Città vecchia o vecchia città? Quanto ci costano alpini e videosorveglianza.

Quanto costa la sicurezza dei genovesi? La riflessione del Secolo 21 comincia da questa domanda.

Genovesi a passeggio in piazza.

Viviamo in una società vecchia e decadente, la cui conduzione seppur sgradevole, è inevitabilmente connessa alla composizione demografica del paese. Un paese guidato da vecchi è un paese che non ha le basi per aprirsi al futuro, ma ne ritarda il confronto, rimanda la vera analisi dei bisogni, perché un conto è avere una vita di fronte, un conto è averla già vissuta.

Le prospettive sono ovviamente differenti e si dividono fra chi ha la speranza di migliorare e chi ha la paura di peggiorare.

In questo contesto, l’Italia diventa l’ombra del paese gaudente e pieno di iniziativa che era e si trasforma nel paese dove il sospetto, la paura del prossimo e la certezza che il futuro riservi solo carte perdenti, si diffondono anche fra i giovani, i più disillusi, per i quali le cose andranno sempre come sono andate. Dead man walking. Nel frattempo il cemento che lega la società Italiana, dall’altruismo e la solidarietà si è tramutato in diffidenza e menefreghismo, si è smarrita la voglia di identificarsi negli ultimi e si bada per bene ad assicurarsi quel che resta sul tavolo, manco le briciole, per intendersi, ma il film intanto è finito. E prima si alza il sipario, prima si può cominciare a ragionare sull’avvenire.

Nella città di Genova, sesta città d’Italia, secondo i dati raccolti nel 2009 dal Comune, i giovani dai 18 ai 24 anni sono 53.259, mentre la popolazione residente al di sopra dei 65 anni risulta essere di 164 mila persone. Nella maggioranza sono queste le persone che numericamente svolgono il ruolo di traino dell’opinione pubblica cittadina. Silenziosi, ma numerosi. E pervicaci nel sostenere le loro tesi, purtroppo spesso e volentieri vincolate e prone al clima di terrore che vige nel paese.

Il grafico di seguito mostra come l’opinione pubblica e la sua percezione  (linea gialla) venga influenzata dal racconto dei mass media ( linea rossa), mentre i crimini e cioè quel che dovrebbe generare più angoscia, rimangono sostanzialmente invariati nel tempo (linea azzurra).

Un terrore, insomma, ed è paradossale, che non ha fondamento nel incremento della criminalità, ma nella sua rappresentazione ritmata e strumentalizzata dal mondo dell’informazione e dalla politica:

entrambi procedono per categorie, semplificano, offrendo la soluzione che richiede meno dispendio, sia da prima pagina o da comizio, sempre e comunque quella in cui la società civile deve svolgere il ruolo minore, affrancata proprio dai doveri civili ( tra gli altri non secondario è il sostenere chi si ha alle spalle) osservatrice passiva, insomma, fine a se stessa.

Una società civile invece che in contesto diverso e più sano, dovrebbe puntare a rivelarsi l’attore che promuove accanto a se stesso catene di solidarietà piuttosto che d’individualismo. In caso contrario, forse non ha nemmeno più senso definirla società civile. La delinquenza, d’altro canto, la microcriminalità, rimane dunque sostanzialmente inalterata, stabile, è sempre la sua rappresentazione che viene amplificata oltre il concreto e su questa dilatazione irreale nasce e prolifera la paura trasversale di una società, dove l’isolamento sociale e la mass mediatizzazione della vita hanno un ruolo preponderante nella costruzione dell’insicurezza quotidiana.
E qual’è il corredo che accompagna e rende concreta tale paura e insicurezza?

Strade pulite: ronda di alpini in Via Ravecca. Le loro passeggiate ci costano ormai quasi 1 milione di euro.

Si parte dalla militarizzazione del territorio, con il progetto Strade Pulite”, voluto dal Ministro La Russa che ad oggi, per l’intervento di 40 alpini, dopo 1 anno e 4 mesi, costa ai contribuenti 928 mila euro.

Ma aumentano la percezioni di sicurezza si dirà.

Sulla stessa linea d’onda, a fronte delle 5 mila e passa telecamere presenti in città (1 ogni 120 genovesi)  gli investimenti del Comune nella videosorveglianza:

Area videosorvegliata. Spesa a carico del Comune 350 mila euro più manutenzione.

sono di 350 mila euro e circa 20 mila, stimati annualmente, per la manutenzione. Il tutto per la somma di 90 telecamere per i municipi e altre 10 mobili in prestito alla polizia giudiziaria e al reparto ambiente e territorio.

Anche le telecamere si dirà aumentano la percezione di sicurezza. Ma il dimostrare che siano veramente efficaci nel contrasto del crimine è tutto un altro paio di maniche. E nonostante ciò si perferisce investire nel semplice piuttosto che programmare nel lungo periodo.(Per approfondimento sulle conseguenze sociali della videosorveglianza)

E allora ci si rende conto che forse la sicurezza fine a se stessa è un business molto proficuo. Non la realtà, ma la sua percezione si ripercuote sulle nostre vite. E qui si può intravedere un meccanismo irrazionale, ma allo stesso tempo ben congegnato.

Un meccanismo fatto di schermi, i palcoscenici di ogni rappresentazione legittimata dall’opinione pubblica, i narratori dall’autorevolezza incontrastata del ventunesimo secolo. Gli schermi. Della televisione, che ci racconta un mondo di ansia, crimine e dissesto sociale e quelli delle telecamere che con la loro stessa presenza confermano la tesi di partenza: un mondo di ansia, crimine e dissesto sociale. Gestito e domato grazie alla presenza dei militari che chiudono il cerchio fra gli schermi televisivi e quelli della videosorveglianza, diventando i paladini di un mondo sicuro, ma costruito sull’artificio, di un mondo dove alla sicurezza dei diritti si è sostituito il diritto alla sicurezza. ( Citazione di Alessandro Baratta).

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