Amadou: “Chiedo il permesso per una vita normale”

Genova, Via Gramsci

Amadou nasce nel 1985 e arriva in Italia nel 2007. Come tanti suoi coetanei senegalesi aspettava di trovare in Italia ben’altra vita che quella vissuta in nero che è costretto a vivere grazie alle normative sull’immigrazione vigenti.

Il suo racconto ci conduce in una prospettiva inedita, quella di chi percorre i chilometri per vendere le proprie mercanzie, perché è l’unica possibilità che ha per sopravvivere nel Belpaese.

Amadou cosa ti immaginavi prima di venire in Italia e che  progetti avevi?

In Senegal pensiamo tutti che la vita in Italia sia migliore e che si possa trovare lavoro. Quando i nostri fratelli tornano a casa dall’Italia da un parte spesso nascondono la vera realtà, dall’altra c’è da dire che tornano comunque con qualcosa di più di quando erano partiti. E chi vive giù vede la differenza. E vuole imitarli. All’inizio io, siccome avevo dei buoni voti, volevo proseguire i miei studi di filosofia, e così sono andato in Germania dove stava mio zio, a Berlino. Ma la retta universitaria era troppo alta e ho dovuto lasciar perdere. Qui in Italia avevo degli amici, sono stati loro a consigliarmi di venire.

Che paese ti sei trovato di fronte al tuo arrivo?

Quando sono arrivato in Italia non sapevo che servisse il permesso di soggiorno. Avevo solo il visto valido per la Germania e credevo bastasse. Appena ho cercato  lavoro i miei amici mi hanno detto che senza permesso non potevo lavorare. E’ stato allora che ho visto che tanti miei paesani vivono vendendo ai mercati, in spiaggia, in giro. E così ho cominciato anche io.

Quali sono i problemi del tuo lavoro?

Questo lavoro è duro e pericoloso perché se ti prende la finanza, i carabinieri, o la polizia, e succede sempre, ti sequestrano la merce e ti fanno il verbale. Tanti ragazzi non hanno ancora pagato la roba e con un sequestro perdono in un momento due, trecento euro. Dipende dalla quantità di roba che hai e se l’hai già pagata o no. Con un verbale di sequestro è anche più difficile avere il permesso di soggiorno, ti danno il foglio di via e dal quel momento te ne devi andare.

Tanti miei amici dopo la stagione estiva sono tornati in Senegal. E non penso che torneranno. Ma tanti di noi non hanno la possibilità di andare via. E comunque se hai una famiglia al paese devi rimanere qui per aiutarli. Non puoi tornare giù. E’ molto difficile vivere così, non puoi avere lavoro e l’unica cosa che puoi fare è vendere la roba contraffatta. L’educazione che abbiamo noi senegalesi porta una madre a non volere un figlio che vende droga o una figlia che si prostituisce. Ma con questi sequestri ho visto persone che vendevano e che adesso spacciano. Sono persone che sono arrivate a un punto che non avendo più roba da vendere non hanno più soldi per sopravvivere, non hanno più da mangiare né un posto dove dormire.

Come speri possa cambiare la tua situazione?

Per me la soluzione ideale sarebbe dare i permessi per permetterci di lavorare. A me piacerebbe fare il camionista o il saldatore anche perché ho capito che qui non accettano il mio diploma di studio e comunque anche se dovessi studiare qui, il titolo italiano non sarebbe riconosciuto In Senegal. Lo voglio dire a tutti se avessi il permesso di soggiorno potrei lavorare, pagare le tasse e vivere come una persona normale.

Amadou il 31 dicembre compierai i suoi 24 anni in Italia a Genova lontano migliaia di chilometri da Dakar. Lui chiede il permesso di vivere con dignità. E’ così difficile capirlo?

Il commercio, tratto umano caratteristico e primordiale, è però osteggiato perché la merce è contraffatta. Da chi comprino tali oggetti sembra però meno importante, che siano cinesi o napoletani, i sistemi di potere sono spesso troppo radicati per essere adeguatamente contrastati. Risulta molto più facile e attuale proibire a questi ragazzi una vita normale, dove possano guadagnarsi semplicemente il pane per andare avanti senza dover percorrere un’unica alternativa forzatamente.

E mentre a livello nazionale si regola la vita di queste persone privandole di ogni possibilità di vivere dignitosamente, in nome del binomio  clandestino, delinquente,  a livello genovese la vigorosa giunta Vincenzi ed il valido paggio Scidone riservano un particolare privilegio al fenomeno dei venditorii abusivi dedicandoli in pompa magna una squadretta di vigili ad hoc pronti a presidiare il territorio comunale da eventuali borsoni con contenuti non a norma.

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