguira penso proprio che i diritti di tutti andranno a farsi benedire.