Cesare Battisti, Speranzon e la libertà d’espressione.

Leggendo le notizie proposte dai social media come tanti lettori digitali mi sono imbattuto in questa notizia veneta dal sapore vagamente apocalittico e  fascistoide ( mi ricorda un che del Millan Astray generale falangista che nel 1936, durante la guerra civile spagnola, provocato dai ragionamenti di Miguel de Unamuno esordì con la frase: “Abbasso l’intelligenza e viva la morte“).

Cesare Battisti, ex militante dei Proletari armati per il comunismo. Ora in Brasile per evitare le sentenze della magistratura italiana.

Ecco la notizia: Da Venezia partono i roghi di libri. Non è possibile mi chiedo e cerco di approfondire. Che la storia marci all’indietro? Scorrendo il sito che propone questa spaventevole possibilità capisco che l’attrito è scaturito da uno dei tanti casi insolventi degli anni di piombo: il caso Battisti, Cesare Battisti.
Cesare Battisti, per chi non lo conoscesse era un militante dei PAC, proletari armati per il comunismo, una delle organizzazioni della galassia dell’eversione di sinistra negli anni settanta. Questa persona evaso dalla galere italiane, si è rifugiato prima in Francia e recentemente in Brasile. Dal quale spera di non essere estradato per non scontare l’ergastolo che la magistratura italiana gli ha inflitto a  causa di 4 omicidi commessi, uno in concorso morale, tra il giugno 1978 e l’aprile 1979.

Ma torniamo al rogo dei libri di Venezia, citando il sito wumingfoundation:

L’assessore alla cultura della provincia di Venezia, l’ex-missino-oggi-berlusconiano Speranzon, ha accolto il suggerimento di un suo collega di partito e intimerà alle biblioteche del veneziano di:

rimuovere dagli scaffali i libri di tutti gli autori che nel 2004 firmarono un appello dove si chiedeva la scarcerazione di Cesare Battisti;

rinunciare a organizzare iniziative con tali scrittori (vanno dichiarati “persone sgradite”, dice).

Il bibliotecario che non accetterà il diktat “se ne assumerà la responsabilità”.
Si allude forse al congelamento di fondi, al mancato patrocinio delle iniziative, al mobbing, a campagne stampa ostili?
La proposta ha avuto il plauso del COISP, un sindacato di polizia. Così il bibliotecario ci pensa due volte, prima di mettersi contro l’ente locale e le forze dell’ordine.
Una cricca di “sinceri democratici” si sta già muovendo per estendere la cosa a tutto il Veneto, ed è probabile che l’iniziativa venga emulata oltre i confini regionali.

L’autore dell’articolo prosegue poi enumerando tutte le categorie che a suo parere dovrebbero reagire a questo abominio: bibliotecari, lettori, scrittori, editori, ed infine i blogger.

Eccomi dunque qui a raccogliere necessariamente la staffetta in nome della libertà di pensiero. Non condivido la tua idea ma mi  batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerla. Riassumendo secoli e secoli di dibattiti sulla libertà del pensiero, insomma.

Precisando che dietro questa sparata che il giovane e speranzoso Speranzon si poteva certo evitare, resta comunque la palude del caso Battisti, un assassino a tutti gli effetti che negli anni di piombo, di piombo ne ha distribuito tanto. I firmatari dell’appello in favore del diniego alla sua estradizione avranno le loro ragioni, fra le quali non secondaria, l’irresistibile romanticismo di essere un rivoluzionario: gli altri sparano e ammazzano, ma se poi si dicono rivoluzionari, che la violenza si stemperi e possa calare calda la mano protettiva degli intellettuali. Questa spiegazione però nel 2011 non regge.

Perché sebbene la democrazia sia (come tutte le forme di governo dell’uomo sull’uomo) essenzialmente violenta, rimane comunque la forma migliore alla quale la società attuale può pretendere di aspirare. La si può certo migliorare costantemente.  La si deve anzi migliorare costantemente, perché questo richiede l’esercizio della democrazia da parte di un popolo. Popolo che se formato da cittadini emancipati, cioè ben informati dei loro interessi e indipendenti economicamente dallo Stato, agisce al meglio per la stessa tutela della democrazia. Per finire, questa digressione democratica, un’ultima cosa: la democrazia si sostanzia ogni qual volta le regole che la compongono si concretizzano nel dirimere le vicissitudini e le conflittualità strutturali degli aggregati umani complessi. E l’Italia da questo punto di vista è certo un ottimo esempio.

