Il giornalista non finisce il suo lavoro quando ha terminato l’articolo, butta via la penna, e sospira sollevato: per oggi basta. Nel mondo non esiste una “chiusura”, come nelle redazioni. Il giornale esce, ma il mondo va avanti ed il giornalista, quello vero, già osserva e guarda al domani, al dopodomani, cerca la prossima “materia”, quel misterioso condensato di propositi e incidenti, di tragedie che colpiscono i popoli e di smorfie della stupidità, di intrighi umani e concatenazioni del Caso, in ogni istante, dappertutto nel mondo. Scrivere sui giornali è una condizione, una condizione nervosa.
Di solito preferisco il giornalismo che assomiglia alla poesia, piuttosto che la poesia che assomiglia al giornalismo…Amo quella tensione nervosa, amo quell’istante in cui sento di essere riuscito a catturare qualcosa del tempo che scorre.
SA’NDOR MA’RAI