
L’accordo per il disegno di legge svuota carceri fra il Guardasigilli Alfano e il Ministro dell’interno Maroni si è trovato. Almeno per adesso e sulla pelle dei carcerati, in barba ad una decisione umanitaria sana e di buon senso, il governo si ricompatta chiaramente, aprendo le carceri, ma non è un indulto, e provando a smaltire all’esterno quell’umanità schiacciata che è la popolazione carceraria italiana. Ma cosa prevede di svuotare concretamente questo disegno legge?
Se per chi non mastica il problema si sembra essere arrivati ad una soluzione, per chi invece conosce la realtà del sistema penitenziario italiano l’atmosfera appare peggiore di quello che potrebbe essere, e cioè intrisa di fumo di propaganda e di mancanza di volontà di portare avanti decisioni che sarebbero teoricamente scontate se si tenesse conto almeno del dettato costituzionale. Ma se la Costituzione si calpesta fuori, figuriamoci in carcere.
E in fondo all’italiano medio che gli interessa? Tutto in effetti parte da qui. Dal disinteresse pressoché totale del popolo italiano per la condizione di vita dei carcerati. Troppo sottile il nesso che la libertà altrui vale la propria, troppo risibile di conoscenza e approfondimento: i problemi della vita reali più contingenti di un rimorso civile che difficilmente si prova verso chi, secondo l’attuale legislazione, ha sbagliato percorso.
Veniamo ai fatti, perché con tutti i problemi del paese, questo governo si è messo a pensare a un disegno di legge svuota carceri?
Semplicemente perché con l’attuale mole di leggi repressive introdotte recentemente, dal Pacchetto Sicurezza che criminalizza l’immigrazione, al testo sugli stupefacenti che aumenta le pene detentive, alla ex Cirielli che mentre abbassa i tempi per la prescrizione, alza le pene per i recidivi, le prigioni d’Italia sono colme, anzi, stracolme come non lo sono mai state dal dopoguerra ad oggi. Si arriverà a 70 mila detenuti nel prossimo anno molto probabilmente.

E se ci si ricorda di quel detenuto slavo che l’anno scorso aveva ottenuto un rimborso perché la sua detenzione era stata espiata ledendo la propria umanità, con un risarcimento di 1000 simbolici euro, verrebbe da domandarsi ma tutti gli altri non avrebbero diritto al medesimo risarcimento? La risposta è senz’altro si. Sarebbero in effetti circa 70 milioni di euro di multa e un bell’esempio nei riguardi della comunità internazionale per un paese che si considera Stato di diritto. Senza pensare al fatto che la metà dei carcerati sono in attesa di giudizio. Per molti di loro, la detenzione prima del processo si configura sempre più spesso come una palese violazione del diritto alla difesa.
Allora si vara un piano carcere, ma si sa, con la campagna anti indulto che si è fatta al tempo di Prodi, per poi firmare appena vennero inseriti i reati dei colletti bianchi, bisogna andare cauti a svuotare le galere per non sentirsi rinfacciare quello che si è rinfacciato senza scrupolo nel 2006.
E allora esaminiamo punto per punto quanto deciso seguendo quanto riportato dal GIORNALE di ieri:
L’ultimo anno di pena potrà essere scontato a casa, ma senza alcun automatismo: deciderà il magistrato di sorveglianza, caso per caso, sulla base di una relazione sulla condotta del detenuto presentata dall’istituto penitenziario, il magistrato deciderà se concedere la detenzione a casa. Nella valutazione peserà anche l’idoneità del domicilio dell’imputato.

Senza automatismo, insomma il Magistrato di Sorveglianza, che è quello incaricato di giudicare gli eventuali sconti di pena finalizzati al reinserimento, continuerà a fare quello che ha sempre fatto e cioè giudicare quanto il carcere sia servito a modificare le predisposizioni criminali dell’individuo per poterlo rimandare fra i cittadini. Sottolineo anche il fatto dell’idoneità del domicilio: innanzitutto sarà difficile trovare persone che domicilio lo hanno, verificare che sia anche idoneo significa resettare un provvedimento di svuotamento verso un’azione irrisoria di semplice scarcerazione di quei carcerati già più fortunati degli altri per avere all’esterno una rete solidale. E gli stranieri che sono la metà dei detenuti? Per loro normalmente le pene alternative non valgono proprio per lo stesso motivo, perché anche se ne avessero diritto, senza una casa dove si può andare agli arresti domiciliari? Quanto si parla di discriminazione legislativa.
E viene stralciato l’articolo che prevedeva la sospensione del processo, con la «messa in prova» presso i servizi sociali, per gli imputati di reati minori, puniti con la pena pecuniaria o con pene detentive non superiori a tre anni.