In questo caso il conflitto può essere così brevemente riassunto: da una parte c’è un esule volontario, nel senso che fugge per evitare una giustizia che ritiene appartenere ad uno Stato di non diritto, che rifiuta quindi di poter ritenere valide le sentenze che lo condannano per i crimini (efferati) commessi in nome del comunismo, dall’altra parte la magistratura italiana che naturalmente, al contrario di Battisti, assume di agire all’interno di uno Stato di diritto e pretende che i propri atti giudiziari siano riconosciuti da un paese terzo, come il Brasile, e infine, seguendo le regole democratiche, cioè esprimendo liberamente il proprio pensiero, senza nuocere al prossimo, c’è un’azione di lobby di persone, che pensano che Battisti abbia ragione e con un appello ne condividono le cause.

In questo momento Speranzon poteva dire benissimo: “Sono assolutamente contrario ai motivi che hanno spinto i firmatari a sottoscrivere l’appello e non comprerò più un loro libro.” Sarebbe stato perfetto. Anzi un perfetto esempio di quel che sia la democrazia.

Invece Speranzon parlando da amministratore pubblico e non come semplice cittadino, pronuncia parole e minaccia azioni che diventano un’intrusione nel meccanismo per il quale in democrazia ognuno può esprimere le proprie convinzioni, senza essere per esse discriminato.

Mi sembra  proprio il caso di dire: “Speranzon, si spera che tu possa continuare ad avere le tue idee mentre gli altri si possano continuare a fare le proprie.”

Speranzon e il rogo dei libri. Visto da Andrea Bodon.


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14 risposte a “Cesare Battisti, Speranzon e la libertà d’espressione.”

    1. Buonasera,
      purtroppo le conosco e non le condivido, mi convincono davvero poco. Il che con il giornalismo non c’entra molto. Comunque le cito parte dell’ultima risposta all’ultima domanda del dossier che mi ha voluto proporre, e le ripeto, già conoscevo:
      Quanto agli accusatori, che gridano a squarciagola “dagli all’assassino!”, osservino le proprie mani. Sono abbondantemente macchiate di sangue. Hanno applaudito un poco tutto, a cominciare dai bombardamenti su Belgrado, fino ad arrivare alle stragi in Libano e a Gaza. Si sono arrossate negli applausi a “missioni umanitarie” condite da massacri. Hanno dato il via libera all’eliminazione sociale dei soggetti deboli, sul mercato del lavoro. Davvero, oggi, i “nemici dell’umanità” si chiamano Battisti o Petrella?
      Questo mi sembra un esempio nocivo di qualunquismo generalista, che dimentica le responsabilità individuali e confonde chi legge introducendo il discorso bombardamenti e mercato del lavoro. Che c’entrano con Battisti me lo potrebbe spiegare? Pensando poi che tutti quelli che gridano a squarciagola:”Dagli all’assassino” abbiano applaudito per queste “missioni umanitarie” mi pare lei commetta l’errore di fare di alcuni esempi l’opinione pubblica nella sua complessità.
      La ringrazio comunque del suo intervento. Quando vuole approfondire il discorso su queste pagine troverà sempre spazio.
      Cordialità

  1. i libri servono per essere letti e consultati. i libri insegnano a farci una nostra opinione. bruciare un libro significa privare i tuoi figli della possibilità di farsi un opinione. pare che il problema del futuro non preoccupi molto i berlusconiani poichè sono troppo impegnati a soddisfare il loro bisogno di potere. bisogno che sorge dalle frustrazioni giovanili legate al fatto che non sono stati in grado di trarre degli insegnamenti giusti dai libri di storia. normalmente il bisogno di imporre agli altri qualcosa (come ad esempio bruciare un mezzo di informazione ma non solo) deriva da una mancata consapolevolezza di quello che ci ha insegnato la storia.. è un modo di agire instintivo è come incazzarsi con un telecomando perchè non funziona senza avere letto nelle istruzioni per l’uso che, per farlo funzionare, occorrono le pile…

  2. i libri servono per essere letti e consultati. i libri insegnano a farci una nostra opinione. bruciare un libro significa privare i tuoi figli della possibilità di farsi un opinione. pare che il problema del futuro non preoccupi molto i berlusconiani poichè sono troppo impegnati a soddisfare il loro bisogno di potere. bisogno che sorge dalle frustrazioni giovanili legate al fatto che non sono stati in grado di trarre degli insegnamenti giusti dai libri di storia. normalmente il bisogno di imporre agli altri qualcosa (come ad esempio bruciare un mezzo di informazione ma non solo) deriva da una mancata consapolevolezza di quello che ci ha insegnato la storia.. è un modo di agire instintivo è come incazzarsi con un telecomando perchè non funziona senza avere letto nelle istruzioni per l’uso che, per farlo funzionare, occorrono le pile…

