Nobel Lampedusa.


Si è persa la pazienza a Lampedusa.

I tunisini, chiusi in una struttura di prima accoglienza (da dove dovrebbero transitare per raggiungere situazioni più adeguate), in 1200 dentro Contrada Imbricola, un centro che può adeguatamente ospitare al più 850 persone.

E i lampedusani, che non tollerano più una situazione di portata mediterranea che si concentra nella loro piccola isola, ex perla turistica, ormai inflazionato centro di approdo delle rotte della disperazione.

E alla fine, fisiologicamente, è scoppiata una tensione che si è fatto evidentemente troppo poco per evitare. Da un lato disperati che cercano una possibilità, e la cercano con la strenua forza della necessità della vita, dopo aver navigato e sopravvissuto a rotte di morte di massa e, dall’altra, gli isolani che pretendono di continuare con la loro esistenza, senza dover subire la condanna di essere diventati base per un rifugio di massa e soprattutto vittime delle conseguenze della sua mala gestione. Le tante promesse che nessuno ha saputo raccogliere e portare avanti, Mr. Maroni e Mr. Berlusconi in primis.

E sull’isola, dato incendio al centro di accoglienza, i tunisini sono scappati cercando di rendere nazionale la loro protesta e riuscendo a raccontare, con le immagini che li riprendono, la gravità delle loro condizioni.

A Lampedusa è però anche partita la caccia al tunisino e come riporta il Gazzettino veneto:

Molti abitanti dell’isola hanno dato vita a una fitta sassaiola nei confronti degli immigrati, che hanno risposto lanciando a loro volta pietre e suppellettili.

Che cos’è questo se non il punto più basso nella storia recente dei rapporti fra Italia e Nord Africa? Una sassaiola fra disperati ed esasperati. Nel silenzio siderale dell’opinione pubblica anche l’inevitabile dichiarazione istituzionale assume un gelido e ripetitivo vigore.

Leggi tutto “Nobel Lampedusa.”

Share