Questo significa seguire la linea della Tolleranza Zero, verso persone che per reati minori finiscono in carcere e magari lì imparano a fare il salto di qualità nel mondo della delinquenza. La messa alla prova sarebbe invece uno di questi dispositivi ( attualmente usato solo nella giustizia minorile) che se adottato con buon senso potrebbe davvero essere il cardine di future politiche penali meno repressive e più solidali. Anche perché nessuno può sostenere che il carcere rieduchi e i tassi di recidiva di chi è uscito alla prova sono nettamente inferiori a chi si trova libero da un giorno all’altro. E i motivi sono scontati.
[…] La Lega, infatti, contesta il fatto che la possibilità di scontare l’ultimo anno ai domiciliari sia permanente. E tra le ipotesi di nuove modifiche ci sarebbe quella di prevedere solo una misura «a tempo», valida fino al 31 dicembre del 2012. Il governo avrebbe così il tempo di realizzare la costruzione di nuovi edifici e padiglioni per 21.479 posti, di cui 11.500 entro la fine del 2011. Il ddl, spiega Caliendo, «avrà un effetto ridotto, ma va letto in relazione al Piano carceri».
La Lega contesta. Partiamo da qui: la Lega contesta che la possibilità di scontare l’ultimo anno ai domiciliari sia permanente. Perfetto continuiamo a lasciare soli a se stessi i detenuti che escono di galera per poi vederli tornare di fretta dietro le sbarre, al primo sgarro alla legalità, fatto per campare.
E soprattutto il piano carceri che concrete possibilità ha di essere perseguito dal punto di vista economico e politico?
Come si è fallito nel 2006 dopo l’indulto nel prevedere misure idonee per evitare un naturale e fisiologico risovraffollamento, visto le leggi repressive in vigore, quegli 11.550 posti entro il 2011 saranno solo un altro pò di fumo negli occhi?
Il problema carcere e sovraffollamento non si risolve costruendo nuovi istituti per chi viola la legge, si risolve assumendo un impianto legislativo meno severo con i deboli e più intollerante coi forti.
Ma questo in Italia sembra essere impossibile.
SEMPRE SUL CARCERE SUL SECOLO 21:
Trovate su Gente, cito le constatazioni di Franco Ionta, commissario straordinario per l’emergenza penitenziaria:
Il piano del governo per affrontare l’emergenza carceri poggia su tre aree di intervento: edilizia penitenziaria, incremento degli organici di polizia penitenziaria, misure per ridurre la carcerazione. Oggi i detenuti nei 206 istituti penitenziari sono 67.542 con un incremento mensile di 700 persone, divenuto inarrestabile subito dopo l’indulto (agosto 2006), che ridusse i detenuti a 30.005. Le persone che si trovano oggi a scontare pene inferiori ai 12 mesi sono 10.741, di cui 5.694 italiane, 790 stranieri comunitari e 3.987 extracomunitari. Il disegno di legge sulla detenzione domiciliare presentato dal ministro della Giustizia il 10 marzo esclude i soggetti che scontano pene per reati gravi e persone pericolose. Per chi evaderà dal domicilio nell’ultimo anno di detenzione è previsto un aumento di pena. Per accedere ai domiciliari bisogna avere un domicilio certo e, poiché gli extracomunitari che ne sono in possesso sono 2.936, a usufruire del provvedimento saranno 9.500 persone su tutto il territorio nazionale.
Trovate su Gente, cito le constatazioni di Franco Ionta, commissario straordinario per l’emergenza penitenziaria:
Il piano del governo per affrontare l’emergenza carceri poggia su tre aree di intervento: edilizia penitenziaria, incremento degli organici di polizia penitenziaria, misure per ridurre la carcerazione. Oggi i detenuti nei 206 istituti penitenziari sono 67.542 con un incremento mensile di 700 persone, divenuto inarrestabile subito dopo l’indulto (agosto 2006), che ridusse i detenuti a 30.005. Le persone che si trovano oggi a scontare pene inferiori ai 12 mesi sono 10.741, di cui 5.694 italiane, 790 stranieri comunitari e 3.987 extracomunitari. Il disegno di legge sulla detenzione domiciliare presentato dal ministro della Giustizia il 10 marzo esclude i soggetti che scontano pene per reati gravi e persone pericolose. Per chi evaderà dal domicilio nell’ultimo anno di detenzione è previsto un aumento di pena. Per accedere ai domiciliari bisogna avere un domicilio certo e, poiché gli extracomunitari che ne sono in possesso sono 2.936, a usufruire del provvedimento saranno 9.500 persone su tutto il territorio nazionale.