  3. Caro Fabrizio,
    è sicuramente una materia complessa e delicata e sicuramente difficile da affrontare freddamente, senza condizionamenti ‘nostalgico-rivoluzionari’ né di altro genere. Non ho quindi la pretesa di esserne capace io, provo però ad esporre le mie opinioni.
    Una delle ragioni per cui mi sono espresso a favore della scelta del Brasile di non estradare Battisti è che uno stato che non ha avuto il ‘coraggio’ di affrontare le vicende delle lotte politiche degli anni ’70 – ivi compreso la lotta armata – non è credibile quando rivendica l’estradizione di un ex ‘lottarmatista’. Preciso che non utilizzo il termine terrorista perché credo che il terrorismo sia la comoda definizione con cui si demonizza un avversario politico che mette in discussione un sistema di potere.
    Non dimentichiamo che lo stato italiano non ha esitato, a Liberazione appena avvenuta, a varare l’amnistia per i fascisti voluta da Togliatti. Così come ha tollerato la presenza dei fascisti di Almirante in Parlamento, sia pur con l’ignobile invenzione dell’Arco ciostituzionale da cui era escluso il MSI (anche se i suoi voti hanno fatto comodo, sottobanco, più di una volta)
    Certo, la lotta armata italiana non è riuscita ad andare oltre il velleitarismo di organizzazioni più o meno piccole che perseguivano obiettivi spesso poco chiari a loro stessi. Il fatto è, però, che credo che la matrice politica di quei movimenti non possa essere negata in nome dell’irrealizzabilità dei loro obiettivi.
    Il paradosso di questo paese – uno dei tanti, in realtà – è che si nega che si sia trattato di un fenomeno politico, salvo poi, all’epoca del sequestro Moro, vedere tutti i politici occuparsi della questione, anche se con interessi e posizioni diverse.
    Quanto all’argomento che più riscuote consensi tra quanti oggi chiedono l’estradizione di Battisti, quello della violenza e degli omicidi, non dimentichiamo che non viviamo certo in un paese che ha a cuore la vita e la salute del popolo. Alcuni esempi, tanto per capirsi: gli omicidi bianchi, cioè le morti sul lavoro, continuano senza sosta e non c’è stato governo che abbia veramente fatto qualcosa per stroncare questo agghiacciante fenomeno. L’attuale governo non ha esitato a lasciar morire in mare i poveri migranti che fuggivano dai loro inferni per cercare una prospettiva di vita per sé e le loro famiglie. In altri casi non hanno esitato a consegnarli, con l’inganno, ai torturatori libici. Le carceri, argomento che ben conosci, sono l’ennesima prova di come le vite umane valgano poco o nulla. Sia chiaro, non dico che visto che ci sono tante ingiustizie lasciar libero un assassino non è poi sto dramma. Dico che l’accanimento su Battisti è strettamnente legato al fatto che il figlio di una delle vittime ha pensato bene di buttarsi in politica, con la cricca berlusconiana, e solo per questo ci si strappano le vesti e si straparla di giustizia etc.
    Un altro argomento è più ‘tecnico’. La Costituzione italiana prevede che la pena non deve essere afflittiva ma al contrario tendere al recupero del reo. Possiamo veramente dire che sia coerente con questo concetto mandare in galera oggi un uomo di poco meno di sessant’anni a distanza di una trentina d’anni dai fatti? Sul fatto che Battisti si sia reinserito non ci sono dubbi, visto che in Francia era riuscito persino a farsi una certa fama come scrittore di gialli (pur non sapendo scrivere in francese) e guadagnarsi la stima di intellettuali di valore.
    Certo, i familiari delle vittime – o alcuni di essi – la pensano diversamente. Ma questo vale sul piano umano non su quello giuridico e politico. Se la giustizia dovesse essere condizionata dal dolore delle vittime e dei familiari, cosa dovrebbero fare vittime e familiari del rogo della Thyssen, il cui processo è ancora in corso, in cui la richiesta di condanna per l’amministratore delegato è di ‘soli’ 16 anni?
    O vittime e familiari dei torturati di Bolzaneto e della Diaz?
    Spero di essere riuscito a spiegare il mio punto di vista, anche se sommariamente.
    Un abbraccio,
    Alfredo

  4. Caro Fabrizio,
    è sicuramente una materia complessa e delicata e sicuramente difficile da affrontare freddamente, senza condizionamenti ‘nostalgico-rivoluzionari’ né di altro genere. Non ho quindi la pretesa di esserne capace io, provo però ad esporre le mie opinioni.
    Una delle ragioni per cui mi sono espresso a favore della scelta del Brasile di non estradare Battisti è che uno stato che non ha avuto il ‘coraggio’ di affrontare le vicende delle lotte politiche degli anni ’70 – ivi compreso la lotta armata – non è credibile quando rivendica l’estradizione di un ex ‘lottarmatista’. Preciso che non utilizzo il termine terrorista perché credo che il terrorismo sia la comoda definizione con cui si demonizza un avversario politico che mette in discussione un sistema di potere.
    Non dimentichiamo che lo stato italiano non ha esitato, a Liberazione appena avvenuta, a varare l’amnistia per i fascisti voluta da Togliatti. Così come ha tollerato la presenza dei fascisti di Almirante in Parlamento, sia pur con l’ignobile invenzione dell’Arco ciostituzionale da cui era escluso il MSI (anche se i suoi voti hanno fatto comodo, sottobanco, più di una volta)
    Certo, la lotta armata italiana non è riuscita ad andare oltre il velleitarismo di organizzazioni più o meno piccole che perseguivano obiettivi spesso poco chiari a loro stessi. Il fatto è, però, che credo che la matrice politica di quei movimenti non possa essere negata in nome dell’irrealizzabilità dei loro obiettivi.
    Il paradosso di questo paese – uno dei tanti, in realtà – è che si nega che si sia trattato di un fenomeno politico, salvo poi, all’epoca del sequestro Moro, vedere tutti i politici occuparsi della questione, anche se con interessi e posizioni diverse.
    Quanto all’argomento che più riscuote consensi tra quanti oggi chiedono l’estradizione di Battisti, quello della violenza e degli omicidi, non dimentichiamo che non viviamo certo in un paese che ha a cuore la vita e la salute del popolo. Alcuni esempi, tanto per capirsi: gli omicidi bianchi, cioè le morti sul lavoro, continuano senza sosta e non c’è stato governo che abbia veramente fatto qualcosa per stroncare questo agghiacciante fenomeno. L’attuale governo non ha esitato a lasciar morire in mare i poveri migranti che fuggivano dai loro inferni per cercare una prospettiva di vita per sé e le loro famiglie. In altri casi non hanno esitato a consegnarli, con l’inganno, ai torturatori libici. Le carceri, argomento che ben conosci, sono l’ennesima prova di come le vite umane valgano poco o nulla. Sia chiaro, non dico che visto che ci sono tante ingiustizie lasciar libero un assassino non è poi sto dramma. Dico che l’accanimento su Battisti è strettamnente legato al fatto che il figlio di una delle vittime ha pensato bene di buttarsi in politica, con la cricca berlusconiana, e solo per questo ci si strappano le vesti e si straparla di giustizia etc.
    Un altro argomento è più ‘tecnico’. La Costituzione italiana prevede che la pena non deve essere afflittiva ma al contrario tendere al recupero del reo. Possiamo veramente dire che sia coerente con questo concetto mandare in galera oggi un uomo di poco meno di sessant’anni a distanza di una trentina d’anni dai fatti? Sul fatto che Battisti si sia reinserito non ci sono dubbi, visto che in Francia era riuscito persino a farsi una certa fama come scrittore di gialli (pur non sapendo scrivere in francese) e guadagnarsi la stima di intellettuali di valore.
    Certo, i familiari delle vittime – o alcuni di essi – la pensano diversamente. Ma questo vale sul piano umano non su quello giuridico e politico. Se la giustizia dovesse essere condizionata dal dolore delle vittime e dei familiari, cosa dovrebbero fare vittime e familiari del rogo della Thyssen, il cui processo è ancora in corso, in cui la richiesta di condanna per l’amministratore delegato è di ‘soli’ 16 anni?
    O vittime e familiari dei torturati di Bolzaneto e della Diaz?
    Spero di essere riuscito a spiegare il mio punto di vista, anche se sommariamente.
    Un abbraccio,
    Alfredo

    1. Grazie Alfredo, del tuo intervento.
      hai ragione, l’accanimento per l’estradizione di Battisti, può essere visto sotto il profilo strumentale e politico, cioè cavalchiamo il caso che ne si può trarre beneficio a livello di consenso elettorale, e su questo non ci sono dubbi che si tratti di accanimento, ma anche sotto il piano giudiziario, e cioè, la magistratura ha indagato, ascoltato e sentenziato, e penso che le sue conclusioni debbano essere ascoltate come legittime e non come accanimento giudiziario.
      Se si crede nello stato, di diritto, e nella validità delle assunzioni dei suoi organi, ovviamente.
      Poi, penso si debba anche considerare che all’interno della galassia “lottarmatista” questi PAC, erano proprio un Pac nel senso di Pacco. Rispetto alle più famose, e credo lucidamente fondamentaliste e ideologizzate Brigate Rosse, questi sembrano un’organizzazione che somatizza inevitabilmente odio (morti bianche, carcere, disoccupazione, proletariato sfruttato), ma reagisce con pratiche violente che non hanno nemmeno alle spalle un disegno di proposta di una società migliore, anche se poi non basta certo questa proposta per giustificare gli omicidi politici (il fine non giustifica i mezzi) e si avvitano in una lotta assurda, senza un vero fine, ma lucidamente vendicatoria e nella quale non riesco a trovare elementi che mi inducano a pensarli comunque vittime degli anni di piombo. Vittime nel senso di veicoli di una rabbia cieca che ha sospinto tanti giovani a bruciare le tappe di una rivoluzione che non avrebbe invece trovato terreno prima fra tutti nella maggioranza stessa delle masse proletarie di allora.
      Di questa formazione Battisti rappresenta un combattente. Che uccide. Senza che ci vengano a raccontare che in fondo era un rivoluzionario, un detenuto politico, era ed è un omicida che non stimola in me nessuna solidarietà.
      Ben diverso, tornando al discorso pena e riabilitazione, il caso di tanti compagni che hanno saltato il fosso, hanno pagato la loro pena e oggi hanno diritto e dovere di potersi ricostruire una vita in questo paese, di cui sono la storia. Senza che nessuno si permetta di etichettarli in base al loro passato che hanno ampiamente retribuito con anni e anni di carcere, anche speciali, sanando il loro debito con la società.
      La giustizia che funzione ha mi domando? Se uccidono un mio familiare in nome di qualsiasi ideologia o fede, mi aspetto, una punizione non esemplare, ma che consideri l’importanza della vita umana. Unica e irripetibile, e questo vale per l’omicida Battisti come per chi ha le responsabilità del disastro Thyssen Krupp.
      Un caro saluto
      Fabrizio

  5. Salve a tutti,

    quel che penso sul “boicottaggio letterario” proposto in Veneto l’ho analiticamente espresso in un artisolo su: http://gaspareserra.blogspot.com/2011/01/ultimi-censori-caccia-dautore.html

    Qui tengo sol a riassumere un concetto “fondamentale”: se è chiara la motivazione ufficiale del “bando veneto” (la necessità di una presa di distanza dai cd. “autori pro-Battisti”), è altrettanto chiaro che “boicottare” alcuni scrittori perché firmatari di un appello pubblico è un evidente “pretesto” per avallare una “porcata censoria” bella e buona!

    Occorre tenere “ben distinti” il giudizio sul caso Battisti da quello sul tentativo politico di imbavagliare e, in qualche modo, “punire” qualsiasi forma di esplicito “dissenso”.
    Personalmente, sul caso Battisti, penso che:
    I- ogni assassino merita una giusta condanna, ed i familiari di ogni vittima hanno diritto a chiedere (ed ottenere) giustizia
    II- la Giustizia è un rito che, in uno Stato di diritto, non può che compiersi nelle aule di tribunale
    III- su Cesare Battisti la Giustizia italiana ha già fatto il suo corso, decretando una verità giudiziaria “inappellabile” (una condanna a quattro ergastoli per la commissione di quattro omicidi)
    IV- e il Governo italiano ha tutto il diritto di richiedere l’estradizione di un suo ricercato (specie se rifugiatosi in uno “stato amico”).
    Tutti ciò, però, nulla toglie al fatto che non sarebbe un modo “degno” di rendere onore alle vittime di Battisti quello di “lavare il loro sangue” (e, magari, la nostra coscienza…) “sparando a zero” contro intellettuali colpevoli di un presunto “reato d’opinione”!

    Gli autori in questione, del resto, non hanno certo “inneggiato al terrorismo” bensì si erano limitati:
    I- a sollevare dubbi sulla regolarità del processo -a loro dire, “sommario”- svolto a carico del terrorista rosso
    II- e ad invocare un “atto di clemenza” in favore dello stesso, per chiudere definitivamente la pagina nera degli “anni di piombo” senza l’ostinata ricerca di “capri espiatori”.
    Comunque la si pensi, hanno espresso un’opinione.
    Ed è deprecabile il tentativo di “punire” alcuni intellettuali per la semplice ragione d’avere offerto una “lettura diversa” di una vicenda (storica, umana e giudiziaria) così complessa!

    La scelta dell’Amministrazione di Preganziol (seguita a ruota da altre Amministrazioni…) di ritirare dagli scaffali della biblioteca “Gomorra” (un best-seller venduto in “2 milioni” di esemplari solo in Italia e tradotto in “43 lingue” nel mondo) è un atto d’inaccettabile e vergognosa arroganza, di “terrorismo culturale”!
    E la riprova che il caso Battisti sia solo un pretesto è che già da un anno Saviano aveva cancellato la propria firma dall’appello “incriminato”!

    Il fatto stesso che si concepisca una simile provocazione è sintomatico della “bassezza etica e morale” raggiunta da una classe politica che offre segni sempre più evidenti di “squilibrio e intolleranza”!
    Alcuni amministratori pubblici hanno dato l’impressione di voler amministrare un bene pubblico -quale la Cultura- come se si trattasse di una “cosa loro”, di uno “strumento di propaganda”!
    Siamo al “delirio d’onnipotenza”, al superamento di ogni “limite di decenza” (oltre che di ogni dettato costituzionale!).
    Il clima che si cerca, così, di fomentare è da “caccia alle streghe” (o, per lo meno, ai “Premi Strega”, come Tiziano Scarpa!), che rischia di alimentare l’odio politico contro chi manifesta un minimo “spirito critico” nei confronti del pensiero pubblico prevalente.

    L’aspetto più grave del boicotaggio “sui generis” adottato in Veneto, inoltre, è che non si tratta di una censura “ad actum” (di un testo in particolare, per contenuti magari giudicati contrari al “buon costume”…) bensì “ad personam” (di una lista d’intellettuali, così finendo col censurare delle opere letterarie semplicemente in base alle presunte credenziali morali e politiche dei loro autori!).
    Ma se la politica pretende di definire il giusto e l’errore, il vero e il falso, il bene e il male, perché non chiedere la rimozione anche di opere come l’autobiografia di Erik Priebke o, ancor peggio, il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, principale simbolo della propaganda nazista?
    Perché, inoltre, non mettere al bando anche quegli autori che sostengono che l’11 settembre sia stato un complotto orchestrato ad arte dall’Amministrazione Bush?
    E perché non censurare i testi di quegli autori atei, come Piergiorgio Odifreddi, che osano porre dubbi sull’esistenza storica di Gesù Cristo?!
    Semplice: perché, se si coglie a pieno l'”inno alla libertà” di Voltaire, si comprende come la cultura o è “libertà” o “non è” cultura, bensì qualcos’altro (ad esempio, “propaganda”!).
    Se prevalesse, al contrario, questa “logica censoria”, il rischio è di veder ampliare “a dismisura” l’elenco degli autori “messi all’indice”!
    Se oggi si “criminalizzano” decine di intellettuali firmatari di un appello, chi garantisce che domani la schiera degli “sgraditi”, degli “anti-italiani”, dei “nemici del Popolo”, non si allarghi a ricomprendere tutti coloro che esprimano un’opinione politicamente “scorretta” o, comunque, “minoritaria”???

    Dietro l’etichetta “boicottaggio civile” si nasconde un atto di “violenza culturale”, un’azione “ritorsiva” nei confronti del mondo della cultura e “restrittiva” della libertà dei lettori, un’epurazione contraria non solo al “buon senso” ma anche -aggiungerei- al “buon gusto”!
    “Democrazia” non vuol mai dire “dittatura della maggioranza”!
    Esprimere un’opinione è sempre un “diritto”, mai un “privilegio” concesso a chi si conforma al giudizio più comune!
    Un Paese, infatti, può dirsi pienamente libero solo quando si dimostra capace di accettare tutte le idee, anche le più “scomode” o isolate: questo è il prezzo che “si deve” pagare per distinguersi da paesi come la Cina, la Russia o la Libia!

    La “libertà di pensiero” -forse la sola tra le varie espressioni di libertà- o è “totale” oppure “non è” vera libertà!
    In un paese libero ogni cittadino, così, ha il diritto di esprimere “qualsiasi opinione”:
    a- purché non faccia “mai” ricorso alla violenza
    b- purché non violi la legge (non commetta un reato)
    c- e persino nel caso in cui esprimere un’opinione configuri un reato allorquando la legge (pur sempre espressione di una maggioranza parlamentare…) sia contraria alla Costituzione, unica “Legge Suprema” alla quale sentirsi sottomessi!

    Detto questo, perché la politica, piuttosto che occuparsi di redigere “liste nere” d’autori sgraditi, non si interroga sul fatto che il numero di lettori in Italia scende di anno in anno (come testimoniato dagli ultimi dati del Censis e dell’Istat)???
    E perché gli amministratori, piuttosto che “svuotare” ancor di più le nostre già scarne biblioteche, non si impegnano a riempirle, considerando che in Italia, ogni 100 abitanti, ci sono solo 70 libri nelle biblioteche pubbliche (contro i “246” libri negli Stati Uniti, 237 in Francia, 231 in Giappone, 188 nel Regno Unito, 127 in Germania, 93 in Spagna e 88 in Grecia, come ci rivela una tabella della European House-Ambrosetti formulata sulla base dei dati dell’International Library Statistics)?!

    Un saluto…

  6. Salve a tutti,

    quel che penso sul “boicottaggio letterario” proposto in Veneto l’ho analiticamente espresso in un artisolo su: http://gaspareserra.blogspot.com/2011/01/ultimi-censori-caccia-dautore.html

    Qui tengo sol a riassumere un concetto “fondamentale”: se è chiara la motivazione ufficiale del “bando veneto” (la necessità di una presa di distanza dai cd. “autori pro-Battisti”), è altrettanto chiaro che “boicottare” alcuni scrittori perché firmatari di un appello pubblico è un evidente “pretesto” per avallare una “porcata censoria” bella e buona!

    Occorre tenere “ben distinti” il giudizio sul caso Battisti da quello sul tentativo politico di imbavagliare e, in qualche modo, “punire” qualsiasi forma di esplicito “dissenso”.
    Personalmente, sul caso Battisti, penso che:
    I- ogni assassino merita una giusta condanna, ed i familiari di ogni vittima hanno diritto a chiedere (ed ottenere) giustizia
    II- la Giustizia è un rito che, in uno Stato di diritto, non può che compiersi nelle aule di tribunale
    III- su Cesare Battisti la Giustizia italiana ha già fatto il suo corso, decretando una verità giudiziaria “inappellabile” (una condanna a quattro ergastoli per la commissione di quattro omicidi)
    IV- e il Governo italiano ha tutto il diritto di richiedere l’estradizione di un suo ricercato (specie se rifugiatosi in uno “stato amico”).
    Tutti ciò, però, nulla toglie al fatto che non sarebbe un modo “degno” di rendere onore alle vittime di Battisti quello di “lavare il loro sangue” (e, magari, la nostra coscienza…) “sparando a zero” contro intellettuali colpevoli di un presunto “reato d’opinione”!

    Gli autori in questione, del resto, non hanno certo “inneggiato al terrorismo” bensì si erano limitati:
    I- a sollevare dubbi sulla regolarità del processo -a loro dire, “sommario”- svolto a carico del terrorista rosso
    II- e ad invocare un “atto di clemenza” in favore dello stesso, per chiudere definitivamente la pagina nera degli “anni di piombo” senza l’ostinata ricerca di “capri espiatori”.
    Comunque la si pensi, hanno espresso un’opinione.
    Ed è deprecabile il tentativo di “punire” alcuni intellettuali per la semplice ragione d’avere offerto una “lettura diversa” di una vicenda (storica, umana e giudiziaria) così complessa!

    La scelta dell’Amministrazione di Preganziol (seguita a ruota da altre Amministrazioni…) di ritirare dagli scaffali della biblioteca “Gomorra” (un best-seller venduto in “2 milioni” di esemplari solo in Italia e tradotto in “43 lingue” nel mondo) è un atto d’inaccettabile e vergognosa arroganza, di “terrorismo culturale”!
    E la riprova che il caso Battisti sia solo un pretesto è che già da un anno Saviano aveva cancellato la propria firma dall’appello “incriminato”!

    Il fatto stesso che si concepisca una simile provocazione è sintomatico della “bassezza etica e morale” raggiunta da una classe politica che offre segni sempre più evidenti di “squilibrio e intolleranza”!
    Alcuni amministratori pubblici hanno dato l’impressione di voler amministrare un bene pubblico -quale la Cultura- come se si trattasse di una “cosa loro”, di uno “strumento di propaganda”!
    Siamo al “delirio d’onnipotenza”, al superamento di ogni “limite di decenza” (oltre che di ogni dettato costituzionale!).
    Il clima che si cerca, così, di fomentare è da “caccia alle streghe” (o, per lo meno, ai “Premi Strega”, come Tiziano Scarpa!), che rischia di alimentare l’odio politico contro chi manifesta un minimo “spirito critico” nei confronti del pensiero pubblico prevalente.

    L’aspetto più grave del boicotaggio “sui generis” adottato in Veneto, inoltre, è che non si tratta di una censura “ad actum” (di un testo in particolare, per contenuti magari giudicati contrari al “buon costume”…) bensì “ad personam” (di una lista d’intellettuali, così finendo col censurare delle opere letterarie semplicemente in base alle presunte credenziali morali e politiche dei loro autori!).
    Ma se la politica pretende di definire il giusto e l’errore, il vero e il falso, il bene e il male, perché non chiedere la rimozione anche di opere come l’autobiografia di Erik Priebke o, ancor peggio, il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, principale simbolo della propaganda nazista?
    Perché, inoltre, non mettere al bando anche quegli autori che sostengono che l’11 settembre sia stato un complotto orchestrato ad arte dall’Amministrazione Bush?
    E perché non censurare i testi di quegli autori atei, come Piergiorgio Odifreddi, che osano porre dubbi sull’esistenza storica di Gesù Cristo?!
    Semplice: perché, se si coglie a pieno l'”inno alla libertà” di Voltaire, si comprende come la cultura o è “libertà” o “non è” cultura, bensì qualcos’altro (ad esempio, “propaganda”!).
    Se prevalesse, al contrario, questa “logica censoria”, il rischio è di veder ampliare “a dismisura” l’elenco degli autori “messi all’indice”!
    Se oggi si “criminalizzano” decine di intellettuali firmatari di un appello, chi garantisce che domani la schiera degli “sgraditi”, degli “anti-italiani”, dei “nemici del Popolo”, non si allarghi a ricomprendere tutti coloro che esprimano un’opinione politicamente “scorretta” o, comunque, “minoritaria”???

    Dietro l’etichetta “boicottaggio civile” si nasconde un atto di “violenza culturale”, un’azione “ritorsiva” nei confronti del mondo della cultura e “restrittiva” della libertà dei lettori, un’epurazione contraria non solo al “buon senso” ma anche -aggiungerei- al “buon gusto”!
    “Democrazia” non vuol mai dire “dittatura della maggioranza”!
    Esprimere un’opinione è sempre un “diritto”, mai un “privilegio” concesso a chi si conforma al giudizio più comune!
    Un Paese, infatti, può dirsi pienamente libero solo quando si dimostra capace di accettare tutte le idee, anche le più “scomode” o isolate: questo è il prezzo che “si deve” pagare per distinguersi da paesi come la Cina, la Russia o la Libia!

    La “libertà di pensiero” -forse la sola tra le varie espressioni di libertà- o è “totale” oppure “non è” vera libertà!
    In un paese libero ogni cittadino, così, ha il diritto di esprimere “qualsiasi opinione”:
    a- purché non faccia “mai” ricorso alla violenza
    b- purché non violi la legge (non commetta un reato)
    c- e persino nel caso in cui esprimere un’opinione configuri un reato allorquando la legge (pur sempre espressione di una maggioranza parlamentare…) sia contraria alla Costituzione, unica “Legge Suprema” alla quale sentirsi sottomessi!

    Detto questo, perché la politica, piuttosto che occuparsi di redigere “liste nere” d’autori sgraditi, non si interroga sul fatto che il numero di lettori in Italia scende di anno in anno (come testimoniato dagli ultimi dati del Censis e dell’Istat)???
    E perché gli amministratori, piuttosto che “svuotare” ancor di più le nostre già scarne biblioteche, non si impegnano a riempirle, considerando che in Italia, ogni 100 abitanti, ci sono solo 70 libri nelle biblioteche pubbliche (contro i “246” libri negli Stati Uniti, 237 in Francia, 231 in Giappone, 188 nel Regno Unito, 127 in Germania, 93 in Spagna e 88 in Grecia, come ci rivela una tabella della European House-Ambrosetti formulata sulla base dei dati dell’International Library Statistics)?!

    Un saluto…

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